13/12/2021 – Raddoppio dei dirigenti a contratto negli enti locali. Prevale sempre l’ambizione ad una dirigenza politicizzata e ad una PA che faccia da ufficio di collocamento

Il raddoppio dei dirigenti a contratto è stato previsto, per i progetti relativi al Pnrr nello Stato. Ove i dirigenti incaricati senza concorso di prima fascia possono passare dal 10% al 20% e i dirigenti di seconda dall’8% al 16%. Attenzione, le percentuali non si sommano tra loro, perchè le due fasce sono distinte.

Dunque, col d.l. 80/2021 i dirigenti di prima fascia assumibili a contratto possono essere al massimo il 20% del totale, quelli di seconda al massimo il 16% del totale.

Lo stesso d.l. 80/2021 in alcune stesure, anche contenute in emendamenti, aveva immaginato di estendere il raddoppio della dirigenza a contratto anche agli enti locali.

C’è, tuttavia, da tenere presente che il già vigente testo dell’articolo 110 del d.lgs 267/2000 permette di assumere a contratto ben il 30% (trenta per cento) del totale (per altro, il comma 2 di tale articolo permette di assumere anche dirigenti extra dotazione, così da andare complessivamente persino oltre il 30%).

Raddoppiare la dirigenza a contratto negli enti locali, vuol dire permettere a tali amministrazioni, fino al 2026 (ben sapendo che si andrà oltre e ben sapendo che si pongono le basi per una successiva stabilizzazione) di incaricare a contratto ben il 60% dei dirigenti in dotazione.

Una percentuale mostruosa, irrazionale, che fa a pugni con ogni principio facilmente evincibile dal testo della Costituzione, in quanto garantirebbe a centinaia, migliaia di soggetti di accedere alla dirigenza pubblica non mediante concorsi o selezioni, ma attraverso gli imperscrutabili meccanismi della “personale adesione” politica alla maggioranza di turno.

Insomma, quella politicizzazione piena e smaccata della dirigenza che era stata tentata, per fortuna senza successo, dallo sciagurato tentativo di riforma Madia, ma che puntualmente ritorna periodicamente.

Già. Perchè dietro ad ogni “riforma epocale” delle tante, troppe, che affliggono da decine di anni la PA, non c’è mai stata alcuna reale volontà di semplificare e riformare la PA ai fini dell’efficienza, ma solo di politicizzarla ed usarla come assumificio e promuovificio a scopi elettorali.

E come lo scorpione con la rana, ogni Governo, ogni Parlamento non può resistere alla tentazione di trasformare gli enti in un mega ufficio collocamento di dirigenti e funzionari, in base a tessere e “personali adesioni”.

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