un intervento del collega Angelo Capalbo - Alcune considerazioni sul film della RAi: "Il Sindaco pescatore". Plauso all'Associazione "Vighenzi".

Rivedevo la fiction “Il Sindaco pescatore” che Rai 1 ha mandato in onda l’8 febbraio scorso.

L’attore romano Sergio Castellitto, è stato chiamato ad interpretare Angelo Vassallo, il primo cittadino del Comune di Pollica, nel Cilento, ucciso sei anni fa. Dodici anni prima, nauseato dal degrado e dall’incuria in cui il suo paese ed il suo mare stavano sprofondando, il pescatore decise d’impegnarsi in prima persona candidandosi alle elezioni con degli obiettivi precisi: far tornare Acciaroli e Pollica agli splendori di una volta e far prevalere la politica della legalità e il rispetto per l’ambiente. Con carisma e grande capacità di ascolto, Vassallo riuscì non solo a farsi eleggere per tre mandati ma a compiere una vera e propria rivoluzione tanto che il villaggio di pescatori divenne un paradiso frequentato ogni estate 20 mila turisti. Un benessere improvviso che calamitò speculatori, malviventi e camorristi: Vassallo si schierò contro questi poteri in prima persona, spesso da solo, e per questo venne ucciso.

In questo film viene raccontato lo spirito libero di un amministratore onesto e coraggioso che si è trovato ad operare in una difficile realtà, di malcostume, inefficienze, speculazioni. È del tutto evidente che una fiction è uno dei generi più forti della televisione generalista. Il termine “fiction” non vuol dire finzione ma un qualsiasi prodotto di attività creativa e immaginativa che assuma struttura di racconto. Il film si è ispirato liberamente al libro di Dario Vassallo e Nello Governato (edito da Mondadori) ed è stato girato nei luoghi originali e coinvolgendo gli abitanti di Pollica cui gli attori si sono mescolati.

Questa fiction nel descrivere alcuni personaggi, non solo del sindaco – protagonista, ma dei suoi più stretti collaboratori, ha utilizzato modelli standard e consueti vicini all’immaginario collettivo, anche se distanti dalla reale complessità sociale cui dichiara di rifarsi e con un parziale travisamento dei fatti.

Spinta, da questo travisamento, con lettera di protesta del 17 febbraio 2016, la Dr. Maria Concetta Giardina – presidente dell’Associazione nazionale professionale dei segretari comunali “G.B. Vighenzi”, ha scritto alla Rai, interviene per sottolineare il fastidio e le offese, che questo racconto televisivo, abbia arrecato alla categoria dei segretari comunali – massimi collaboratori dei sindaci -. La Giardina, infatti mette in evidenza come il modello standard della fiction sia sfociato nel “… populismo più bieco, secondo le raffinate tecniche di comunicazione della peggiore politica di oggi …”. Assume annotati di massa, ma del tutto errata, la descrizione della pubblica amministrazione, “… infestata da fannulloni ed incompetenti e solo una dirigenza scelta dalla politica è in grado di risollevarne le sorti …” come con naturalezza e precisione annota la Giardina. Nella nota di protesta, l’associazione Vighenzi prende le distanze dalla narrazione dei fatti. Il film erroneamente narra che Vassallo abbia trovato un segretario comunale in servizio di nome Maria, ma, in realtà si trattava di un funzionario di sesso maschile. Dispiace che nel raccontare i personaggi la Rai cade anche in un volgare dileggio alla figura femminile nel mondo del lavoro, un atteggiamento tipico sessista che deve essere stigmatizzato. Altra imprecisione che si rinviene nella fiction appare che la sostituzione di “Maria” sia avvenuta con un avvocato, un professionista esterno. In realtà è una falsa rappresentazione di una pubblica amministrazione inefficiente ed inadeguata. Non risulta al vero, che per essere corretta e rifondata, occorre fare tesoro delle professionalità che provengono dal privato, stereotipi che nell’immaginario collettivo trovano ancora spazio. Il sostituto del segretario comunale, che nella realtà era un uomo, fu anch’esso un segretario comunale.

Il passaggio successivo, anch’esso ben costruito dalla Giardina, si inserisce nel panorama politico attuale, che è un po’ diverso, rispetto ai tempi di Vassallo. Constata il presidente della Vighenzi che “… la fiction ha dato alla gente, sempre più arrabbiata per uno stato che va a rotoli, dei comodi capri espiatori a cui poter addebitare tutte le responsabilità per una PA inefficiente …”. Continua nella descrizione delle intenzioni attuali della politica allineate alla “linea editoriale” della televisione pubblica, che tende a rafforzare il potere di nomina del segretario comunale – del dirigente apicale del futuro – da parte del sindaco. Non si tratta di una letterina compassionevole, ma di una dura e netta presa di distanze, che la categoria intera dei segretari comunali dovrebbe prendere, senza fare sfogo di luoghi comuni e misere battute da bar.

La Rai con questo film, al di là delle inesattezze ed imprecisioni – forse anche volute per esasperare i toni e la realtà – ha voluto mettere a nudo le inefficienza di una pubblica amministrazione come un male da estirpare, piuttosto che valorizzare le professionalità dei tanti dipendenti pubblici, che sono al servizio della Nazione e si dedicano alla causa pubblica, con disciplina ed onore. Purtroppo gli stereotipi dell’immaginario collettivo sono il malcostume, la corruzione, le inefficienze che imperversano la pubblica amministrazione. D’altronde spesso le indagini televisive di questi ultimi anni, si basano su questi standard. Non è che il telespettatore ha interesse a vedere questa rappresentazione del sistema pubblico, ma rifiuta ogni mistificazione e ripugna ogni strumentalizzazione che la televisione ne fa utilizzo. Le immagini del vigile urbano che timbra in mutande è il caso grave e ripugnante che offende ed umilia oltre tre milioni di dipendenti pubblici che con onestà e diligenza assicurano ai cittadini i servizi essenziali.

È compito dei dirigenti, dei funzionari pubblici dimostrare che sono loro a “tirare la carretta” in questo periodo di stato di eccezione della rigidità della spesa, imposta dalla politica economica europea, a cui l’Italia non si sottrae e, che espressioni del tipo “… mi ha mandato a chiamare …”, “… oggi ho un mal di testa …”, “… saranno da qualche parte, mo ve le cerco e ve le porto …”, fanno parte solo di un modo miope e bislacco di vedere la conduzione della macchina amministrativa. Mi pare appropriato chiudere questo intervento con l’affermazione di Italo Calvino “combattere tutti i dimidiamenti dell’uomo, auspicare l’uomo totale”, secondo cui ogni dipendente pubblico si batte per la sua completezza, per realizzare non solo una parte di se stesso, ma nell’adempimento del proprio dovere realizza anche l’altra parte assicurando ai cittadini il soddisfacimento del pubblico bene. http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi.html?filter=tematiche&tematica=Fiction Angelo Capalbo

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