La nuova proposta dell’Aran prevede la regolamentazione dello smart working nella PA, tramite un accordo individuale scritto. Vediamo la questione nello specifico.
Smart working PA accordo individuale: l’Aran, l’agenzia governativa per la contrattazione, ha messo a punto una nuova proposta riguardante il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione.
Vediamo di cosa si tratta nello specifico.
Smart working PA tramite accordo individuale: di cosa si tratta
Si discute molto negli ultimi giorni sullo smart working per la Pubblica Amministrazione: il ministro Renato Brunetta spinge per il ritorno in presenza dei dipendenti pubblici. Per il ministro, infatti, lo smart working dovrà interessare al massimo il 15% dei lavoratori, per poter puntare all’obiettivo di riportare in presenza l’85% dei lavoratori.
La decisione, sempre secondo il ministro, porterebbe ad un aumento della produttività, poiché, in smart working, il lavoro si è spesso rivelato inefficace.
La proposta dell’Aran prevede regole scritte, che disciplinino il lavoro da casa, seguendo delle modalità ben precise.
Si potrà usufruire dello smart working solo
“per processi e attività di lavoro, previamente individuati dalle amministrazioni, per i quali sussistano i necessari requisiti organizzativi e tecnologici per operare con tale modalità”.
Nell’accordo saranno presenti diverse modalità e regole:
- In quali giornate svolgere il lavoro da remoto;
- Gli orari;
- I riposi:
- Le forme di recesso.
Nella proposta è presente anche il divieto di lavorare in remoto dall’estero, a meno che la sede di lavoro non si trovi fuori dai confini.
Smart working PA con accordo individuale: come sarà strutturato il contratto
L’intento della proposta dell’Aran è evitare di trasformare il lavoro da casa in una sorta di vacanza.
La proposta è, infatti, utile
“a conseguire il miglioramento dei servizi pubblici e l’innovazione organizzativa garantendo, al contempo, l’equilibrio tra vita professionale e vita lavorativa”.
Nella proposta sono presenti anche delle specifiche attività formative per accompagnare il lavoro agile.
L’accordo sarà individuale: l’amministrazione e il lavoratore concorderanno insieme su quali luoghi svolgere l’attività. Chiaramente l’attività lavorativa, anche in smart working, dovrà rispettare le condizioni minime sulla tutela di salute e sicurezza, oltre alla piena operatività della dotazione informatica.
Sarà garantita, inoltre, anche la riservatezza sui dati e sulle informazioni che vengono trattate dal lavoratore.
Lo smart working sarà facilitato per i dipendenti in condizioni di particolari necessità, che non usufruiscono già di altre misure, come:
- Genitori di bambini di età inferiore ai tre anni;
- Disabili;
- Chi assiste un disabile.
Nel contratto saranno presenti anche le modalità di esercizio direttivo e di controllo del datore di lavoro, per quanto riguarda la prestazione di lavoro del dipendente.
Nella proposta dell’Aran, è presente anche la distinzione di tre fasce: fascia di operatività, fascia di contattabilità e una fascia di inoperabilità (nella quale il dipendente gode del diritto di disconnessione).
I dipendenti che usufruiscono dello smart working possono essere richiamati in ufficio, ma con almeno un giorno di preavviso.
Smart working PA tramite accordo individuale: la risposta dei sindacati
I sindacati, dal canto loro, hanno evidenziato che l’emergenza Covid è tutt’altro che conclusa. Secondo Cgil, Cisl e Uil, il ritorno in presenza deve avvenire secondo il “rispetto dei protocollo di sicurezza”, perciò spingono per uno smart working definito in via contrattuale.
Ci sono diverse perplessità riguardo l’accordo individuale e si è discusso anche dell’erogazione dei buoni pasto, anche per chi è in smart working. I sindacati non sono neanche d’accordo per lo smart working riservato, in via preferenziale, ai lavoratori con “condizioni di particolare necessità”, poiché sembrerebbe ridurre il lavoro agile solo a strumento di necessità per alcune categorie.
Il prossimo 22 settembre ci sarà un incontro tra Aran e sindacati per discutere della proposta.
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