Addio al prospetto sui vincoli di finanza pubblica. O arrivederci?
L’articolo 1, comma 1, D.M. 25 luglio 2023 (lo stesso che ha disciplinato nel dettaglio l’iter del bilancio di previsione) ha disposto l’eliminazione, fra gli allegati obbligatori del medesimo, del prospetto vincoli di finanza pubblica.
È l’ultima tappa di un lungo percorso che ha portato prima allo smantellamento del Patto di stabilità interno e successivamente alla quasi abrogazione della L. 243/2012. Come noto, quest’ultima ha disciplinato la materia imponendo a regioni, città metropolitane, province e comuni il conseguimento di un saldo pari o superiore a zero fra entrate e spese finali.
Fra le voci rilevanti ai fini del conseguimento dell’equilibrio, non rientravano né l’avanzo di amministrazione né le accensioni di prestiti (oltre alle relative quote di rimborso capitale).
Sul punto, è però intervenuta la Corte costituzionale con una serie di sentenze (a partire dalla n. 247/2017) che di fatto hanno smantellato anche l’architettura del pareggio di bilancio, censurando le limitazioni imposte dalla L. 243 all’utilizzo dell’avanzo.
Dopo alcune iniziali oscillazioni, il legislatore (con la l 145/2018) ha cancellato del tutto il meccanismo, stabilendo che gli enti si considerano in equilibrio sulla base dei soli saldi previsti dal D. Lgs.118/2011.
Il vincolo del pareggio si applica solo a livello di comparto sulla base dell’analisi, a preventivo e a consuntivo, dei bilanci e dei rendiconti trasmessi alla Bdap. Il monitoraggio sui preventivi è finalizzato a prevenire sforamenti che comunque, laddove emergessero ex post, imporrebbero al comparto regionale interessato dallo scostamento di adottare misure di rientro idonee a recuperare lo sforamento nel triennio successivo, senza più meccanismi sanzionatori a carico del singolo ente.
Tutto bene quindi? La riforma del Patto di stabilità e crescita potrebbe riportare in auge scenari più restrittivi per la finanza locale, come la manovra in corso di approvazione preconizza imponendo nuovi tagli lineari “nelle more della definizione delle nuove regole della Governance economica europea”.
Se così fosse quello richiamato in apertura non sarebbe un addio, ma solo un arrivederci.
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