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da Il Sole 24 ore 26 giugno 2014

 

Il taglio degli incentivi alla progettazione pubblica? Nessun impatto, modifica solo di facciata

di Giuseppe Latour

Una bufala. Un modo per non cambiare realmente la situazione. Una norma solo di facciata. Incredibilmente, quando si parla della mezza cancellazione dell’incentivo alla progettazione appena varata dal Governo con la riforma della Pa, tutti i giudizi coincidono: la novità non piace sia agli ingegneri che ai tecnici degli enti locali. Le due parti, teoricamente opposte in questa partita, concordano nel dire che l’esecutivo ha mischiato le carte ma che, alla prova di fatti, non succederà nulla.

 

Nel decreto n. 90 del 2014 è stata inserita una norma che opera una cancellazione parziale dell’incentivo del 2% per la progettazione interna: salta, ma soltanto per i dirigenti della pubblica amministrazione. Il motivo è che nel loro compenso è già inclusa ogni forma possibile di retribuzione e non servono altre parti variabili. Per i normali impiegati, l’incentivo resta, tale e quale a prima.

 

Per capire l’effetto pratico di questa scelta, abbiamo parlato con il presidente di Unitel, l’associazione dei tecnici degli enti locali, Bernardino Primiani: «Nelle versioni che sono girate inizialmente c’era una articolo che prevedeva l’abolizione totale dell’incentivo interno del 2 per cento. Poi, è comparsa questa strana soluzione che limita tutto alle sole figure dirigenziali». E l’impressione, a una lettura più approfondita, è di un maquillage solo di facciata. «La norma non avrà impatto sui Comuni medi e piccoli – dice Primiani – perché lì solitamente non ci sono dirigenti, ma quadri che svolgono funzioni di tipo dirigenziale». Per loro, quindi, non cambia nulla.

Ma anche nei Comuni grandi la situazione rischia di restare assolutamente invariata. Ancora Primiani, infatti, racconta: «Il fatto che permanga l’incentivo fa in modo che, nelle situazioni ordinarie, la competenza debba comunque restare all’interno della Pa. I tecnici interni, quando c’è da progettare qualcosa, devono dichiarare che non hanno la competenza o gli strumenti per farlo, per giustificare l’affidamento all’esterno. Quindi, a livello pratico non accadrà niente. Semplicemente, il dirigente affiderà il progetto a un impiegato. Anche noi avremmo preferito una revisione più sistematica della progettazione interna, al posto di questa mezza soluzione». Messa in questo modo, allora, «è una bufala».

E questi motivi di perplessità vengono condivisi anche dal presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Armando Zambrano: «Anche io credo che sia una cosa fatta apposta per non produrre alcun risultato. Questo provvedimento è inutile, come peraltro sarebbe stata inutile l’abolizione completa dell’incentivo del 2 per cento». Bisogna, invece, ripensare la filiera della progettazione negli appalti. «Le strutture pubbliche, al di là dell’incentivo, spesso non sono in grado di fare progettazione e vengono distratte dai compiti di controllo e programmazione che sono quelli per loro più importanti». Allora, la soluzione sarebbe stata fissare delle competenze chiare, magari anche tenendo l’incentivo. «Ci può essere ma non per la progettazione e la direzione lavori. La Pa deve occuparsi di dare l’incarico e di effettuare i controlli, altrimenti si deprime la qualità del progetto», conclude Zambrano.

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