Nel mondo degli appalti ogni giorno di ritardo può generare costi significativi e compromettere la sostenibilità economica di un progetto, ecco perché l’efficienza della pubblica Amministrazione rappresenta un fattore determinante. La recente sentenza del TAR Calabria n. 384/2025 chiarisce quando è possibile imputare all’amministrazione pubblica la responsabilità per un ritardo nella conclusione di un procedimento e, soprattutto, quali prove devono essere fornite per ottenere un risarcimento.
Il caso in esame ha riguardato una società operante nel settore sanitario che, pur essendo già accreditata, si è vista negare per lungo tempo la possibilità di erogare prestazioni per conto del Servizio Sanitario Regionale, senza che vi fosse una motivazione formale. Dopo numerosi tentativi di sollecitazione andati a vuoto, la società ha deciso di ricorrere al giudice amministrativo, chiedendo non solo l’accertamento dell’illegittimità del silenzio assenso serbato dall’amministrazione, ma anche un risarcimento per i mancati introiti derivanti dalle prestazioni non autorizzate.
Il TAR, pur riconoscendo la possibilità teorica di attribuire le responsabilità alla pubblica Amministrazione in caso di inerzia, ha precisato che questa (responsabilità) non può fondarsi sul solo decorso del tempo: il danno da ritardo non si presume automaticamente, ma deve essere dimostrato con rigore, alla luce dei principi che regolano la responsabilità da fatto illecito. La responsabilità civile della pubblica amministrazione in casi simili, infatti, si configura come responsabilità aquiliana, ai sensi dell’articolo 2043 del Codice Civile, il che implica la necessità di provare in modo dettagliato una serie di elementi costitutivi.
La parte lesa, dunque, deve essere in grado di dimostrare che l’amministrazione ha violato i termini previsti dalla legge per concludere il procedimento, che tale violazione sia avvenuta per dolo o colpa, che esista un nesso causale diretto tra il ritardo e il danno subito, e infine che tale danno sia ingiusto, ossia che consista in una lesione concreta dell’interesse legittimo a ottenere una decisione tempestiva. Inoltre, il pregiudizio, di natura patrimoniale o non patrimoniale, deve essere conseguenza diretta e immediata del comportamento omissivo dell’amministrazione.
La sentenza del TAR Calabria ribadisce, quindi, un principio fondamentale: la pubblica Amministrazione non può essere chiamata a risarcire ogni ritardo in modo automatico. Tuttavia, quando sussistono tutti i presupposti della responsabilità civile e il danno è concreto, attuale e dimostrabile, anche l’inerzia amministrativa può tradursi in un obbligo risarcitorio.