tratto da lentepublica.it articolo di Roberto Onorati

La co-progettazione del PIAO consente alle amministrazioni locali di trasformare un obbligo burocratico in un processo partecipativo, generando valore pubblico, maggiore trasparenza e servizi più aderenti ai bisogni reali della comunità.

Il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO), introdotto dal D.L. 80/2021, rappresenta una delle innovazioni più rilevanti per la Pubblica Amministrazione italiana. Nato per semplificare e razionalizzare gli strumenti di programmazione, il PIAO accorpa in un unico documento piani prima separati – dalla performance alla prevenzione della corruzione, dalla gestione del personale al lavoro agile – con l’obiettivo di rendere più coerente e trasparente l’azione amministrativa.

Tradizionalmente, la redazione del PIAO è stata percepita come un adempimento tecnico, interno agli uffici. Tuttavia, la possibilità di redigerlo attraverso la co-progettazione apre scenari nuovi e promettenti: il piano diventa non solo un documento di governance, ma un processo partecipativo che coinvolge enti del Terzo Settore, cittadini e altri attori del territorio.

Perché la co-progettazione?

La co-progettazione, codificata nell’art.55 del Codice del Terzo Settore, è una modalità innovativa di gestione delle attività di pubblico interesse che supera il tradizionale rapporto tra amministrazione e cittadini basato su delega o appalto. Invece di limitarsi a definire unilateralmente obiettivi e servizi, l’ente pubblico avvia un processo collaborativo con soggetti del Terzo Settore, associazioni, comunità locali e cittadini, costruendo insieme analisi dei bisogni, obiettivi e soluzioni operative. Questo approccio consente di:

  • Integrare competenze e risorse tra amministrazione e società civile.
  • Rendere i servizi più aderenti ai bisogni reali, grazie al contributo diretto degli utenti finali.
  • Favorire inclusione e coesione sociale, coinvolgendo attivamente comunità e associazioni.
  • Generare valore pubblico, inteso come benefici tangibili e intangibili per la collettività.

Esempi dal territorio

Alcune amministrazioni locali hanno scelto di trasformare l’adempimento del PIAO in un’occasione di partecipazione e innovazione, adottando la logica della co-progettazione. Significa coinvolgere cittadini, associazioni e realtà del territorio non solo come “destinatari” dei servizi, ma come co-autori delle scelte strategiche.

Il Comune di Bologna ha avviato tavoli di co-progettazione per integrare nel PIAO obiettivi legati al welfare di comunità. Le associazioni di quartiere hanno contribuito a definire priorità su inclusione sociale e servizi educativi, rendendo il piano più aderente ai bisogni reali.

Il Comune di Prato ha sperimentato la co-progettazione per affrontare il tema della povertà educativa. Il PIAO è diventato uno strumento per coordinare scuole, cooperative sociali e famiglie, con risultati concreti: doposcuola diffusi e percorsi di sostegno personalizzati.

Il Comune di Firenze ha inserito nel PIAO obiettivi di sostenibilità ambientale co-definiti con associazioni ambientaliste e comitati cittadini. Questo ha portato a un piano di mobilità più condiviso e a iniziative di sensibilizzazione che hanno avuto maggiore successo.

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