🎉 Buon Primo Maggio!
Condividiamo con piacere un pensiero del collega Enrico Comazzi, che ci offre uno sguardo profondo e sincero sul mestiere del Segretario Comunale.
IL MESTIERE DEL SEGRETARIO.
Spesso mi ha attanagliato il pensiero di svolgere un lavoro inutile, non produttivo, forse persino parassitario.
Un idraulico ripara, un contadino coltiva, un poliziotto protegge, un badante assiste: fanno qualcosa di concreto.
Anche rimanendo sul piano intellettuale un medico cura, un avvocato difende, un ingegnere progetta, un maestro insegna, un artista emoziona: generano benessere.
E un segretario comunale?
Il suo ambiente naturale è la burocrazia: io la sera rincaso sfinito ma, in realtà, non ho fatto altro che districarmi fra regole e vincoli immateriali;
Se la burocrazia non esistesse, il mio mestiere non avrebbe senso.
E invece no! Oggi più che mai sto riscoprendo il senso e il valore del mio mestiere.
Oggi che i media ci sbattono in faccia l’arroganza del più forte, l’insofferenza per il diritto e per le istituzioni che lo applicano, la prevalenza della menzogna, l’irrilevanza della coerenza, l’invasività dei condizionamenti (con i sottoprodotti del vittimismo, dell’emulazione, del qualunquismo e della rassegnazione), oggi che ti puoi risvegliare un mattino e ritrovarti senza tutto ciò che davi per scontato, oggi che capisci davvero che si può anche stare (che si è sempre potuti stare) molto peggio di così, oggi più che mai amo il mio lavoro, perché ne sto riscoprendo il senso profondo.
Tutti insieme, noi segretari, siamo tessuto connettivo. Siamo una rete di amministrazione attiva ma anche consultiva (Corte Cost. n. 23/2019: “un non irragionevole punto di equilibrio tra le ragioni dell’autonomia degli enti locali, da una parte, e le esigenze di un controllo indipendente sulla loro attività, dall’altro”), investiti di un potere funzionale non a decidere le sorti dell’umanità ne’ ad ergersi a giudici degli altri, ma solo a far funzionare la vita di tutti i giorni.
Un potere minuscolo, se considerato singolarmente, ma resistente come una rete.
Noi segretari siamo artigiani del diritto: non luminari, non eroi.
Siamo il presidio della normalità, intesa come vita possibile qui e ora, come libertà di singoli e associati di dedicare tempo ed energie non solo a ciò che è necessario/obbligatorio ma anche a ciò che piace: come direbbe il Costituente, a svolgere e sviluppare la propria personalità.
E la normalità, come la salute e la libertà, si apprezza soprattutto quando è minacciata o perduta.
Il diritto è l’unico strumento che conosciamo, alternativo alla forza bruta, per promuovere comportamenti conformi ai valori riconosciuti, e la democrazia è il miglior strumento che abbiamo sperimentato per far sì che i valori tutelati siano il più possibile comuni. Dopo milioni di anni di evoluzione, il diritto e la democrazia sono il meglio che siamo riusciti ad elaborare per qualificare il maschio alfa come bullo e tenerlo a bada.
Ecco, il nostro saper fare, come segretari, ha esattamente a che fare con il diritto e la democrazia, a livello capillare.
E’ un saper fare pratico, lo ripeto, artigiano; noi con il diritto e la democrazia ci sporchiamo le mani, perché da essi estraiamo un prodotto: sono materie prime che trasformiamo in normale vita quotidiana.
Vorrei poter dire che siamo “Burocrazia” nel senso buono del termine, baluardo alle derive del potere, ma nell’immaginario collettivo quel senso buono si è estinto.
Potremmo passare alla lettera successiva e dire che siamo “Curocrazia”, governo del prendersi cura (e qui mi fermerei, perché la Durocrazia ce l’hanno già prospettata, l’Eurocrazia mi pare una chimera e la Furocrazia non so cos’è ma mi fa già paura).
Comunque il nostro lavoro non fa del male a nessuno. Non è basato sullo sfruttamento di altre persone, animali, suolo o risorse naturali non rinnovabili.
Non è asservito al potere ma nemmeno cova la rivoluzione. E’ un fattore di equilibrio, di autoregolazione del sistema, di omeostasi.
Concorre a garantire la tenuta della società civile. Ed è un lavoro che non molti sanno fare.
Si potrebbe farne a meno? Certamente, ma preferisco un mondo che richieda, fra i tanti, anche un ruolo come il nostro.
Ebbene sì, faccio il segretario comunale e, oggi più che mai, ne vado fiero.
Non sto parlando di senso della vita, non volo così alto. Affermo solo che, tutto sommato, qui e ora, quello che faccio mi piace e non mi fa vergognare: poteva andarmi peggio!
Buon 1° maggio a chi lavora per dare senso al proprio fare. Anche dietro le quinte..
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