Il decreto ‘sicurezza’ (d.l. n. 48/2025) e il ruolo di controllo e garanzia del Presidente della Repubblica
L’adozione del d.l. n. 48/2025, recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, poi convertito nella legge n. 80/2025, ha suscitato diffuse critiche provenienti sia dall’opposizione sia dal mondo accademico e professionale. L’attenzione si è particolarmente focalizzata sul percorso che ha condotto alla sua adozione su quello che in altri termini è stato definito il “metodo”. In particolare alcuni hanno sostenuto la carenza dei presupposti costituzionali per la decretazione di urgenza che, riproponendo l’annosa questione del ruolo del Parlamento nel processo di produzione delle norme, richiederebbe un’estensione del controllo presidenziale tale da impedire l’adozione del decreto stesso. Soprattutto su quest’ultima discutibile proposta e sulle ricadute di una ipotetica estensione di tale potere sulla forma di governo ci si soffermerà nelle riflessioni che seguono.