In Gente di un altro ero-t-ismo la nuova raccolta di racconti di Luciano Catania, i segretari comunali non sono semplici comparse: diventano, in alcune storie, personaggi centrali, specchi deformanti e affettuosi del mestiere.
Il libro, appena uscito, è edito da Armenio editore (il testo è ordinabile su www.armenio.it/editoria/prodotto/gente-di-un-altro-erotismo/).
Tra giovani professioniste alle prese con matrimoni “in pericolo di vita” e segretari esperti improvvisamente travolti da crisi di colore e di identità, Catania porta il nostro ruolo al centro della scena, raccontandolo con ironia, delicatezza e una precisione che solo chi vive quotidianamente negli enti locali può avere.
Non sorprende: l’autore è segretario comunale, giudice tributario e giornalista, e la raccolta nasce proprio dallo sguardo interno di chi conosce alla perfezione la macchina amministrativa.
C’è la giovane segretaria che si ritrova catapultata — almeno nella sua immaginazione — in un matrimonio circondato da mafiosi morenti, telecamere, paparazzi e magistrati agonizzanti. Un racconto che mette in scena, con umorismo, il delicato equilibrio tra rigore istituzionale e ansie di ruolo.
All’estremo opposto c’è Augusto Zampieri, segretario veterano, metodico e inflessibile, che l’arrivo della tirocinante Marta trasforma in un dandy dalle giacche fucsia. Una storia divertentissima e, allo stesso tempo, una riflessione sul fatto che neppure l’austerità professionale è immune dai terremoti emotivi.
Il racconto è un piccolo gioiello di umorismo, ma anche una riflessione sul mestiere del segretario comunale: l’inflessibilità può cedere al bisogno di sentirsi vivi, e persino l’austero segretario può trasformarsi in una caricatura di sé pur di sfuggire alla routine.
C’è, poi, un capoufficio che Catania colloca nel privato ma potrebbe essere un terzo collega, un dirigente, un funzionario o un sindaco.
Cesare Lattuga è autoreferenziale, manipolatore, narcisista e tuttologo. È l’emblema di una leadership distorta, capace di appropriarsi dei successi altrui e di scaricare puntualmente le colpe sul personale.
Questi racconti, come gli altri del libro, divertono, certo. Fanno, però, anche qualcosa di più: restituiscono umanità a un mondo – quello degli enti locali – spesso percepito come tecnico, grigio, burocratico. Catania dimostra che dentro le stanze, tra determine, piani esecutivi e scadenze, vivono persone piene di contraddizioni, paure, sogni e scelte che, a modo loro, diventano atti di eroismo minimo.
Altra figura molto riuscita è quella di Antonio Maria Lo Verdis che incarna l’eroismo sommesso di chi opera ogni giorno nel labirinto fiscale italiano. Elegante, riservato, quasi invisibile, è però “l’ultimo baluardo tra il contribuente e il caos fiscale”, capace di leggere numeri come romanzi e smascherare trame più oscure di quelle di un noir. La sua passione autentica per il diritto tributario – spesso fraintesa da chi si aspetta fascino da Perry Mason – diventa la chiave per risolvere un intrigo che intreccia frodi, appalti e omicidi.
Nei racconti di Gente di un altro ero-t-ismo, il lettore incontra personaggi che vivono un eroismo capovolto e quotidiano: boxeur che sognano il curling, tennisti che combattono più con la propria coscienza che con l’avversario, influencer del lutto sempre pronti al post commovente quando scompaiono persone famose, innamoramenti travolgenti che cambiano con la maturità.
L’“erotismo” evocato nel titolo non è mai licenzioso, bensì paradossale, tenero, a tratti persino comico — una chiave narrativa che amplifica il disagio, i desideri e le piccole follie dei protagonisti.
Sono storie di una società “che inciampa, sbaglia, sogna… e proprio per questo resta indimenticabile”
La raccolta mescola umorismo, satira sociale e un’attenzione affettuosa alle fragilità dei personaggi.
Viene utilizzata una scrittura brillante, ricca di ritmo e dialoghi, che trasforma ogni situazione — anche la più ordinaria — in un piccolo teatro dell’assurdo.
Molti racconti giocano con l’idea di un eroismo alternativo: minuscolo, domestico, imperfetto, lontano da qualsiasi retorica.
I personaggi del libro ci somigliano, ci fanno ridere e – a volte – un po’ male. Ma ci ricordano che anche nelle pieghe della macchina amministrativa si nascondono storie che meritano di essere raccontate.

