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  • Il bulletto Vallespluga di Marco Travaglio

     

    da il Fatto Quotidiano del 18 Luglio 2014


    Ieri, mentre 70 mila persone in 24 ore alluvionavano di firme il nostro sito contro le sue riforme autoritarie e per una democrazia partecipata, il bulletto che da qualche mese si spaccia per Matteo Renzi incontrava la delegazione dei 5Stelle. E quando Luigi Di Maio lo invitava a non citare i costituzionalisti, schierati in parte pro e in parte contro l’Italicum e il Senato delle Autonomie, se ne usciva con questa spiritosissima battuta: “Ma come? Lei uccide con un sms il compagno Travaglio e la campagna del Fatto”. 

    L’altro giorno, nell’ennesima conferenza stampa-supercazzola all’indomani del nostro paginone sulla Democrazia Autoritaria, aveva detto: “L’accusa di autoritarismo mi fa ridere”. Le due reazioni denotano una buona dose di intelligenza e, al contempo, di stupidità. Intelligenza perché Renzi ha capito benissimo che la nostra campagna è una cosa seria, sostenuta da persone e argomenti seri, che fa breccia anche nel “suo” mondo: quello dei tanti italiani che giustamente tifarono per lui quando, con notevole coraggio, lanciò l’Opa su un partito che pareva non scalabile e lo scalò, promettendo di rottamare non solo qualche vecchio papavero, ma soprattutto i privilegi della Casta e i vizi dell’Ancien Régime.

    Stupidità perché, se questa campagna fosse soltanto del “compagno Travaglio” (a proposito: come diceva Gaber, “compagno un cazz!”), Renzi potrebbe tranquillamente liquidarla con battutine sprezzanti e alzatine di spalle. Ma, purtroppo per lui, nasce dall’allarme di alcuni fra i migliori giuristi e costituzionalisti, che il bulletto e le renzine alla Boschi & Picierno hanno snobbato come roba da gufi, rosiconi, passatisti. Ma l’opinione pubblica più informata e attenta le ha prese terribilmente sul serio, grattando le slide per vedere quel che c’è dietro. E scoprendo un disegno allarmante che, in un paese già semilibero di suo, sottrae ai cittadini altri spazi di democrazia. Non a noi, ma a queste persone che si stanno precipitando a firmare il nostro appello, e che almeno in parte han votato Pd ancora alle Europee tributandogli quel trionfale 40,8%, il bulletto deve delle spiegazioni: a chi aveva creduto nella rottamazione, nel rinnovamento, nel cambiare verso, deve giustificare la conversione alla conservazione del peggiore status quo. Già, perché il mantra delle “riforme” e del “cambiamento” nasconde una nuova legge elettorale per la Camera che riproduce le due vergogne incostituzionali del Porcellum (liste bloccate e premio di maggioranza abnorme) e ne aggiunge una terza (soglie di sbarramento-monstre). E per il Senato abolisce direttamente le elezioni, consegnando alla casta dei consiglieri regionali – la più malfamata e inquisita di tutti i tempi – il potere di nominarsi i senatori part-time con immunità full-time.

    Per quattro anni Renzi ha costruito la sua fortuna ripetendo che “i cittadini devono poter scegliere e guardare in faccia i propri rappresentanti”, “dimezzerò il numero e l’indennità dei parlamentari”, “abolirò i privilegi”. Perciò fu votato alle primarie. Perciò gl’italiani gli perdonarono l’ascesa al governo all’insaputa degli elettori. Ora tutte quelle promesse sono tradite. E Renzi – eletto finora solo per fare il presidente della Provincia e il sindaco di Firenze e mai per fare il parlamentare o il premier, né tantomeno per riformare la Costituzione – non ha mai chiesto il voto per abrogare le elezioni del Senato e perpetuare la Camera di nominati. Ora però arriva il redde rationem. Passate la sbornia delle Europee, il polverone si deposita a terra. E gli italiani cominciano a domandarsi: che ha fatto per noi Renzi? Anche se riuscisse a portare a casa la svolta autoritaria a suon di battutine e ghigliottine, strozzando il dibattito parlamentare in tempi da assemblea condominiale e piegando il dissenso nei partiti che la sostengono, il piatto continuerebbe a piangere: i soliti 80 euro in più per alcuni (sperando che la prossima stangata non se li porti via con gl’interessi) e un bel po’di democrazia in meno per tutti. Diceva Lincoln: “Puoi ingannare qualcuno per sempre, o tutti per un po’: però non puoi ingannare tutti per sempre”. Ma Lincoln, si sa, era un gufo.

 

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