Il Consiglio comunale di Rodengo Saiano, nella solenne seduta svoltasi sabato 20 aprile 2024, dopo aver revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, l’ha conferita a Giovan Battista Vighenzi, già segretario comunale di Rodengo Saiano.
Chi era Giovan Battista Vighenzi
VIGHENZI Giovanni Battista – Ostiano, 14 febbraio 1909 – Saiano, notte 26-27 aprile 1945
Diplomatosi in ragioneria a Cremona, svolto il servizio militare a Firenze in qualità di ufficiale di complemento, sostiene gli esami di segretario comunale, attività che inizia presso il comune di Padenghe. Nel 1940 si laurea in scienze economiche a Bologna e alla fine dell’anno è segretario comunale a Rovato. Ottiene poi la sistemazione a Rodengo Saiano.
Conosciuto per la passione alla cultura e ai problemi sociali, pubblica un solo articolo su una rivista giovanile francese, ma accumula appunti su appunti. Dopo l’8 settembre 1943 passa all’azione. Accattivatosi la simpatia di tedeschi e fascisti può prestare efficace attività nell’organizzazione e nell’assistenza delle formazioni partigiane della zona; è membro del C.L.N., si unisce quindi a formazioni armate e partecipa a combattimenti in uno dei quali, il 26 aprile ’45, disarma con i suoi uomini 72 SS. tedesche.
Catturato alle ore 21,30 del 26 aprile ’45 poche ore prima della liberazione, per opera si SS tedesche, mentre nel corso di un combattimento si recava a chiedere rinforzi, seviziato, fu fucilato nella notte in località Villa Fenaroli a Saiano, assieme a Giuseppe Caravello, Giovanni Cerretti e Pino Malvezzi, per ordine del maggiore tedesco Thaller, a sua volta fucilato il 2 maggio. Gli viene assegnata la croce di guerra al V.M. e dedicata una via in Brescia. E’ inoltre ricordato con una lapide all’interno dell’abbazia di Rodengo.
Tratto da ENCICLOPEDIA BRESCIANA, di Antonio Fappani, Vol. XXI, pag. 65
Il 26 aprile 1945 un gruppo di SS italiane dislocate presso l’abbazia di Rodengo venne disarmato dagli insorti del luogo.
Nel paese aveva la propria sede anche l’Unità di Riserva delle Unità Armate della SS, circa 400 uomini, al comando di Alois Thaler, dal quale dipendeva anche il Gruppo pronto impiego dell’82° Reggimento SS Italien, composto da circa 200 uomini.
Gli insorti si trovavano dunque di fronte ad un’unità molto compatta, numerosa e ben armata. Per questo Giovanni Battista Vighenzi, comandante del gruppo partigiano, si recò a Rovato la sera stessa del 26 per chiedere rinforzi. Egli sperava, tuttavia, che la situazione si sarebbe risolta con la resa delle SS senza uno scontro armato, dal momento che ormai gli Alleati erano giunti nei pressi di Brescia.
A tarda sera, durante il ritorno da Rovato, Vighenzi fu catturato dagli uomini di Thaler che avevano nel frattempo ripreso il controllo della situazione, riconquistata l’Abbazia e liberato le SS fatte prigioniere. Vighenzi fu portato nella sede del Comando, a Villa Fenaroli di Corneto. Interrogato e torturato, venne rinchiuso insieme agli altri prigionieri in un locale della villa.
L’ordine di giustiziare il gruppo di partigiani guidati dal segretario comunale dell’epoca Giambattista Vighenzi, fu impartito dal maggiore delle Ss Luis Thaler comandante delle Unità armate di riserva Italiane.
La notte del 27 aprile, prima sei giovani (Mario Andreis, Gastone Tiego, Giovanni Pezzetti, Angelo Franchini, Giovanni Felappi e Gaetano Lumini) e poi altri tre (Giuseppe Malvezzi, Giuseppe Caravello e Giovanni Ceretti) vennero fucilati insieme a Vighenzi. I loro corpi furono ritrovati il 28 aprile, dopo che le SS alle prime ore del mattino si erano date alla fuga.
Secondo il referto medico stilato dal dott. Carlo Guidarini i cadaveri presentavano “varie ferite di armi da fuoco, alcuni presentavano ecchimosi varie, altri la frattura della scatola cranica, delle mascelle, altri tumefazioni alle labbra e agli occhi o contusioni agli arti inferiori e all’addome. Tutte tali contusioni o fratture sono in diretta conseguenza a percosse con corpo contundente. Vighenzi presentava ecchimosi varie per tutto il dorso, dovute certamente alle staffilate di Thaler”.
Bibliografia e approfondimenti:
- Rolando Anni, Dizionario della Resistenza bresciana, 2 voll., Editrice Morcelliana, Brescia 2008.
Muoio contento per essermi sacrificato per un’idea di libertà che ho sempre tanto auspicata