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Il sindaco Merola condannato dalla Corte dei conti

Caso Lombardelli, il capo di gabinetto non aveva i titoli per svolgere l’incarico: sindaco, giunta e funzionari dovranno pagare 30mila euro. Palazzo d’Accursio: “Andremo in appello”. Le opposizioni: “Si dimetta”

di LUIGI SPEZIA

BOLOGNA – Virginio Merola è stato condannato dalla Corte dei conti per l’assunzione di Marco Lombardelli, che non aveva i titoli per coprire il ruolo di capo di gabinetto. Il sindaco e la giunta di Palazzo d’Accursio dovranno pagare 30mila euro al Comune di Bologna.

Nella sentenza si specifica che la somma dovrà essere resa al Comune di Bologna: per il 60% dal sindaco; per il 10% suddiviso in pari uguali fra gli assessori della giunta; per il 20% da Anna Rita Iannucci (capo dipartimento organizzazione) e per il restante 10% da Giancarlo Angeli (allora direttore del personale), oltre agli interessi legali. I condannati dovranno anche versare le spese legali. 

Marco Lombardelli si dimise dopo sei mesi dall’incarico (stipendio lordo annuo di 68700 euro) quando emerse che era in possesso della licenza media e non della laurea come previsto dalla posizione coperta. Contestare la mancanza di una laurea sono “osservazioni quasi corporative e quasi discriminatorie”, è stata la linea difensiva dell’avvocato Giuseppe Caia, legale del sindaco. La procura contabile, che aveva ipotizzato un danno erariale da 46mila euro, aveva parlato invece di “condotta gravemente colposa”, una “inescusabile leggerezza”.

L’amministrazione comunale riporta in una nota che “la Corte riconosce che Lombardelli ha effettivamente espletato le funzioni di Capo di Gabinetto, con obiettiva utilità per il Comune. Ma non ritiene convincente l’iter formale seguito per l’inquadramento e per il riconoscimento  economico al Capo di Gabinetto, anche se legittimamente nominato”. Il sindaco e la giunta “confidano che gli ulteriori approfondimenti in sede di appello consentiranno di chiarire  pienamente  anche  tale  ultima questione”.

L’opposizione: Merola si dimetta. Il candidato alla Regione del centrodestra, il leghista Alan Fabbri, attacca Merola parlando de “l’ennesima porcata targata Pd. Un profluvio di soldi pubblici gettati per stipendiare amici, coop, immigrati e nomadi. Che schifo. Merola e la sua giunta se ne devono andare da Bologna”. Federica Salsi, ex M5s, sottolinea che “Il ruolo di capo di gabinetto richiede per le mansioni che deve svolgere un inquadramento dirigenziale, che puo’ essere fatto solo in presenza di laurea, che Lombardelli non ha. Merola, invece che pensare a ricorrere in appello, dovrebbe pensare all’ennesima figura barbina che ha collezionato e farsi da parte”. Anche Fratelli d’Italia e Michele Facci (Forza Italia) ne chiedono le dimissioni. 

Merola: “No dimissioni”. In merito alla condanna odierna “non si parla di reati, ma di illeciti amministrativi”, che “nulla hanno a che fare con l’eleggibilità dei sindaci”, precisa lo stesso primo cittadino. “Quella sentenza ha riconosciuto che io potevo assumere Marco Lombardelli, adesso è rimasta la parte sull’inquadramento sulla quale faremo appello, perché io credo che siamo nel giusto”, aggiunge. Tutto questo non crea “nessun problema per i cittadini, perché il risarcimento è individuale e non ci sono conseguenze sulle casse comunali”.

 

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Bologna, il sindaco Merola e la giunta condannati per il caso Lombardelli

La Corte dei conti dell’Emilia Romagna ha stabilito che dovranno risarcire 30mila euro di danno erariale al Comune per l’assunzione nello staff di un capo di gabinetto che era risultato privo dei requisiti

di David Marceddu | 19 novembre 2014

La Corte dei conti dell’Emilia Romagna ha condannato il sindaco di Bologna Virginio Merola e la sua giunta per il caso di Marco Lombardelli, capo di gabinetto del primo cittadino. Nel 2011, a inizio mandato, era stato assunto nello staff del sindaco senza che avesse i requisiti per ricoprire quella posizione, cioè la laurea. Quando la cosa è venuta a galla il collaboratore del sindaco si è dimesso. I giudici Luigi Di MurroAlberto Rigoni ed Elena Lorenzini hanno condannato il sindaco Pd e i suoi assessoriSilvia GianniniPatrizia GabelliniAmelia Frascaroli, Riccardo Malagoli, Alberto Ronchi, Marilena Pillati, Luca Rizzo Nervo, Matteo Lepore, Nadia Monti, Andrea Colombo, e i funzionari del Comune di Bologna Anna Rita Iannucci e Giancarlo Angeli al risarcimnento, in favore del Comune di Bologna, del danno erariale di 30 mila euro.

Merola pagherà il 60% della somma, il restante sarà diviso tra gli altri. Il procuratore regionale Salvatore Pilato aveva contestato la cifra di 45 mila euro, che è stata poi rideterminata dalla Corte.

Il procuratore regionaleSalvatore Pilato aveva contestato la cifra di 45mila euro, che è stata poi rideterminata. Secondo la Corte infatti la nomina di Lombardelli non fu in sé irregolare: “Ciò che rende illegittima la nomina del Lombardelli non è, pertanto, da ricercare nella carenza di un particolare titolo di studio (che, come detto, risulta essere una condizione non indispensabile per l’incarico di responsabile di Gabinetto), ma nel successivo inquadramento in una categoria professionale (categoria D) che presuppone, invece, un titolo di studio adeguato corrispondente alla laurea o a diploma equipollente”.

Insomma, scrive ancora l’estensore della sentenza Alberto Rigoni, “si ritiene che il Sindaco possa esercitare la scelta degli organi di staff con estrema libertà per quanto attiene all’identificazione dei soggetti prescelti che, ovviamente, devono in primo luogo avere la fiducia dell’organo di vertice, ma sui quali non sussiste alcun requisito ostativo in merito all’iter formativo dei selezionati”. La Corte inoltre ha riconosciuto che il suo lavoro, nei pochi mesi in cui fu in carica, Lombardelli lo fece.

Le responsabilità del sindaco Merola tuttavia rimangono. “Non si può neppure sostenere che Merola non fosse a conoscenza della mancanza del titolo di studio adeguato per l’inquadramento economico di cui, di fatto, è stato beneficiario il Lombardelli”. È insito nella fiduciarietà dell’incarico il fatto che Merola conoscesse personalmente il prescelto”. Insomma Merola, secondo la Corte, era “assolutamente consapevole della mancanza del titolo di studio della laurea o, comunque, di un titolo adeguato per l’inserimento nella categoria D. Infatti dal curriculum allegato alla proposta di deliberazione si evince chiaramente, anche a una lettura superficiale, che la formazione scolastica del Lombardelli si conclude con il conseguimento di un diploma professionale di ottico”.

Il caso fu sollevato alla fine del 2011 dalle consigliere comunali di opposizione Federica Salsi (allora del Movimento 5 stelle) e Lucia Borgonzoni (Lega Nord). Una nota dell’amministrazione comunale ha fatto sapere che sindaco e giunta potrebbero ricorrere in appello.

di David Marceddu | 19 novembre 2014

 

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