04/01/2023 – Codice dei contratti, Testo unico edilizia e Detrazioni fiscali: un nuovo anno di riforme?

Codice dei contratti, Testo unico edilizia e Detrazioni fiscali: un nuovo anno di riforme?

Il 2023 potrebbe essere l’anno delle grandi riforme che riguarderanno i contratti pubblici, l’edilizia e le detrazioni fiscali. 

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Un anno fondamentale per i contratti pubblici che entro marzo-aprile 2023 avranno una riforma delle regole con il pensionamento tardivo del D.Lgs. n. 50/2016 (Codice dei contratti pubblici) e di tutte le norme collegate. L’attuale riforma del 2016, infatti, benché non possa essere criticata perché in effetti mai completamente attuata, ha manifestato parecchie problematiche di natura strutturale che la prossima riforma si propone di risolvere.

La speranza è che la voglia di piantare subito la classica “bandierina” su questo argomento non prevalga sull’opportunità di non dimenticare i tanti aspetti positivi del D.Lgs. n. 50/2016. La voglia di semplificazione sembra, infatti, stia prevalendo sull’ammissione di colpe che riguardano non tanto la fase di affidamento quanto quella esecutiva dei contratti.

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Un anno in cui si dovrà necessariamente mettere a frutto l’esperienza maturata nel triennio 2020-2022 in cui grazie al superbonus e la bonus facciate, il comparto dell’edilizia ha sviluppato conoscenze, competenze e professionalità che non possono andare perse.

Da queste occorre ripartire per riscrivere una normativa edilizia che non può chiudere gli occhi sulle evidenti difformità del patrimonio edilizio esistente e deve dare gli strumenti che possano consentire senza mezzi termini di eliminare zone d’ombra, quindi sanare o demolire.

Il d.P.R. n. 380/2001 utilizza il microscopio in un comparto in cui l’unità di misura è il centimetro. Ma non solo, l’evidente impossibilità di sanare molte difformità e la tendenza dei comuni a chiudere più di un occhio hanno trasformato i territori in complesse situazioni di illegittimità in cui nessuno vuole prendersi le sue responsabilità.

Primo fra tutti, Governo e Parlamento dovrebbero riscrivere le norme che riguardano la sanatoria edilizia ordinaria, eliminando completamente le storture della doppia conformità edilizia non più in linea con i tanti controlli che riguardano la definizione dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi.

Occorre, inoltre, ricordare che il condono edilizio non è il male assoluto ma un istituto straordinario che consentirebbe di regolarizzare situazioni ormai in equilibrio con i territori.

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In tutto questo non si può dimenticare che il comparto dell’edilizia ha la tendenza a flettere maggiormente durante i momenti di crisi e a rimbalzare decisa durante le riprese economiche. Così è stato nel biennio 2020-2021 grazie alle detrazioni fiscali e al meccanismo di cessione del credito.

Alla luce di quanto accaduto (e sta ancora accadendo), Governo e Parlamento devono:

  • definire una legge quadro sulle detrazioni fiscali in edilizia che sia stabile e duratura;
  • premiare (davvero) gli interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico;
  • definire una piattaforma informatica unica per l’accesso ai benefici fiscali;
  • prendere una decisione sul meccanismo di cessione del credito, senza il quale la pandemia avrebbe raso al suolo l’intera economia italiana.

Consentire la conversione di un credito in moneta virtuale si può e necessita di strumenti che nel 2023 è inammissibile pensare che lo Stato non conosca. Il problema principale di questo meccanismo (lo ha capito anche un bambino) è la maturazione del credito fiscale: se questo è vero allora non possono sussistere problematiche anche in caso di cessione infinita. La decisione, però, è solo politica (e anche questo lo ha capito un bambino).

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Il 2023 è forse uno dei più importanti tra gli ultimi anni anche perché dovrebbero cominciare a vedersi gli effetti del Piano di Ripresa e di Resilienza (PNRR) che, alla luce della stratificazione normativa italiana, stenta a decollare.

Governo e Parlamento saranno ancora di più responsabili del futuro dell’economia italiana.

Cambiare è possibile, anche in meglio qualche volta (si spera).

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