15/09/2022 – Segretari comunali: 48 nuove assunzioni per fronteggiare 3.308 posti vacanti

La nuova “ondata” di reclutamento dei segretari comunali, passa per un concorso da 48 posti. Palazzo Vidoni ha dato il via libera al concorso, che mira ad aggiungere queste poche decine di segretari a quelli in servizio, che sono 2.243: peccato che le sedi da occupare siano 5.367, sicchè le segreterie vacanti risultano 3.308, la gran parte nei piccoli comuni con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti (2.389). Paradossale la circostanza che in questa voragine dotazionale, 90 segretari siano in disponibilità, cioè non sono titolari di sedi nonostante i vuoti spaventosi di organico e 94 siano in aspettativa, comando o altro utilizzo: come se la categoria fosse nel periodo di vacche grasse.

Accanto a questa goccia nel mare, il decreto Sostegni ter consente ai segretari di fascia C di accedere anche alle sedi di comuni con popolazione da 5.000 abitanti, se le (cervellotiche) procedure di individuazione del segretario siano andate deserte. Un modo per dire stop all’attribuzione di incarichi a tempo a dipendenti improvvisati talora come segretari, pensata nel 2019: scelta estremamente discutibile per l’assenza di selezioni nemmeno lontanamente paragonabili a quelle previste per l’accesso alla carriera e che avevano sortito anche l’effetto di bloccare l’ascesa di carriera ai segretari di fascia C.

Ma anche la possibilità che si apre ai segretari di fascia C (i quali potrebbero prendere servizio solo nei comuni fino a 3.000 abitanti) non brilla per coerenza: infatti, favorisce la deprivazione dei comuni piccoli (quelli col maggior numero di vuoti) del titolare di segreteria.

Ultima chicca: il decreto Sostegni ter prevede la possibilità di riservare il 50% dei posti dei futuri concorsi per segretario comunale a vicesegretari e a dipendenti delle PA in possesso di titoli utili per l’accesso alla carriera di segretario comunale.

Spicca, dunque, il ritorno, dopo il 1997, al reclutamento rivolto anche ai vicesegretari e ai dipendenti della PA, azzerato dalla riforma Bassanini per l’accesso alle sedi allora di segreteria generale. Come sempre, le riforme fallimentari sono esaltate come “epocali” quando le si approvano, determinano la messa all’indice dei pochi che evidenziano i loro clamorosi difetti, per poi, dopo decenni, deflagrare nelle loro inevitabili conseguenze, da un lato disastrose e dall’altro comiche, specie quando si recuperano rottami informi dell’ordinamento distrutto.

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