07/09/2022 – Direttiva dell’UE sul salario minimo: cosa prevede e quale è la posizione dei partiti?

  1. Cosa è il salario minimo?
  2. Come viene definito il salario minimo legale?
  3. Quale è la situazione in Italia?
  4. Elezioni: Cosa ne pensano i partiti?

In seguito alle preoccupazioni europee degli ultimi anni, quali la sicurezza energetica, l’uguaglianza di genere, l’adeguatezza dei salari e molti altri, in autunno gli eurodeputati dovrebbero finalmente approvare una serie di leggi volte a tutelare questi temi importanti.

In questo articolo cercheremo di approfondire il tema del salario minimo in Italia, chiarificando quali saranno le principali conseguenze per i lavoratori italiani e le posizioni dei partiti, in vista delle elezioni.

Con l’approvazione della Direttiva Europea sul salario minimo del 12 luglio 2022, l’UE invita gli stati membri ad approvare leggi nazionali a tutela del lavoratore.

 

Tuttavia, tale provvedimento non prevede alcun obbligo da parte dei Paesi Europei, ma si limita a delineare dei criteri per definire i minimi salariali. Lo scopo è quello di fissare un minimo salariale equo, in grado di garantire ai lavoratori uno stile di vita adeguato.

L’obiettivo dunque è quello di eliminare le disuguaglianze salariali e ridurre il più possibile il numero di contratti precari.

Cosa è il salario minimo?

Nei paesi dell’Unione Europea, esistono due tipologie di salario minimo:

  1. Salario minimo legale: previsto a livello nazionale tramite leggi specifiche.
  2. Salario minimo definito dai contratti collettivi: ovvero contratti stipulati tra sindacati e datore di lavoro.

Ad oggi, tutti i Paesi dell’Unione Europea con l’eccezione di 6 Stati membri, hanno già introdotto il salario minimo legale. Tra questi 6 Stati fanno parte ItaliaDanimarcaFinlandiaSveziaCipro e Austria.

Facendo riferimento ai 21 Paesi Europei che ad oggi prevedono il minimo legale, l’ammontare mensile varia drasticamente da paese a paese. Infatti, come mostrato nel grafico di seguito, tenendo conto delle statistiche pubblicate da Eurostat, la Bulgaria è il Paese che prevede un minimo salariale più basso, mentre il Lussemburgo quello più elevato.

Direttiva Ue

Come viene definito il salario minimo legale?

Al fine di definire un minimo salariale, i Paesi Europei devono tenere conto del costo della vita, del potere d’acquisto, del PIL e dell’andamento dell’economia del Paese. In seguito, tali parametri devono essere periodicamente monitorati, in modo da effettuare delle modifiche in caso la situazione cambiasse drasticamente.

Quali sono le conseguenze?

Con l’introduzione del salario minimo legale, i lavoratori sono tutelati per cui l’ammontare della retribuzione del dipendente, non è più a completa discrezione del datore di lavoro. Al contrario, è stabilita una soglia minima, la quale non può essere ridotta, se non per una modifica di legge.

Quale è la situazione in Italia?

Fino ad oggi, in Italia il salario minimo non è mai stato tutelato da una legge nazionale, bensì dalla contrattazione collettiva. Con contratti collettivi, si intendono veri e propri contratti stipulati tra le parti interessate. Sanciscono accordi indipendenti con cui vengono stabiliti specifici condizioni e parametri i quali devono essere rispettati da entrambe le parti.

Tuttavia tali contratti non sono obbligatori e spesso non possono essere applicati. Per cui molti lavoratori, non essendo tutelati, sono in condizioni salariali disastrose.

Elezioni: Cosa ne pensano i partiti?

Come ben sappiamo, le prossime elezioni sono alle porte e come ci immaginavamo, i partiti politici hanno idee distinte sul tema dei salari minimi. Vediamo di seguito che posizioni prendono i leader dei partiti:

Posizione dei principali Partiti Politici:

  • Partito Democratico→ Sono a favore del salario minimo e ad una riduzione del cuneo fiscale
  • Movimento 5 Stelle → Anche il M5S è a favore, definendo un minimo di 9 € l’ora.
  • Lega → Si oppongono all’introduzione del salario minimo nazionale, affermando che senza una riduzione della tassazione sul lavoro, la situazione non cambierebbe.
  • Forza Italia e Fratelli d’Italia → Entrambi i partiti sono contro l’introduzione dei salari minimi. La loro visione è quella di garantire incentivi alle aziende per aumentare i posti di lavoro.
  • Azione e Italia Viva → Entrambi i partiti sono a favore del salario minimo, ma propongono che la soglia minima venga stabilita da una commissione di esperti.

Questa non è la prima volta che in Italia si cerca di introdurre una tutela salariale per i lavoratori, infatti con la legge del 10 Dicembre del 2014 (Jobs Act) era prevista l’introduzione di un compenso orario minimo. Tuttavia questa legge non è mai stata introdotta

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