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I sogni caldi e manageriali di chi si esalta per la programmazione di tutto sono soddisfatti: il layer of bureucracy è finalmente operante: il piano integrato di attività e organizzazione, Piao, è tra noi.

Difficile, mentre suonano le fanfare e le città sono in festa per l’avvenimento, immediate e pacate riflessioni a caldo. Ne proponiamo due.

Una, è riferita al DM consistente nel regolamento che contiene il cosiddetto “schema” del Piao, cioè poco più che un indice sommario, molto sommario, nel quale però riemergono vecchi preconcetti e pregiudizi sul modo di intendere l’organizzazione del lavoro pubblico:

 

Mentre si parla di concorsi, rilancio delle assunzioni, necessità di svecchiare il personale pubblico, 700.000 nuovi dipendenti nei prossimi 5 anni, il retropensiero riemerge: nel Piao si dovrebbe stimare l’evoluzione dei bisogni prevedendo la “riduzione del numero degli addetti”, grazie ovviamente alla “digitalizzaizone dei processi”. Per esempio, come quella del Mepa di questi giorni. Ed è perfettamente noto come la “digitalizzazione” consentirà di ridurre il numero di docenti della scuola, medici, infermieri, assistenti sociali, operai, forze dell’ordine, addetti dei servizi alla persona.

Seconda considerazione: il DM, all’articolo 11 dispone espressamente che negli enti locali il Piao è approvato dalla giunta.

Corretto. Peccato non si possa fare a meno, comunque, di ricordare che ai sensi dell’articolo 117, comma 2, lettera p), della Costituzione la materia delle competenze degli organi degli enti locali è riservata alla legge: magari, ricordare con un “ai sensi” nel DM non avrebbe guastato.

In secondo luogo, il Piao farà da contenitore del piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza. Speriamo che l’indicazione del DM possa definitamente superare le arzigogolazioni dell’Anac, che da anni spinge per complicare la vita negli enti locali e violare le regole sulle competenze. Il PNA 2019, per esempio, sul tema, prevede: “In fase di adozione, ad esempio, può essere utile prevedere un doppio passaggio, con l’approvazione di un primo schema di PTPCT e, successivamente, del PTPCT definitivo. 

. Per gli enti territoriali, caratterizzati dalla presenza di due organi di indirizzo politico, uno generale (il Consiglio) e uno esecutivo (la Giunta), l’Autorità ritiene utile l’approvazione da parte dell’assemblea di un documento di carattere generale sul contenuto del PTPCT, mentre l’organo esecutivo resta competente all’adozione finale. In questo modo l’organo esecutivo (e il suo vertice, il Sindaco/Presidente) avrebbe più occasioni di esaminare e condividere il contenuto del PTPCT“.

Ecco, si auspica che quel che l’Autorità legittimamente ritiene utile non sia da considerare vincolante e obbligatorio. Già armonizzare l’approvazione del Piao, negli enti locali, tra Dup e Peg è impresa ardua. Se si si mette di mezzo anche chi intende coinvolgere organi non competenti, non se ne esce più.

 

 

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