19/10/2018 – Il malvezzo dell’approvazione di provvedimenti “salvo intese” nel Consiglio dei ministri genera mostri

Il malvezzo dell’approvazione di provvedimenti “salvo intese” nel Consiglio dei ministri genera mostri

Sui giornali si legge che il Consiglio dei Ministri ha “approvato” questo o quel provvedimento e, a giusta ragione, ci si immagina una sacrale ufficialità. Un testo redatto e sottoscritto da chi lo ha proposto; un attento esame dei componenti del Consiglio in una fase preliminare alla convocazione della seduta; un’esposizione accurata del Ministro competente durante la seduta; interventi per chiarire o proporre modifiche; la verbalizzazione pignola e capillare degli interventi, delle modifiche; la redazione del testo risultante e la sua definitiva sottoscrizione.

Da anni, ormai, invece, il Consiglio dei Ministri approva oggetti, titoli e bozze con la formula “salvo intese”.

In altre parole, non si approva alcun testo definito, ma solo intenzioni generali o in taluni casi semplici slide, che poi vengono magari proiettate in via spettacolare in conferenza stampa.

Per queste ragioni, poi, i testi dei provvedimenti circolano solo come “bozza” per le redazioni, magari sapientemente trasmessi da parte di chi vuol capire in anteprima “come andrebbe a finire” se davvero un certo contenuto sia trasfuso nel provvedimento, salvo magari ripensarci.

E, spesso, poi, questi provvedimenti senza testo, senza contenuti, con sole intenzioni, finiscono per “perdersi per strada” o arrivare al Quirinale e soprattutto in Gazzetta Ufficiale decine di giorni dopo la loro presunta approvazione.

Al di là della presenza di “manine” che da sempre compaiono all’improvviso e sfuggono al controllo di chi dovrebbe presidiare un processo produttivo, quello di disegni di legge o a maggior ragione di decreti legge, questo modo di procedere non appare oggettivamente consono all’altissimo mandato del Governo.

Qualsiasi deliberazione d’assemblea anche della più piccola associazione bocciofila necessita dell’intervento formale e solenne di un notaio, che redige un puntiglioso verbale con la descrizione più dettagliata della decisione. I comuni non si sognano nemmeno di approvare deliberazioni di giunta o consiglio che non siano scritte, formalizzate, passate al vaglio dei segretari comunali che verbalizzano con estrema precisione gli interventi nelle sedute degli organi. Come è giusto che sia.

Se il Consiglio dei Ministri, invece, ritiene possibile e corretto che decisioni fondamentali per la vita del Paese si adottino senza che i decisori conoscano nemmeno i contenuti di ciò che approvano, trincerandosi dietro la formula “salvo intese”, serve a poco scandalizzarsi per le sceneggiate contro le “manine” o irridere chi, quale Ministro, sbraita contro la “manipolazione” dei testi (specie se chi irride, quando era al Governo, della formula “salvo intese” ha usato e abusato).

Sarebbe troppo pretendere che il Consiglio dei Ministri deliberi solo ed esclusivamente su testi già formati e completi e sopprimere per sempre l’abitudine pessima di deliberare il nulla “salvo intese”?

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto