04/07/2018 – La dignità del lavoro sta nel tempo determinato. Finalmente il professor Ichino spiega meglio le proprie idee.

La dignità del lavoro sta nel tempo determinato. Finalmente il professor Ichino spiega meglio le proprie idee.

Il porofessor Pietro Ichino è stato il fautore della  guerra santa (di per sè giustisssima, purtroppo fin troppo poco efficace) ai “fannulloni” della PA, fungendo da vero e proprio ispiratore di larghi punti della riforma Brunetta. Ivi compresa la fallimentare costituzione della Civit, ove spinse per nominare un proprio collega, a sè molto vicino, Pietro Micheli, che si dimise quasi subito per la conclamata inutilità del costoso organismo, poi infatti eliminato e sostituito dall’Anac.

Sul Corriere della sera del 3 luglio 2018, nell’articolo titolato “La dignità del lavoro non dipende dalla stabilità“, a commento del “decreto dignità”, oltre a spiegare che la dignità è propria sostanzialmente di chi lavora con contratti a termine, si scaglia per l’ennesima volta contro i privilegi dei dipendenti pubblici.

In attesa che la trasformazione dei contratti pubblici in diffusi voucher, contratti a teermine, a chiamata, somministrazione, e “lavoretti” renda il lavoro pubblico più dignitoso e soprattutto più efficiente, almeno all’Ichino va dato il merito di rinunciare per una volta all’understatment sul tema dei “fannulloni”.

La gran parte degli iscritti alla crociata contro i dipendenti pubblici scrive sempre che gli assenteisti, i fannulloni, quelli che lavorano senza dignità, sono comunque una minoranza da combattere.

Ebbene, finalmente Ichino rinuncia a queste false ipocrisie: per l’Autore il contratto a tempo indeterminato, che nel lavoro pubblico è la forma normale di regolazione del lavoro, “consente  tipicamente a una parte consistente degli addetti di prendersela comoda, di anteporre sistematicamente il proprio interesse a quello degli utenti”.

Finalmente, niente più buonismi. Una “parte consistente” dei 3 milioni di dipendenti pubblici se la prende comoda, sostanzialmente ruba lo stipendio e crea una situazione davvero inaccettabile: lavora con contratti a tempo indeterminato e, quindi, senza dignità.

Conosciuto il problema, aspettiamo con fiducia che finalmente si intervenga in questo campo con le necessarie misure volte a restituire la dignità perduta a questi dipendenti, che solo in parte, poco consistente ovviamente, sa solo lontanamente in cosa possa consistere la dignità.

Il Prof. Ichino, nel ruolo di chi ha con altri ispirato il Jobs Act, poteva, mentre i vari partiti nei quali ha militato sostenevano i governi che si succedevano, avrebbe potuto attivare ben prima il piano per ridare dignità ai dipendenti pubblici. Peccato che l’opera non sia riuscita.

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