08/03/2017 – la famiglia come un’azienda – la pubblica amministrazione come un’azienda

LA FAMIGLIA COME UN’AZIENDA.

Ho la fortuna di fare un lavoro interessante, che mi consente di entrare a contatto con persone diverse e tra questi i “pensatori per conto della P.A.”,quelli che, non avendo mai svolto l’attività di manager di azienda, né di dirigente pubblico, senza avere mai avuto responsabilità di risorse, progetti o risultati, si sentono maestri in materia di “management pubblico”, per averlo studiato e insegnato. E per dirla con De Andrè, “danno buoni consigli, non potendo dare cattivo esempio”.

Generalmente evito di incontrarli per ragioni di compassione, ma qualche volta, inevitabilmente, ci si ritrova. Hanno tutti lo stesso atteggiamento, sono portatori delle stesse teorie (senza risultato) frequentano le stesse persone e si distinguono perché non hanno alcuna passione e sono particolarmente attratti dal denaro.

In una di queste volte mi sono trovato, mio malgrado e per puro caso, a essere nominato presidente di un organismo di valutazione di un grosso ente del nord. 

Mi era sembrata una buona occasione per mettere in atto un sistema funzionale di valutazione, che tenesse conto della specificità del contesto e del livello elevato delle persone da valutare.

Mi scontrati subito con l’impostazione ragionieristica del collega, sedicente luminare sull’argomento, esperto dell’arte della misurazione, maestro incontrastato della partita doppia.

Riuscii a fare passare molte presunte innovazioni, che in verità erano solo applicazioni logiche, e persino delle trasgressioni, che in verità erano solo adattamenti al contesto, apprezzate dai dirigenti. Ma tutto mi costò una fatica immane: ogni argomento veniva spinto sull’applicazione di schede di controllo, sui costi, sulle dimensioni… insomma, sulla misurazione del banale. 

Era inutile spiegare che si trattava di un ente di governo, il cui compito non era quello di produrre o vendere, ma di programmare, promuovere e creare condizioni di sviluppo, regolazione o persino di normazione. 

Il confronto (inutile) proseguiva anche nella pausa pranzo dove, una volta, tra lo sbigottimento dei commensali, a corto di argomenti, assumendo il tono di chi si rivolge a uno studente fuoricorso mi disse: ma tu non hai letto il mio ultimo libro!

Lo guardai con lo sguardo compassionevole di un infermiere nei confronti di un paziente irrecuperabile e gli dissi: confesso di non averlo fatto, ma solo perché ho trovato altre letture più interessanti. però ho il privilegio di potere avere una sintesi direttamente dall’autore. Noi proseguiamo a mangiare e tu ci illumini.

Non bastò

La contesa proseguì finché per stanchezza (lo confesso) decisi di abbandonare quell’esperienza, dedicandomi a occupazioni e battaglie più interessanti e proficue. Ma ricordo bene una delle ultime conversazioni: al culmine dei nostri infiniti confronti (inutili) in cui tentavo di fargli comprendere che non poteva considerare ogni pubblica amministrazione come un’azienda, gli portai come esempio la famiglia. Provai a dirgli che la famiglia, per esempio, non può essere considerata come un’azienda, essendo un luogo dove deve prevalere il senso di appartenenza e la funzione di sostegno reciproco alle esigenze di calcolo. Ma fu proprio lì che mi disse: ti sbagli, anche la famiglia è un’azienda.

Lo guardai negli occhi trasformando la rabbia in compassione e gli dissi: mi metti paura. Quindi, se tuo figlio va al cinema gli chiedi di scegliere la pellicola che possa assicurargli un valore aggiunto? Se organizzi una gita con gli amici fai il calcolo dei costi/benefici ? Se inviti qualcuno a pranzo o a cena, ti chiedi che cosa avrai in cambio? e … consentimi… per ragioni di rispetto, non voglio chiedermi quale tipo di performance o di valore aggiunto chiederai a tua moglie.

Mi è bastato questo per scegliere altre strade. E’ probabile che lui faccia carriera, anche perché i vertici governativi sono pieni di persone che la pensano allo stesso modo. Preferisco scegliere altre compagnie e rimanere un “artigiano” della formazione e dell’organizzazione.

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