08/03/2017 – Dirigenza pubblica: superato il congelamento disposto dalla legge 208/2015. Erroneo il parere 23/2017 della Sezione Emilia Romagna

Dirigenza pubblica: superato il congelamento disposto dalla legge 208/2015. Erroneo il parere 23/2017 della Sezione Emilia Romagna

 
 
Ancora una volta le sezioni giurisdizionali di controllo della Corte dei conti si segnalano per l’emanazione di pareri eccessivamente rigidi.
In questo caso, la questione è stata affrontata dalla Sezione regionale di controllo dell’Emilia Romagna, con parere 23/2017, riguardo la persistenza o perdita dell’efficacia dell’articolo 1, comma 219, della legge 208/2015, che ha “congelato” le assunzioni dei dirigenti.

E’ bene ricordare il testo dell’incipit dell’articolo 1, comma 219: “Nelle more dell’adozione dei decreti legislativi attuativi degli articoli 8, 11 e 17 della legge 7 agosto 2015, n. 124, e dell’attuazione dei commi 422, 423, 424 e 425 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, e successive modificazioni, sono resi indisponibili i posti dirigenziali […]”.
L’amministrazione locale richiedente il parere ha prospettato la tesi secondo la quale la norma in esame ha perso efficacia perché:
1)      il processo di ricollocazione dei dipendenti provinciali si è concluso;
2)      la delega legislativa per la riforma della dirigenza pubblica è scaduta.
Sono, dunque, manifestamente venute a mancare le condizioni perché il congelamento della dirigenza possa considerarsi tuttora operante.
La Sezione Emilia Romagna è di diverso avviso. Ritiene, dunque, che l’effetto di congelamento sia ancora operante, riferendosi al richiamo all’articolo 17 della legge 124/2015, contenuto nel suo articolo 11. Riportiamo i passaggi rilevanti del parere della Sezione:
a)                           “la delega di cui all’art. 17 della legge 124/2015 non solo non è scaduta ma, entro il termine stabilito, è tuttora legittimamente esercitabile da parte del Governo a legislazione vigente, assumendo non il parere della Conferenza unificata bensì conseguendo l’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. In questo senso è il parere reso dal Consiglio di Stato nell’adunanza della Commissione speciale del 9 gennaio 2017 (numero 00083/2017) riguardante un quesito circa gli adempimenti da compiere a seguito della richiamata sentenza della Corte Costituzionale n. 251”;
b)                           “il disposto del comma 219 dell’art. 1 della legge n. 208 del 28.12.2015non può ritenersi superabile alla stregua degli argomenti sviluppati dal Comune richiedente e che nemmeno è adeguatamente motivata la prospettazione di un ”vuoto normativo” dopo la sentenza della Corte n. 251, in quanto il riferimento all’esercizio della delega di cui all’art. 17 della legge 124/ 2015, inserito nel testo del citato comma 219, ai fini d’interesse conserva intatta la propria vigenza e con essa il proprio rigore impeditivo”.
L’approccio interpretativo proposto dalla Sezione è da considerare necessariamente erroneo. Esso si fonda su un argomento letterale, il richiamo che l’articolo 1, comma 219, della legge 208/2015 fa all’articolo 17 della legge 124/2015.
Si tratta di un’argomentazione falsa e ne spieghiamo le ragioni. Al momento dell’approvazione della legge 208/2015, cioè nel dicembre del 2015, la delega legislativa contenuta nell’articolo 11 della legge 124/2015 non era stata ancora esercitata (il Governo si sarebbe attivato solo nell’agosto 2016).
Non doveva sfuggire alla Sezione Emilia Romagna che ai sensi dell’articolo 11, comma 1, della legge 124/2015 “Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, salvo quanto previsto dall’articolo 17, comma 2, uno o più decreti legislativi in materia di dirigenza pubblica e di valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici. I decreti legislativi sono adottati nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi […]”.
L’articolo 17, comma 2, della legge 124/2015 dispone: “Le deleghe di cui all’articolo 11 e al presente articolo possono essere esercitate congiuntamente mediante l’adozione di uno o più decreti legislativi secondo la procedura di cui all’articolo 16, purché i decreti siano adottati entro il termine di cui all’articolo 11, comma 1”.
Ecco, allora, che si spiega il motivo per il quale l’articolo 1, comma 219, della legge 208/2015 cita sia l’articolo 11, sia l’articolo 17, della legge 124/2015: al dicembre 2015 non era ancora chiaro se il Governo avrebbe esercitato la delega contenuta nell’articolo 11, riferita alla riforma della dirigenza, disgiuntamente e autonomamente, oppure in via congiunta con l’intera riforma della pubblica amministrazione, che trae fonte proprio nell’articolo 17 della legge 124/2015.
Nell’agosto 2016, tuttavia, il Governo ha compiuto la scelta: ha deciso di attuare la delega rivolta alla riforma della dirigenza pubblica in modo autonomo e disgiunto dalla più complessiva riforma del lavoro pubblico.
Pertanto, l’aggancio ipotetico tra articoli 11 e 17 della legge 124/2015, una volta adottato in modo autonomo lo schema di riforma della dirigenza, non si è più potuto realizzare.
Il Governo ha inteso percorrere in via del tutto autonoma ed indipendente la riforma della dirigenza, slegandola dalla delega contenuta nell’articolo 17.
Poiché questi sono i fatti, allora la conclusione cui giunge la Sezione EmiliaRomagna non può che considerarsi irrimediabilmente  errata. A dimostrarlo è il fine esplicito dell’articolo 1, comma 219, della legge 208/2015: impedire alle amministrazioni di incrementare le dotazioni organiche di fatto dei dirigenti, mentre era in corso una riforma rilevantissima, che avrebbe portato alla soppressione dei ruoli delle varie amministrazioni e alla creazione di un ruolo unico.
E’ del tutto oggettivo rilevare che, scaduta la delega contenuta nell’articolo 11 della legge 124/2015 e stabilito di non esercitare quella delega congiuntamente con quella dell’articolo 17, il fine dell’articolo 1, comma 219, della legge 208/2015 non è più né utile, né raggiungibile
Lasciare ancora operante il congelamento della dirigenza alla delega contenuta nell’articolo 17 della legge 124/2015, che nulla ha a che vedere con la riforma dello status dei dirigenti pubblici, significa espandere oltre il lecito il termine di esercizio della delega legislativa, con evidente violazione dell’articolo 76 della Costituzione. Pertanto, anche un’interpretazione costituzionalmente orientata della fattispecie, rivela l’approccio erroneo della Sezione Emilia Romagna, che è da considerare, quindi, come inoperante.
Il congelamento della dirigenza disposto dall’articolo 1, comma 219, della legge 208/2015 è da ritenere certamente ormai superato e privo di efficacia.
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