29/01/2017 – La rivincita dei Mandarini

La rivincita dei Mandarini

di Salvatore Sfrecola

 

A volte ritornano, verrebbe da dire, dopo le ultime cronache da Palazzo Chigi, dove si sente dire di Grand Commis che tornerebbero a ricoprire prestigiosi incarichi all’interno del governo, a cominciare da quello, chiave, di Capo del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (DAGL), oggi diretto da Antonella Manzione, giunta a Roma al seguito di Matteo Renzi che a Firenze le aveva affidato la carica di Comandante della Polizia Municipale.

Renzi, infatti, appena insediato a Palazzo Chigi, non aveva confermato i Consiglieri di Stato, della Corte dei conti e gli Avvocati dello Stato che aveva trovato in gran numero negli uffici di “diretta collaborazione” alla Presidenza e nei ministeri, tra Capi di Gabinetto e degli Uffici legislativi e consiglieri giuridici. Com’è tradizione, del resto, come hanno scritto Roberto Mania e Marco Panara in “Nomenklatura – Chi comanda davvero in Italia”. Insomma i “mandarini”, come in Cina venivano chiamati gli alti burocrati. A cominciare proprio dalla Presidenza del Consiglio dove negli anni scorsi Antonio Catricalà, Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, era passato da Segretario generale a Sottosegretario di Stato. In precedenza aveva svolto funzioni di Capo di Gabinetto alla funzione pubblica e alla ricerca scientifica con Ruberti. Giurista di valore, civilista raffinato, la sua passione vera, ama ripetere, aveva ricoperto con Claudio Zucchelli, capo del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi, un ruolo centrale nel governo Berlusconi. Anche come “padre nobile”, lui giovanissimo, degli altri magistrati amministrativi, anche quando passati a cariche politiche , come Franco Frattini, altro giudice di Palazzo Spada.

Da Zucchelli ed Antonella Manzione, certo un fatto traumatico per tutti. Perché non è solo la preparazione giuridica della Manzione ad essere incommensurabilmente lontana da quella di Zucchelli e di quanti prima di lui hanno ricoperto quel ruolo, a cominciare da Giuseppe Potenza, quello del famoso Manuale di diritto amministrativo scritto con Guido Landi, altro magistrato del Consiglio di Stato e, prima di lui da Antonio Sorrentino, mitico collaboratore di Giulio Andreotti.

È l’autorevolezza di chi ricopre quei posti uno degli elementi di forza del Governo. Perché Catricalà e Zucchelli s’impongono naturalmente agli altri Grand Commis, per il ruolo del Consiglio di Stato, da cui provengono, e, soprattutto, per la loro esperienza come coadiutori di ministri e legislatori.

Matteo Renzi voleva evitare che accanto a lui ed agli altri ministri, dei quali conosceva bene l’inconsistenza professionale e l’assoluta assenza di esperienza, operassero esperti che, in qualche modo indipendenti, condizionassero le scelte di ministri e sottosegretari. Uomini capaci di dire “no” quando una certa iniziativa legislativa o di alta amministrazione non fosse conforme a legge.

Uscito Renzi da Palazzo Chigi, Gentiloni si sta facendo consigliare per rafforzare gli staff con persone che sanno di diritto molto più dei giovanotti volonterosi ma con pochi studi e nessuna esperienza, che hanno caratterizzato le precedenti gestioni.

Su questa scia si sta muovendo anche Maria Elena Boschi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, la quale, per sostituire Antonella Manzione alla guida del DAGL, con la quale è sempre mancata la necessaria sintonia, avrebbe in animo di mettere in campo l’Avvocato dello Stato Carlo Sica, ed il Presidente di sezione del Consiglio di Stato Luigi Carbone.

La Boschi si deve essere resa conto, dopo le solenni bocciature dei decreti Madia da parte della Corte costituzionale che la stesura di una legge o di un decreto legislativo non può essere affidata al primo che passa per Piazza Colonna o sotto la Galleria Sordi occorrendo una specifica, vasta preparazione giuridico legislativa. E così vorrebbe ricorrere a due pezzi da 90 ben noti nei corridoi di Palazzo Chigi e di molti ministeri nei governi Berlusconi, Amato, D’Alema e Prodi, collaboratori anche di Gianni Letta e del ministro Brunetta a Palazzo Vidoni

Con queste nomine la Boschi rafforzerebbe il proprio potere anche nei confronti di Gentiloni il quale, a sua volta, va costituendo una sorta di “cerchio magico capitolino”, anche per assicurarsi un’autonomia di valutazione dei provvedimenti di cui viene chiesta l’iscrizione all’ordine del giorno del Consiglio di ministri a seguito della positiva istruttoria del “Preconsiglio”, la riunione preparatoria presieduta dalla Boschi alla presenza dei Capi degli uffici legislativi e degli esperti dei ministeri. Pochi conoscono il ruolo di queste riunioni, ma è lì che viene deciso cosa e come è pronto per la Gazzetta Ufficiale.

28 gennaio 2017

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