tratto da phastidio.net

Prendiamola con filosofia

Pubblicato il 7 febbraio 2017 – di Luigi Oliveri

 

Egregio Titolare,

C’era un tempo nel quale la formazione universitaria e lavorativa indirizzava i datori di lavoro nella scelta dei propri collaboratori.

Per dire, le aziende di costruzione edìle, se hanno necessità di assumere un progettista che facesse i calcoli strutturali e dirigesse i lavori, si sentono autorizzate ad assumere, pensi un po’, un ingegnere. Ma, incredibile a dirsi, anche un’azienda che abbia bisogno di un supporto fiscale si sente tendenzialmente orientata ad affidare l’incarico eventualmente ad un commercialista.

Ma si tratta di cose del passato, vecchie, demodé e poco originali. Pensi, caro Titolare, quanta maggiore ricchezza e fantasia nel grigiore della routine desterebbe incaricare di seguire fiscalmente l’azienda un disegnatore di moda; o quanta armonia garantirebbe in una costruzione edile un diplomato al conservatorio!

 

Per fortuna, il Governo è molto più avanti e già da diverso tempo ha abbandonato la monotonia dell’arida corrispondenza tra curriculum vitae et studiorum e professionalità da ricoprire. Ci aveva pensato all’inizio del proprio mandato, sfortunatamente interrottosi a causa del 60% degli italiani che non comprendono le riforme, l’ex premier, ponendo al vertice del Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi della presidenza del Consiglio l’ex comandante del corpo di polizia municipale del comune di Firenze. Il Dagl è una struttura di comprensibile importanza strategica, perché deve garantire l’armonizzazione dei contenuti delle leggi con la Costituzione e le restanti disposizioni dell’ordinamento. Di solito, per quell’incarico i precedenti governi chiamavano alti magistrati del Consiglio di stato o di altre giurisdizioni, avvezzi a navigare con capacità tra i procellosi mari della complessa normativa. Il capo del corpo dei vigili urbani di Firenze è anche avvocato e, dunque, laureata in giurisprudenza: nessun dubbio, dunque, sulla simmetria tra studi ed incarico ricevuto al Dagl. Qualche dubbio in più, invece (espresso a nche al tempo della sua nomina dalla Corte dei conti) si poteva porre sull’esperienza ad interessarsi di materie come esteri, lavoro, finanza pubblica, politica industriale, sanità, ed altri ancora, che ovviamente nella carriera svolta negli enti locali non aveva visto ed esaminato nemmeno da lontano.

Sia come sia, in qualche modo poi al Dagl effettivamente un consigliere di Stato è andato. Infatti è accaduto che, nel corso del suo mandato, l’ex capo dei vigili è stata nominata, appunto, come componente del Consiglio di stato. Un percorso un po’ inverso e tortuoso, come dire, ma quasi alla fine dei 1000 giorni del Governo Renzi ecco che al Dagl il vertice era una laureata in giurisprudenza e perfino consigliere di stato. Poteva durare? Ovviamente no, caro Titolare. Improvvisamente, col nuovo Governo Gentiloni i meriti del capo del Dagl insediato dall’ex premier sono divenuti meno evidenti, come dire. Dunque, si è pensato bene di sostituirlo.

Come dice, Titolare? Sicuramente sarà stato insediato un laureato in giurisprudenza, magistrato o comunque esperto da tempo in legislazione? Eh no, caro Titolare, sarebbe stato troppo routinario, ripetitivo, noioso. Il nuovo vertice del Dagl è, invece, un laureato in filosofia! D’altra parte, talmente complessa è la normativa che appare opportuno appunto prenderla con filosofia e lo skill scelto può sicuramente essere quello giusto. E, poi, non è a tutti noto che dobbiamo proprio ad un filosofo, Charles Louis de Secondat barone di Montesquieu, la conoscenza dello spirito delle leggi?

Aspettiamo, comunque, con fiducia che al vertice degli affari giuridici e legislativi dell’istituzione che guida il Paese appunto con l’iniziativa delle leggi, prima o poi si assumano anche laureati in teologia, biologia, matematica, scienza delle costruzioni, farmacia, Isef, medicina, fisica e astronomia. Basta con la juristocracy, basta con la banale corrispondenza tra competenze e ruoli da ricoprire: la via del “merito” deve finalmente trovare la sua strada: l’uomo giusto, al posto giusto, soprattutto se la “fiducia” e la “sintonia” tra incaricato ed incaricante siano il vero “merito”, che travolge e rende solo un orpello la laurea e le esperienze lavorative possedute.

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