18/04/2017 – Il metodo Erdogan non é solo una “cosa turca”

Il metodo Erdogan non é solo una “cosa turca”

 

Possiamo continuare a sorprenderci, per uno o più giorni, ogni volta che assistiamo alla prepotenza di chi governa o di chi determina le scelte di natura economica o persino le guerre. Ma non possiamo nascondere la veste di “normalità” che attribuiamo alla menzogna e alla prepotenza. Anzi, si mette in conto e persino la si giustifica per la difesa di una posizione o di un partito.

Se le cose stanno così, il caso del referendum turco e della “vittoria” di Erdogan, é perfettamente normale. Già noto (non da poco) per i metodi autoritari e violenti, dopo essere stato sindaco di Istanbul, dal 1994 al 1998, dal 2003 é ininterrottamente primo ministro, fino al 2014, anno in cui diviene Presidente, fino a consolidare il suo ruolo e attribuirsi poteri assoluti grazie al recente referendum di questi giorni.

Tutto é accaduto con l’apparente utilizzo degli strumenti democratici come le elezioni e il referendum, ma con l’utilizzo di sistemi autoritari, quali la censura o persino il carcere per gli oppositori o il bavaglio alla libertà di stampa.

A conferma dei “metodi” utilizzati si aggiungono le affermazioni degli osservatori dell’OSCE che rivelano ufficialmente il “mancato rispetto degli standard”, cioè della correttezza. Ciò vuol dire che, nonostante l’utilizzo della prepotenza nella propaganda, l’affermazione della riforma di Erdogan ha avuto bisogno di brogli, anche maldestri.

Ma la versione di Erdogan é altra. Lui si presenta come vittima di un complotto, dichiara di avere contro le potenze occidentali ed evoca persino le crociate, senza alcun pudore.

Ecco il trucco: ingaggiare interventi antidemocratici e violenti e nel contempo, presentarsi come il paladino che difende la nazione che la difende dai nemici e non ha nulla da farsi perdonare.

il copione non é proprio originale. Lo ha sempre utilizzato ogni dittatore. E adesso “si porta” anche nel confronto politico all’interno dei sistemi a “democrazia consolidata”.

Se ci allarma ricevere quelle notizie dalla Turchia, dovremmo scandalizzarci quando gli stessi metodi si registrano dalle nostre parti.

Il bavaglio alla libertà di stampa e di espressione (con la censura verso trasmissioni “scomode”)  l’emarginazione di chi fa opposizione (definendo “gufi” gli oppositori o annullando le primarie perché l’esito non é gradito) la denigrazione delle forze politiche opposte (fino all’uso di “vaffanculo” o all’affermazione che “dovrebbero ammazzarli”) e la tentazione di scorciatoie costituzionali (per ridurre gli ostacoli a chi governa) sono esattamente gli stessi sintomi dello stesso modello di democrazia.

Il modello per il quale “chi vince comanda e fa ciò che vuole e per chi vuole”, si sostiuisce a “chi viene eletto deve servire l’interesse del popolo e della nazione” e alla sacralità delle elezioni intese come gesto massimo dell rappresentanza.

Quello che conta é soltanto vincere. E non importa come. Con meccanismi che favoriscano alcuni a danni di tutti, con il bavaglio agli organi di stampa, con le primarie truccate e… perché no, con elezioni truccate.

i prepotenti sono sempre esistiti. Quello che sorprende é che trovino sempre più sostegno e non solo tra i cosiddetti “ignoranti”.

Il referendum di Erdogan non é solo una “cosa turca”. Se non stiamo attenti potrebbe capitare anche dalle nostre parti. L’unico rimedio possibile é quello di accorgersene e sapere prendere le distanze da atteggiamenti autoritari, da scelte antidemocratiche, dalla riduzione della libertà di stampa e… soprattutto, dalla propaganda della menzogna.

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