29/08/2017 – Non sapevo più d’aver concorso anche a quel posto di segretario comunale

Camillo Sbarbaro.

“Mi sembra accaduto ad un altro. Non sapevo più d’aver concorso anche a quel posto di segretario comunale, quando mi strappò dal paese, mi sbalestrò nel tumulto della città sconosciuta l’avviso di presentarmi. Arrivai al municipio così stranito che, all’autorevole personaggio che spazientendosi me lo chiedeva, non riuscivo a dire il mio nome. – Che allocco! – lessi sulla sua faccia – Non sarai certo tu a vincere il concorso –

Respinto così sulla soglia, cercai tra i concorrenti (quanti!) un viso accogliente e trovai posto presso uno che, sorridendo benevole al mio imbarazzo, pareva invitarmi al suo fianco. Un uomo dall’aspetto umiliato, il quale subito scivolò a raccontarmi i suoi guai. Che in me avesse adocchiato il concorrente più facile a eliminare, non mi passò per la mente; ma, impreparato a quel primo scontro con la lotta per la vita, per istinto di difesa gli prestavo un orecchio distratto, mi forzavo di toglier credito alle sue parole. –Certo, io spero poco – concluse accasciandosi – Non ho la sua età né i suoi titoli di studio – e dicendo guardava il mio viso imberbe, sbirciava il mio vestire pulito. Era dire: perché così giovane vieni a portar via il pane a un padre di famiglia come me? Ma se acuì la sensazione d’essere lì un intruso, non fu questo a decidermi. Sorprendendo un’occhiata che, per evitare l’umiliazione del suo viso, contraccambiavo al suo abito: – Non è ch’io abbia solo questo – spiegò – ma ho pensato che presentandomi con questo … – e aspettava l’assenso. Per attaccarsi così agli specchi, era dunque vero quel che aveva raccontato.

Dal disagio, mi alzai a girellare per la sala; e fingendo di interessarmi agli affreschi (non immaginavo che per aver fatto la domanda potessero trattenermi?) m’avvicinai all’uscita; e già allungavo il piede alla scala quando s’affacciò su una soglia l’autorevole personaggio, gridò il mio nome.

Toccava a me.”

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto