20/09/2016 – GLI ALTI BUROCRATI MINISTERIALI IN GUERRA CON IL GOVERNO PER LA LEGGE MADIA SCRIVONO AL QUIRINALE – MA COSA RISPONDERÀ MATTARELLA VISTO CHE IL DECRETO ARRIVA DA SUO FIGLIO BERNARDO CHE LAVORA CON LA MADIA?

16 SET 2016 12:16

GLI ALTI BUROCRATI MINISTERIALI IN GUERRA CON IL GOVERNO PER LA LEGGE MADIA SCRIVONO AL QUIRINALE – MA COSA RISPONDERÀ MATTARELLA VISTO CHE IL DECRETO ARRIVA DA SUO FIGLIO BERNARDO CHE LAVORA CON LA MADIA? – CHE BISOGNO AVEVA RENZI DI METTERSI CONTRO L’ALTA DIRIGENZA ALLA VIGILIA DEL REFERENDUM E DURANTE LA SESSIONE DI BILANCIO?

Luigi Bisignani per “Il Tempo”

I più alti dirigenti dell’Amministrazione pubblica, preoccupati dagli obiettivi nascosti della riforma Madia, hanno cominciato a riunirsi, prima alla chetichella poi facendosi sempre più notare, fino a costituire un Comitato  a cui aderiscono nomi importanti (segretari Generali, capi dipartimento, capi di gabinetto) per denunciare con forza e in tutte le sedi, dalla Presidenza della Repubblica alla Corte Costituzionale e quella di Giustizia europea, le incongruenze di un provvedimento che sottomette la dirigenza oggi a Renzi e domani, chissà, forse a Grillo.

Perfino una personalità senza macchie come il Presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli ha ascoltato interdetto le ragioni del Comitato. Ma che bisogno aveva in questo momento il Premier di creare un’altra spaccatura così profonda, rischiando di paralizzare l’azione del Governo durante la sessione di bilancio e a ridosso del referendum?

La riforma non solo scardina i principi fondamentali del lavoro pubblico, rendendolo di fatto precario, svuotando di significato il concorso che vi dà accesso e violando il principio di uguaglianza con magistrati, diplomatici e professori universitari, ma non persegue neanche gli obiettivi dichiarati di rendere più efficiente e meno costosa la Pubblica amministrazione.

Più efficiente la Pa non diventa perché piuttosto che renderla appetibile ai giovani che dovrebbero rinnovarla, si pongono le condizioni perché i più bravi scappino. Né sono garantiti i risparmi, dato il danno economico che lo Stato rischia di subire a seguito di inevitabili ricorsi. Anzi, considerati oltre 30.000 dirigenti, i maggiori costi supereranno i 40 milioni di euro. E soprattutto addio al merito. Le valutazioni per cui i dirigenti progrediscono o vengono “retrocessi” non devono essere neanche argomentate.

Infine, il decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri più silenzioso della storia, nonostante il disappunto di più partecipanti e un parere negativo della Ragioneria generale dello Stato. Ai ministri è stato fatto leggere o non è stato neppure messo nella cartellina che l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi prepara con tanta cura?

Perfino il Consiglio di Stato, chiamato per legge ad un parere consultivo, si è rifiutato di ascoltare i motivi del Comitato  che aveva chiesto di essere audito. A presiedere la commissione è Franco Frattini, che conosce meglio di chiunque la materia per aver rimediato, da Ministro della Funzione Pubblica nel 2002, i guasti della legge Bassanini che per prima ha introdotto lo spoil system. Sarà interessante vedere come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella commenterà, se commenterà, il documento che gli sta per arrivare sulla scrivania, firmato da alcuni dei più alti dirigenti dello Stato che, pur avendo vinto un concorso pubblico, verranno considerati funzionari usa e getta.

 

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto