07/07/2016 – I 10 comandamenti del dirigente pubblico dell’era Madia

I 10 comandamenti del dirigente pubblico dell’era Madia

 

  1. Il dirigente pubblico e l’imparzialità

Il dirigente pubblico è imparziale verso i suoi datori di lavoro. Perciò esegue qualsiasi ordine che il politico gli chiede. Questa è la vera imparzialità del dirigente. Da non confondere con l’imparzialità verso i cittadini.

  1. Il dirigente pubblico e la pianta organica

Il dirigente non raggiunge gli obiettivi perché i propri uffici sono sotto organico, e spera che l’organico non venga mai adeguato perché altrimenti si troverebbe obbligato a raggiungere gli obiettivi.

  1. Il dirigente pubblico e la sua formazione universitaria

Chi aspira a diventare un moderno dirigente pubblico non dà grande importanza al suo titolo di studio e come lo ha conseguito. L’importante è avere il pezzo di carta con scritto sopra dottore.  Tanto quello che ha studiato, si sa, servirà a ben poco. Se non otterrà una laurea, nessun dramma: il pubblico impiego è pieno di dirigenti senza laurea. Meglio usare il proprio tempo a coltivare utili amicizie piuttosto che passare la notte a studiare.

 

4) Il dirigente pubblico e gli obiettivi

Il nuovo moderno dirigente è oberato di obiettivi: di gestione, di adempimenti e di scadenze tra i più disparati. Più tanti sono gli obiettivi più è contento: avrà validi motivi per non farli tutti e potrà portare avanti quelli che gli piacciono e gli interessano di più.

 

5) Il dirigente pubblico e la capacità tecnica

Il dirigente si tiene costantemente informato delle norme, delle circolari, della giurisprudenza riguardante il diritto amministrativo, la finanza pubblica, il pubblico impiego, gli appalti, l’anticorruzione. Più le norme sono complesse, ridondanti e contraddittorie e più il dirigente, grazie alla sua creatività, potrà interpretarle per raggiungere i propri obiettivi e quelli dei politici, oppure per giustificarsi di non averli raggiunti. Il mafioso si sceglie il miglior avvocato penalista, il grande evasore fiscale si sceglie il miglior fiscalista, il politico intelligente si sceglie il miglior dirigente amministrativo.

 

6) Il dirigente e la qualità

Il dirigente moderno rispetta gli obiettivi: cioè raggiunge gli obiettivi che gli è stato detto di raggiungere. L’importante è soprattutto poter scrivere sui moduli che gli obiettivi sono stati raggiunti. Come, e con quale gradimento per il cittadino, non interessa molto; anche perché sui moduli di raggiungimento della performance la cosa non rileva.

 

  1. Il dirigente e gli adempimenti

Gli obiettivi si dividono in due: gli adempimenti obbligatori con sanzione e quelli altrettanto obbligatori ma senza sanzione. I primi si eseguono, i secondi si tralasciano. Il dirigente non si interroga sulla maggiore utilità dei primi rispetto ai secondi. Questo spetta al legislatore: il dirigente è corretto e non si occupa di questioni che non spettano a lui.

 

  1. Il dirigente e la tempestività

Esistono i termini perentori e i termini ordinatori. Le scadenze perentorie se superate comportano una sanzione. Perciò i termini perentori sono quelli che si tenta di rispettare, gli altri invece si rinviano. Il dirigente spera sempre nelle proroghe che spesso sono concesse dal legislatore: inutile fare le cose prima quando si possono fare dopo. Meglio se si annullerà l’obbligo di farle: infatti, prima di eseguire un ordine il bravo dirigente aspetta sempre il contrordine.

 

9) Il dirigente pubblico e i suoi colleghi

Il dirigente pubblico ha uno spirito di corpo ed è solidale con gli altri suoi colleghi. Si auspica che tutti la pensino come lui. Diffida di nuovi colleghi dirigenti troppo attivi e impulsivi. Il meglio è se può scegliere gli altri dirigenti. La sua esperienza deve contare e la sua saggezza va premiata. Delega al massimo per firmare il meno possibile, e non controlla chi ha delegato perché è troppo oberato di lavoro.

 

  1. Il dirigente pubblico e la privacy

Il bravo dirigente rispetta la privacy dei propri dipendenti e dei propri utenti, e non si informa delle loro abitudini. Tuttavia ha sempre le orecchie tese, senza ovviamente farsi scoprire, sulle amicizie, le frequentazioni e le parentele dei suoi dipendenti ed utenti. Eviterà di incorrere in tragici errori. Per esempio: non tenere in debita considerazione le richieste o le aspettative di un dipendente o di un utente che è parente, amico, convivente o amante di qualche politico influente.

 

APPENDICE: LA RIFORMA MADIA

           IL DIRIGENTE E LA POLITICA

Il dirigente pubblico comprende le esigenze della classe politica, che rappresenta il popolo.

Ai fini della sinergia tra indirizzo politico e gestione operativa, il dirigente si adegua a uno dei seguenti modelli:

Primo modello: il dirigente pubblico impegnato in politica. In questo caso il dirigente pubblico è iscritto o è attivamente sostenitore di un partito (ha effettuato volantinaggi per il candidato Sindaco del partito, ha presenziato ai suoi comizi e iniziative preelettorali). La sua carriera di solito inizia con chiamata diretta del partito (ovviamente applicando rigorosamente le norme di legge: art. 110, art. 90 ecc.). Meglio se del partito di governo dell’ente. Ma anche di un altro partito della coalizione opposta, che comunque gli potrà garantire una protezione o vie di fuga verso altri incarichi in caso di probabili spoils system. La massima ambizione del dirigente politico è diventare lui stesso un politico (un parlamentare, un sindaco, un assessore, un consigliere regionale, ecc.)

Secondo modello: il dirigente burocrate politicamente sensibile. Si tratta del dirigente che manifesta le sue idee politiche ma, per la sua arguta capacità di comprendere le esigenze del corpo sociale, è sempre perfettamente sintonizzato con l’andamento politico. Perciò si orienta verso il partito che in quel periodo è più apprezzato dal popolo. Questo tipo di dirigente pubblico è stato democristiano negli anni settanta, socialista negli anni ottanta, berlusconiano negli anni 90, è tendenzialmente renziano il dirigente millennial; oggi tiene a precisare, nei momenti opportuni e con le persone giuste, che adora i comici con la barba.

Terzo modello: il dirigente anacronistico. Ha sue idee politiche, ma è anticonformista e non segue le mode del momento, inoltre è svogliato e non si impegna attivamente in politica. Le sue idee se le tiene per sè e cerca di svolgere la sua funzione con modestia e imparzialità. Si preoccupa delle critiche, ma detesta i politici che gli fanno i complimenti. Questo tipo di dirigente, snob, introverso e restio a curare il proprio marketing, adotta il modello più rischioso che lo pone in balia dell’arbitrio politico senza alcuna protezione. Il dirigente è facile vittima sacrificale delle operazioni di spoils system comunque le si voglia giuridicamente definire (piani di riorganizzazione, piani di efficientamento dei servizi, piani di spending review, ecc. ecc.)

La riforma Madia:

Incentiva il modello 1;

Mette sotto controllo il modello 2

Elimina il modello 3.

 

 A cura di G.P. – dirigente pubblico in servizio (per ora)

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