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Per i nuovi contratti oneri allo 0,4% del monte salari

di Gianluca Bertagna

 

 

A piccoli passi il contratto nazionale sta per vedere la luce. Dopo la definizione dei comparti di contrattazione, manca ancora la direttiva di settore, poi, finalmente, si accenderanno i motori delle trattative.

In attesa di ciò, uno degli aspetti più critici, è la corretta quantificazione del costo del rinnovo contrattuale, a carico dei bilanci degli enti locali. Infatti, mentre per le pubbliche amministrazioni centrali il problema non si pone, ai sensi dell’articolo 48, comma 2, del decreto legislativo 165/2001, i valori degli incrementi stipendiali sono a carico delle singole amministrazioni.

I criteri in un Dpcm 

Fino a oggi, i servizi finanziari dei Comuni, non avevano che una vaga idea su che importo stanziare per gli anni 2016-2018. Oggi, il dato è diventato più certo grazie a un Dpcm – previsto dall’articolo 1, comma 469, della legge 208/2015 (legge di stabilità 2016) – approvato in data 18 aprile 2016 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 132 del 8 giugno 2016.

Come si calcola 

Il documento precisa che il costo da porre a carico dei bilanci per i rinnovi contrattuali sarà pari allo 0,4% del monte salari, calcolato sui valori rinvenibili dalle tabelle del conto annuale, recentemente trasmesso alla Ragioneria generale dello Stato. Per determinare la base di calcolo è, però, necessario scorporare quanto erogato ai fini della indennità di vacanza contrattuale, nei valori quantificati a decorrere dall’anno 2010. Individuata la base imponibile, che risulterà differente da ente a ente, si deve moltiplicare il valore per la percentuale dello 0,4% individuato dal decreto. A tale importo dovranno, poi, essere aggiunti gli oneri previdenziali e l’Irap. Il valore così determinato costituirà l’importo che il contratto nazionale potrà riconoscere complessivamente per gli anni 2016-2018, inglobando il valore delle indennità di vacanza contrattuale, già in godimento. Sarà, quindi, possibile iniziare a prevedere le somme in bilancio sperando che le parti si muovono tempestivamente per la stipula del contratto nazionale di lavoro in stand by per oltre sei anni.

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