12/06/2016 – Referendum, una autentica truffa

Si pretende che gli italiani possano leggere,

capire gli effetti della riforma

e decidere in piena consapevolezza

Referendum, una autentica truffa

di Salvatore Sfrecola

 

Nel dibattito sulla riforma costituzionale, in larga misura condizionato dalla narrazione del Presidente del consiglio e segretario del Partito Democratico che attribuisce alle modifiche apportate alla Carta fondamentale effetti positivi sui costi della politica e maggiore efficienza delle istituzioni pubbliche, in particolare con riferimento alla riduzione delle competenze del Senato, si trascurano il più delle volte alcuni aspetti che sono fondamentali in una democrazia. In primo luogo, quello che la riforma costituzionale è stata votata da un Parlamento eletto sulla base di una legge elettorale (il famigerato Porcellum) dichiarata incostituzionale. Non è un fatto formale ma di correttezza istituzionale. Questo Parlamento, preso atto della pronuncia della Corte costituzionale, avrebbe dovuto votare nel più breve tempo possibile una nuova legge elettorale. Ed un minuto dopo il Capo dello Stato avrebbe dovuto sciogliere le Camere. È un fatto di una gravità eccezionale. Non sarebbe accaduto in nessuna democrazia occidentale.

Invece questo Parlamento si è arrogato il compito di modificare in larga misura una parte significativa della legge fondamentale dello Stato approvandola con una maggioranza limitata che è variata nel corso delle molteplici votazioni previste dall’art. 138 Cost. così venendo meno ad un principio fondamentale secondo il quale le costituzioni, nelle quali si riconosce la identità civile di una nazione, debbono contenere norme largamente condivise e, pertanto approvate, sulla base di un’ampia maggioranza. Come è stato nel 1947, quando è stata approvata, con il concorso delle principali forze politiche, la liberale, la cattolica e la socialcomunista, la Costituzione vigente che sarebbe entrata in vigore l’anno successivo.

Anche il richiamo a questa regola, non è un dato formale, ma dimostra la scarsa sensibilità democratica di questa maggioranza che già nel 2001 aveva votato, con quattro voti di maggioranza, una pessima riforma del Titolo Quinto che ha dato, fin dall’inizio, problemi gravissimi allo Stato e alle Regioni. Quella riforma è stata, alla prova dei fatti, deleteria intasando, tra l’altro, la Corte costituzionale con un contenzioso pesantissimo fra Stato e regioni. Se ne sono resi conto gli stessi promotori, gli stessi, ripetesi, che oggi presentano la nuova Costituzione “riformata”.

Ma per chi volesse ritenere formale, e non lo è, il fatto che un Parlamento delegittimato abbia addirittura modificato la legge fondamentale dello Stato, e l’abbia votata con pochi voti di maggioranza, c’è da dire che il referendum si presenta come una vera e propria truffa ai danni degli italiani. Si sente, infatti, ripetere dal Presidente del Consiglio e da altri esponenti della maggioranza, sui giornali e in tutti i dibattiti televisivi, che il referendum è espressione di democrazia partecipata perché gli italiani decideranno avendo letto e valutato il testo della legge. Ora non c’è dubbio che questa affermazione costituisca una gravissima presa in giro, perché il testo è complesso e di non facile interpretazione per i tecnici che si sono espressi, come abbiamo letto anche sui giornali, con modalità diverse, per cui è inconcepibile ritenere che cittadini comuni, in particolare quelli con scarsa cultura non solo giuridica, possano, con piena consapevolezza della scelta, votare SÌ o NO quando ad ottobre saremo chiamati a votare. Se ne è parlato ieri pomeriggio in un interessante seminario di studio promosso dal “Centro Studi Rosario Livatino” all’Università Europea di Roma, presenti Riccardo Chieppa, Presidente emerito della Corte costituzionale, i professori Felice Ancora, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico a Cagliari, e Filippo Vari, orinario di diritto costituzionale all’Università Europea di Roma, moderatore Alfredo Mantovano, Consigliere di Corte d’appello, nel corso del quale sono emerse tutte le problematicità della riforma date anche dalla scarsa precisione di alcune leggi.

Questo della difficoltà di comprensione del testo ai fini del decidere se approvarlo o meno non è un dato formale, è l’essenza stessa della democrazia che in un referendum popolare deve mettere i cittadini in condizione di sapere di cosa si tratta per assumere le conseguenti decisioni. Inoltre, mentre sarebbe stato possibile articolare il quesito referendario in relazione a vari aspetti della riforma, tenuto conto che l’elettore potrebbe essere favorevole ad alcuni e contrario ad altri, si è fatto un pacchetto unico, tipo prendere o lasciare, proprio della mentalità del premier.

Inoltre si è inserito nel dibattito prepotentemente il riferimento alla legge elettorale, l’italicum, che certamente ha effetti sulla funzionalità di alcuni aspetti della riforma costituzionale, ad esempio sulla elezione del Capo dello Stato, dei giudici costituzionali e dei membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura. Ma se questi riferimenti possono guidare la decisione sul voto in realtà la legge elettorale è un provvedimento autonomo che non è in discussione in sede di referendum di ottobre. Una data scelta ad hoc dal Premier che teme la decisione della Corte costituzionale che di lì a poco dovrà pronunciarsi. Infatti molti dei difetti di costituzionalità che hanno motivato la decisione della Consulta a proposito delPorcellum si ritrovano nell’Italicum che è un porcellum al quadrato.

Per chi ha sensibilità democratica e senso delle istituzioni le due considerazioni svolte nel corso di questo breve articolo, la circostanza che l’attuale Parlamento sia stato eletto sulla base di una legge dichiarata incostituzionale e tuttavia abbia modificato la Costituzione e l’altra che si pretende di ritenere corretto che una riforma così complessa possa essere presentata agli italiani nell’intesa che essi la leggano e dalla lettura traggano elementi certi per giudicare se votare SÌ o votare NO è una autentica truffa ai danni degli italiani.

11 giugno 2016

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