06/06/2016 – Esuberi delle Province, entro dieci giorni le nuove assegnazioni – I Comuni aspettano lo sblocco del turn over

Esuberi delle Province, entro dieci giorni le nuove assegnazioni – I Comuni aspettano lo sblocco del turn over

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

I dipendenti in soprannumero degli enti di area vasta e della Croce Rossa stanno preparando le valigie: entro il 17 giugno sapranno qual è il loro destino e il 17 luglio è il termine entro il quale dovranno presentarsi al nuovo datore di lavoro. 

Queste scadenze sono determinate partendo dagli ultimi due comunicati, entrambi datati 15 aprile, pubblicati sul portale «mobilità.gov» dalla Funzione pubblica: nel primo, il Dipartimento avvertiva che era stata aggiornata la domanda e l’offerta di mobilità con gli ultimi dati provenienti dalle amministrazioni interessate; con il secondo veniva consentito ai dipendenti in esubero di esprimere le loro preferenze di assegnazione. 

Per quest’ultima fase era inoltre determinato il termine di scadenza: le ore 24 del 18 maggio 2016. Le tappe successive, con i relativi termini, sono individuate invece dall’articolo 9 del Dm del 14 settembre 2015. Conclusa la fase in cui vengono manifestati i desiderata, la Funzione pubblica ha 30 giorni di tempo per procedere all’assegnazione dei lavoratori in eccedenza, e questi ultimi hanno a disposizione ulteriori 30 giorni per prendere servizio nell’amministrazione di destinazione. Di conseguenza, prima di partire per le vacanze, tutti dovrebbero essere al loro nuovo posto di combattimento, nella speranza che non si debba ricorrere a un’ennesima proroga per intoppi imprevisti: la fase più delicata, infatti, è quella che è in corso di realizzazione proprio in queste settimane, vale a dire l’incrocio fra domanda di mobilità, offerta di mobilità e preferenze espresse dai dipendenti. E su questo processo non ci sono esperienze pregresse.

Verso le assunzioni 

Quindi, dal 18 luglio si dovrebbero ripristinare le «ordinarie facoltà di assunzione previste dalla normativa vigente», per dirla alla maniera della legge di stabilità di quest’anno. Ma la cosa non è così automatica. È pur vero che il primo periodo del comma 234 della legge 208/2015 stabilisce il via libera alle assunzioni di personale per le amministrazioni locali nel momento in cui nell’ambito regionale tutto il personale interessato al processo di mobilità è stato collocato. 

Ma il secondo periodo dello stesso comma impone agli enti di attendere l’imprimatur della Funzione pubblica, la quale attesterà la conclusione della procedura nella regione di appartenenza. Solo da questo momento le assunzioni saranno libere. In verità, il Dipartimento avrebbe potuto emettere questo comunicato anche prima del termine per la ricollocazione di tutto il personale, limitatamente ai casi nei quali era stato deliberato il completo riassorbimento da parte della regione: come accaduto, per fare sue esempi, in Emilia Romagna e in Veneto. Ma questo non è avvenuto, se si eccettua il personale della polizia locale, limitatamente ad alcune regioni: oltre alle due appena citate, le assunzioni dei vigili urbani sono state “liberate” in Basilicata, le Marche, il Lazio e il Piemonte.

Il mancato sblocco 

Ma a che cosa è dovuto il mancato sblocco? Ufficiosamente, si dice che era necessario attendere la ricollocazione di tutti i dipendenti in esubero, per poter sfruttare anche ambiti sovraregionali se necessario. Ma i più maligni suggeriscono che il vero motivo sia da rinvenire nel risparmio di spesa a livello aggregato. Il ritardare la pubblicazione del comunicato si sostanzia, infatti, in un blocco delle assunzioni. 

Gli effetti, però, stanno divenendo ormai insostenibili. A distanza di un anno e mezzo dall’emanazione della legge 190/2014, le amministrazioni, soprattutto di piccole dimensioni, si trovano in estrema difficoltà nel garantire anche i soli servizi minimi. Il pensionamento del responsabile dell’ufficio tecnico o di quello dell’ufficio finanziario manda in ginocchio l’intera struttura. L’unica soluzione è il ricorso alla sostituzione da parte del segretario comunale, il quale è spesso in convenzione con altre due o tre amministrazioni. Non a caso da più parti provengono richieste pressanti al Governo affinché sblocchi in tempi rapidi l’empasse che si è venuta a creare.

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