19/12/2016 – Il M5S e la privatizzazione del controllo degli atti amministrativi

Il M5S e la privatizzazione del controllo degli atti amministrativi

Pubblicato il 18 dicembre 2016 – di Luigi Oliveri

 

Egregio Titolare, in questo lungo e indigesto scritto ho espresso la sintetica tesi che il “caso Marra” a Roma è figlio legittimo della madre di tutte le “epocali” riforme devastanti della PA: quella elaborata da Bassanini, nel 1997, fondata sull’esaltazione dello spoils system e sulla totale eliminazione dei controlli preventivi esterni di legittimità (assi portati a termine da leggi successive, fino agli inizi degli anni 2000).

 

Lo spoils system è micidiale, perché dà ai politici la convinzione di poter selezionare i dirigenti sulla base non di regole di valutazione di merito e capacità, bensì in relazione all’appartenenza più o meno stretta a “cerchi magici”. L’eliminazione di controlli esterni (cioè di organi diversi dall’ente che produce gli atti) e preventivi (da effettuare prima che gli atti controllati producano effetti) è altrettanto deleteria, perché consente alle amministrazioni di adottare decisioni dannose o illegittime, determinando subito i danni e le ingiustizie, col beneficio di rinviare nel tempo i rimedi, contando su prescrizioni o distrazioni che possano non far emergere mai la mala gestione.

Caro Titolare, possiamo starne certi: per un caso Marra a Roma, ve ne sono 1000 altri che non emergono negli altri 8.100 comuni, se per “caso Marra” non intendiamo l’arresto per corruzione bensì l’assegnazione di incarichi fiduciari da parte del sindaco nel proprio staff, a prescindere da qualsiasi valutazione su risultati ed operato.

Ovviamente, la mancanza di controlli è, ulteriormente, la causa prima dell’emanazione di atti poco lineari, per essere generosi. Il Movimento 5 Stelle, dopo il “commissariamento” della Raggi, pare essersene accorto e adesso invoca la “due diligence” sugli atti fin qui adottati in comune. Come riportano i giornali, si affiderà a “un pool di avvocati milanesi”, chiamati a controllare gli atti.

Però, c’è un però. Bene comprendere, si spera una volta e per sempre, l’esizialità dell’eliminazione di controlli esterni preventivi di legittimità, che vanno assolutamente ripristinati al più presto, mettendo contemporaneamente da parte l’oceano di burocrazia e inefficacia del palco creato dal sistema anticorruzione fondato sull’Anac. I controlli, però, sono una cosa seria. E debbono essere parte integrante del processo pubblicistico di produzione degli atti.

Per essere più chiari, Titolare, va bene il controllo, ma non si capisce per quale ragione farlo effettuare da “avvocati”. L’avvocato, professione rispettabilissima, è un soggetto privato, che appresta tutela ad un cliente, ad una “parte”.

L’attività della PA non appartiene a qualcuno ma va svolta nell’interesse pubblico. Il controllo sugli atti, allora, deve essere realizzato da organi della PA stessa, terzi rispetto a quelli decidenti, specializzati e con un grado rilevante di indipendenza, nel rispetto di canoni e tempistiche fissati da regole pubbliche, avvalendosi di risorse allo scopo apprestate sempre dal sistema pubblico.

Un controllo di natura privatistica come quello ipotizzato da M5S appare francamente fuori strada. A quale titolo gli “avvocati milanesi” controllano? Chi li paga? Il Comune di Roma? Ma è dimostrato che, tra le centinaia di dirigenti, l’avvocatura comunale, il responsabile della prevenzione della corruzione, il segretario comunale, non ci sia proprio nessuno capace di svolgere (in attesa che si istituiscano nuovamente i controlli esterni assurdamente eliminati da Bassanini) la funzione di controllo?

Tutte le disposizioni normative in tema di incarichi esterni impongono che, prima di assegnarli, l’amministrazione competente dimostri l’inesistenza al proprio interno di professionalità adeguate: immaginare che il segretario comunale, l’avvocatura e uno staff dirigenziale ponderoso come quello di Roma siano privi di professionalità è semplicemente impensabile. Il fatto che gli atti comunali siano stati emanati senza una “due diligence” preventiva, semmai, è la dimostrazione che un modo di intendere disinvolto della funzione amministrativa ha fatto sì che probabilmente le funzioni di controllo almeno interno siano totalmente saltate, a Roma come purtroppo nella quasi totalità degli enti locali. D’altra parte, i controlli interni sono debolissimi, per la semplice ragione che i controllori (segretari comunali, responsabili anticorruzione, dirigenti) sono nominati dai controllati, assurdità mai rimediata, nemmeno dalla normativa anticorruzione.

Come dice, Titolare? Potrebbe essere che gli avvocati li paghi il Movimento 5 Stelle? Ottimo, si potrebbe rispondere. Ma, a quale titolo un avvocato di una parte privata potrebbe ingerirsi nel merito della gestione di un’amministrazione pubblica? Cosa si intende creare, una struttura parallela amministrativa di tipo privatistico/partitica, accanto a quella pubblicistica? La privatizzazione definitiva dell’azione amministrativa?

Print Friendly, PDF & Email
Torna in alto