11/04/2016 – Davigo ai politici: rispettare la Magistratura

Il nuovo Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati

sa farsi capire

Davigo ai politici: rispettare la Magistratura

di Salvatore Sfrecola

 

Infine i magistrati associali hanno calato i loro assi, un Presidente “forte” una Giunta unitaria. Un Presidente comunicatore, Piercamillo Davigo, un magistrato che, a differenza dei suoi predecessori alla testa dell’Associazione Nazionale Magistrati sempre a disagio dietro ai microfoni, saprà far comprendere alla gente quali sono i veri problemi della Giustizia e di chi le responsabilità di annosi ritardi e di gravissime inefficienze. Perché l’opinione pubblica torni a considerare la Magistratura veramente al centro del buon funzionamento della società e dello Stato, così spingendo governo e Parlamento a mettere mano ai problemi veri, non a quelli inventati dai politici a tutela della “Casta”, come nel caso delle ripetute depenalizzazioni e della limitazione dei poteri del Pubblico Ministero e del Giudice. E sullo sfondo la ricorrente voglia di operare una stretta sulle intercettazioni che rivelano vizi pubblici e privati, l’habitatdove maturano abusi e corruzione.

Di riforma della Giustizia si parlerà, dunque, con individuazione dei problemi che effettivamente pesano sull’efficienza del sistema, così da allontanare i cittadini e gli imprenditori dal ricorso ai tribunali, dissuadendo chi volesse investire in Italia. Un Paese dove la certezza del diritto è improbabile non è un luogo dove investire, dove rischiare per realizzare un’attività imprenditoriale. Se, infatti, la giustizia penale arriva quasi sempre ad anni di distanza dai fatti che hanno prodotto illeciti, e il più delle volte i processi impantanati muoiono per prescrizione, la giustizia civile ha tempi incompatibili che le esigenze dell’economia per la quale, come per la vita di ciascuno di noi, il tempo è un valore rilevante.

Ora Davigo ha una grande esperienza. È stato il “dottor Sottile” del Pool di “Mani Pulite”, sempre puntuale nella formulazione delle imputazioni nella tangentopoli milanese la cui storia illustra frequentemente in conferenze ed interviste destando sempre diffuso interesse perché fatti di permanente attualità. Passato poi alle funzioni giudicanti è un riferimento nella Cassazione penale. Inoltre è autore di pubblicazioni sul malaffare e sulla corruzione in generale che sono da anni alla base del dibattito degli studiosi e dei politici, fin da quando con “La Giubba del Re”, un libro di straordinario successo, ha rivendicato il ruolo nobilissimo del servizio allo Stato, quello che si assume indossando, appunto, la “Giubba” che è segno distintivo del delicatissimo esercizio della giurisdizione.

È un compito difficile quello che attende il nuovo Presidente dell’ANM nel contesto attuale nel quale il Presidente del Consiglio, mentre dice di attendere dai giudici risposte rapide agli scandali, si muove spesso come un elefante in un negozio di cristalli creando disagi e disfunzioni. Con la tecnica antica di giocare d’anticipo aggredendo quello che addita all’opinione pubblica come “il nemico” dell’efficienza, come nel caso delle ferie dei magistrati (i più produttivi d’Europa), un problema inesistente, creato per intimidire la categoria, dopo che aveva bloccato il trattenimento in servizio degli ultrasettantenni in vista di un “ricambio generazionale” che non c’è stato e non è neppure alle viste. Intanto ha creato vuoti significativi nei vertici istituzionali, mandato a casa presidenti e procuratori di tribunali e di corti d’appello, interrotto carriere onorate e determinato scavalcamenti nell’assegnazione degli uffici, fonte di un ricco contenzioso. Non sapeva evidentemente cosa faceva e perché lo faceva. Ma lo sapevano bene i suoi suggeritori. Qualcuno parlerà di poteri forti, di lobby e di altre variabili che da sempre fanno politica dietro ai politici. Con Davigo, almeno per la magistratura, i politici dovranno essere espliciti e chiari. “È essenziale farsi capire – va ripetendo inquesti giorni – spiegare ciò che altrimenti resterebbe incomprensibile”. Il comunicatore politico, che parla per slogan e luoghi comuni, e il magistrato che chiede “rispetto” per l’istituzione e per gli operatori del diritto perché la buona giustizia la fanno le buone leggi e magistrati indipendenti, “soggetti soltanto alla legge”, come sta scritto in Costituzione. Sarà dura per il giovanotto di Rignano sull’Arno.

9 aprile 2016

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