25/08/2016 – Domani il Consiglio dei ministri approva il decreto Madia. I direttori generali fuori dallo spoils system.

Domani il Consiglio dei ministri approva il decreto Madia. I direttori generali fuori dallo spoils system.

di VALENTINA CONTE su “La Repubblica” del 24 agosto 2016.

Confermare la “priorità” dei dirigenti di prima fascia, quelli di lungo corso, i direttori generali. Consentendo loro di far valere l’anzianità oppure di godere di una “via preferenziale”, una sorta di bollino anche quando sarà in vigore il ruolo unico, il grande bacino voluto dalla riforma Madia dal quale pescare i mandarini di Stato. Sembrano queste le soluzioni individuate dai tecnici di Palazzo Chigi e della Funzione pubblica per sdoganare la riforma della dirigenza già rinviata il 10 agosto e in via di approvazione nel Consiglio dei ministri di domani. Una norma di salvaguardia, per alcuni. Un salvacondotto, per altri. Il giusto riconoscimento all’esperienza accumulata negli anni, nelle parole dei dirigenti coinvolti, la cui pressione pare abbia fatto saltare il testo quindici giorni fa. “Priorità” è difatti la parolina magica che rassicura i 5-600 super manager di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici. Perché li sottrarrebbe dalle logiche dello spoils system (cambia il colore politico, saltano le poltrone). E perché riflette la regola attuale in caso di interpello, quando cioè occorre sostituire un dirigente centrale (nelle Regioni le differenze non esistono), laddove a chi è nella prima fascia viene assicurato un posto di prima fascia. Garanzia a rischio con il ruolo unico della Madia che invece le fasce le fa saltare. E rimanda il collocamento degli alti burocrati all’esame di una commissione centrale che dovrà fornire una terna di candidati ai ministri per la scelta finale. In alternativa, pure si studia in queste ore una norma transitoria che garantisca lo status quo ai dirigenti di prima fascia ancora per qualche anno, un inquadramento pari all’attuale e la possibilità a scadenza di essere confermati nell’incarico, per l’ultima volta. Una soluzione ponte con il difetto di allungare i tempi di piena attuazione della riforma stessa. E per questo più in bilico. Tutta da vedere poi l’accoglienza delle correzioni da parte dei diretti interessati. Che non nascondono l’irritazione per l’intero impianto del provvedimento, visto come il manifesto della «precarizzazione dei dirigenti, assoggettati alla politica, bloccati nel percorso di carriera», dice uno di loro dietro rigoroso anonimato. E pronti a una valanga di ricorsi, per il licenziamento facile e «incostituzionale », possibile se dopo sei anni (quattro più due di rinnovo), nonostante il taglio della retribuzione accessoria e del 10% di quella fissa per ogni anno di parcheggio senza incarichi, il dirigente non partecipa a nuove selezioni, né accetta di essere retrocesso a funzionario. Fiutata l’aria, i tecnici lavorano per stendere criteri di valutazione delle performance inattaccabili. Sebbene le norme sulla responsabilità anche contabili della gestione rischiano il rinvio a febbraio. 

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