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«Spezzare il legame perverso tra politica e burocrazia»

L’invito del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Dominijanni. Politici e magistrati a confronto sui temi della legalità. Bombardieri: «Ancora poche le denunce». Lo Moro: «Serve una riscossa collettiva, a molti piace essere clienti». Morra: «I cittadini devono liberarsi»

Martedì, 23 Agosto 2016 16:59

 

MONTEPAONE Perseguire e condannare il reato d’abuso d’ufficio è ormai quasi una chimera. Difficili le indagini, difficile dimostrare la distrazione di denaro pubblico, i processi si trascinano nel tempo e scadono molto spesso nella prescrizione o in facili assoluzioni. La questione è stata sollevata dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, nel corso dell’incontro “Legalità e Calabria: binomio possibile?”, che si è svolto a Montepaone lido. Due magistrati, Dominijanni e Giovanni Bombardieri, procuratore aggiunto a Catanzaro, e due parlamentari, la senatrice del Pd Doris Lo Moro e il senatore del M5s Nicola Morra, sono stati intervistati da quattro giornalisti: Betty Calabretta, Gazzetta del Sud, Ezio De Domenico, Ansa, Enzo Cosentino, il Quotidiano del Sud, e Pablo Petrasso delCorriere della Calabria. Dal dibattito, moderato dalla giornalista Giancarla Rondinelli, sono emersi temi attuali e difficili con i quali la Calabria e i calabresi si scontrano in una terra martoriata da una criminalità radicata, alimentata dalla paura, e da una cultura clientelare tenace che favorisce fenomeni come corruzione e sottosviluppo. Sull’altro versante c’è chi lavora e lotta, con armi spesso spuntate, per creare impresa e lavoro o per garantire legalità e meritocrazia. «Nel corso di un incontro a Lamezia Terme, la scorsa primavera, – ha ricordato il procuratore Bombardieri – un imprenditore coraggioso ha raccontato che al tempo dei suoi genitori i nomi degli estorsori venivano bisbigliati sottovoce. Oggi lui quei nomi li ha denunciati». Ma se c’è chi non si nasconde più, tanti continuano a bisbigliare. «Nonostante a Lamezia siano state disarticolate cosche storiche – ha aggiunto Bombardieri – molti imprenditori e commercianti non denunciano gli atti intimidatori a cui vengono sottoposti». Oppure c’è chi paga un prezzo altissimo per avere denunciato. Si possono perdere commesse e clienti, essere costretti a una vita sotto scorta, «ma, nonostante tutto, per alcuni commercianti il principale problema sono i furti da parte dei rom». Un episodio che ancora non smette di stupire il procuratore aggiunto di Catanzaro. Chi non si stupisce più di tanto per il modo in cui la politica mantiene il proprio consenso attraverso meccanismi distorti è la senatrice Doris Lo Moro. Che non è tenera nei confronti dei propri colleghi («parla con toni quasi grillini», dirà il senatore Morra) ma neppure verso gli atteggiamenti dei cittadini: «A molti piace vedersi riconoscere favori sulla base di rapporti clientelari. È evidente che, contro certe dinamiche, bisogna lottare tutti assieme, senza un risveglio collettivo non si spezzeranno mai». L’invito riecheggia anche nelle parole di Nicola Morra

Il senatore analizza le cattive performance elettorali dei Cinquestelle in Calabria e le arricchisce di qualche aneddoto: «Qualche anno fa, quando mi sono candidato alle comunali di Cosenza, un amico, dopo le elezioni è venuto a rimproverarmi per non averlo ringraziato, visto che la sua famiglia mi aveva dato ben tre voti. Davanti alla mia faccia scioccata mi ha chiesto candidamente: “Ma perché, tu non li controlli i voti?”. Per noi non ha neppure senso dire che ci siamo candidati. Se i cittadini vogliono liberarsi possono votare Cinquestelle, se non vogliono possono restare sotto il giogo di questi partiti». E non soltanto dei partiti, visto che il binomio peggiore è quello che mette assieme politica e burocrazia. Gerardo Dominijanni ha una ricetta: «Bisogna spezzare i legami perversi tra la guida politica e i settori amministrativi. Creare una burocrazia efficiente e indipendente che sia capace di dire di no alle pressioni. Altrimenti finirà sempre nello stesso modo: come quella volta in cui un aspirante dirigente bocciato al concorso venne riassunto con una consulenza esterna e messo nel ruolo che non aveva conquistato attraverso la selezione. Credete che in una situazione del genere, nella quale la politica decide tutto, esista un manager capace di dire no?». E la risposta vale il titolo del convegno.

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