18/08/2016 – Allarme in USA ed Europa per l’economia italiana. Ma non c’entra l’ipotesi della vittoria del NO

Allarme in USA ed Europa per l’economia italiana.

Ma non c’entra l’ipotesi della vittoria del NO

di Salvatore Sfrecola

 

Molto risalto sui giornali italiani e sulle televisioni per alcuni articoli comparsi a Ferragosto su Wall Street JournalNew York TimesFinancial Times e El Pais a commento dei dati ISTAT sulla crescita zero del secondo trimestre. La Repubblica, per la firma di Federico Rampini, dedica un paginone ai commenti formulati al di qua e al di là dell’Oceano, sui pericoli per l’Italia e per l’Europa se Renzi dovesse perdere, come si profila in molti sondaggi, la sfida del referendum sulla legge di revisione costituzionale e lasciare la guida del Governo. Dovizia di ipotesi su quanto sarebbe necessario per rimettere in moto la crescita e dubbi che ciò possa avvenire in caso di crisi politica e mancando gli strumenti di una accelerazione rimessa alle nuove procedure legislative previste dalla riforma costituzionale, incuranti tutti che i migliori costituzionalisti le abbiano bollate come confuse e pasticciate e niente affatto acceleratrici dell’iter delle leggi, in teoria e in pratica, avendo il premier portato a casa tutte le norme che voleva facendo violenza sulle Camere con reiterati ricorsi al voto di fiducia.

Venendo al pratico, a questi giornalisti della migliore stampa economica internazionale e della sinistra spagnola dovremmo fare alcune osservazioni. In primo luogo che il dottor Matteo Renzi governa indisturbato da oltre due anni e mezzo, avendo “rottamato”, secondo il suo eloquio elegante alti dirigenti dello Stato, magistrati e grand commis. Di più, ha presieduto, anche se praticamente nessuno ne ha potuto valutare le conseguenze, l’Unione europea, compito sul quale aveva, alla vigilia, manifestato intenzioni guerresche, prefigurando una serie di iniziative dirette a restituire smalto alle istituzioni europee e vantaggi per le economie, come la nostra, che hanno patito i rigori di Bruxelles. Non è accaduto niente di tutto questo ed oggi, ricordando che il Financial Times ha sostenuto che Renzi “deve ottenere libertà di manovra dall’Unione europea”, Rampini scrive che “molti osservatori ricordano che Bruxelles ha già dimostrato tolleranza verso la Francia, la Spagna e il Portogallo quando non hanno rispettato i vincoli di bilancio”. In queste parole sta la condanna, senza appello, del giovane premier di Rignano sull’Arno, sbarcato a Roma senza altra esperienza che quella di aver svolto funzioni di sindaco di una meravigliosa Città d’Arte con una popolazione inferiore al più piccolo dei municipi della Capitale, con molta spocchia, circondato di avventurosi uomini d’affari variamente vestiti e modestissimi compagni di governo.

Sta qui il problema italiano. Nella incapacità di un leader, che pure inizialmente è stato visto con qualche simpatia, di guardare lontano al di là degli slogan a volte gustosi, tipici del popolino toscano, per puntare alla crescita che non poteva, come forse immaginava, essere promossa dagli 80 euro erogati a pioggia e poi a carico di molti recuperati. L’Italia ha bisogno di altro, soprattutto ad iniziativa dell’autorità pubblica, in presenza di una classe imprenditoriale modesta, che oggi tramite Confindustria si schiera opportunisticamente con il SÌ, non rischia quasi mai in proprio, che ha una visione provinciale dell’economia che soffrirebbe ancora di più se non vi fossero alcuni imprenditori del settore manifatturiero e di quello che rappresenta l’eccellenza italiana a tirare la carretta e a battere i mercati esteri con grande determinazione.

Non temano per l’economia italiana Wall Street JournalNew York Times,Financial TimesEl Pais e La Repubblica, ipotizzando una sconfitta di Renzi in Italia e in Europa. Non è questo il governo che serve al Paese, come ha dimostrato in due anni e mezzo ed oltre di permanenza a Palazzo Chigi, un periodo suggellato da una crescita zero prevista e prevedibile da tutti, tranne dai funzionari di via XX Settembre, indottrinati ed allineati.

17 agosto 2016

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