Print Friendly, PDF & Email

La rabbia dell’ex assessore Esposito contro la dirigenza pubblica.

Inserito il 11 ottobre 2015

 

L’ormai mitico Stefano Esposito, ex assessore ai Trasporti del Comune di Roma – sfegatato tifoso juventino che gridava “Roma ‘mmerda” e affermava di controllare lo stato dei trasporti romani perché viaggiava sui bus in incognito, senza però conoscere la linea n 64, la più nota della città – sfoga ora la sua rabbia contro la dirigenza e i funzionari del Comune di Roma in una intervista concessa ad Alessandro Capponi del Corriere.it. “La struttura amministrativa vive di vita propria, non segue le indicazioni, cambia autonomamente il contenuto delle delibere, a volte le scrive male proprio per farle bocciare al Tar...».  «Gli uffici se ne strafottono di ciò che chiede la politica… quelli viaggiano con stipendi superiori ai centoventi-centosessanta mila euro e fanno solamente finta di farti decidere, è chiaro?».

I dirigenti pubblici potrebbero sentirsi onorati per le contumelie di una mente tanto elevata e raffinata. Ma attenzione: dietro la rozzezza di queste affermazioni si manifesta con evidenza un senso di frustrazione che attraversa la coscienza di molti politici attuali nei confronti della pubblica amministrazione: oggetto sconosciuto a moltissimi di loro, l’unico desiderio che nutrono sarebbe quello che “l’intendenza” seguisse senza “se” e senza “ma” qualunque loro idea o direttiva. La resistenza che un dirigente/funzionario può opporre ad una richiesta, magari palesemente illegittima e/o fuori luogo, non è accettata come possibile ed utile contrappunto al loro pensiero. Nè del resto, i dirigenti/funzionari pubblici sono mammole: a volte per vocazione, altre volte per difesa o corrispondente fastidio e antipatia, sono in condizione di mandare a vuoto qualunque tentativo “imperioso” del politico – legittimo rappresentante dell’elettorato. Ma se i politici pagano con la frustrazione, i dirigenti, per altro verso, pagano le loro resistenze con un processo legislativo, in atto ormai da un ventennio, di continuo indebolimento/logoramento dello loro ruolo pubblico. Una politica debole  in guerra con una dirigenza debole: questa è la fotografia dello stato della maggioranza delle Pubbliche amministrazioni in Italia. Questo dovrebbe essere chiaro all’opinione pubblica. Nessun progresso potrà ragionevolmente essere conseguito nella Pubblica amministrazione fino a quando non si affermerà un reciproco rispetto e mutuo riconoscimento di ruolo fra ceto politico e ceto dirigente pubblico.

Vedi qui l’ intervista di Stefano Esposito al Corriere.it

 

Torna in alto