06/11/2015 – la singolare esegesi di Ricciardi

la singolare esegesi di Ricciardi

 

Bene ha fatto chi mi ha preceduto a trascrivere qui il resoconto dell’intervento tenuto da A. Ricciardi, curato dalla brillante D. Urtesi.

Vi è di che riflettere.

Per non incorrere in errori, trascriviamo alcune delle affermazioni più rilevanti ed impegnative attribuite al Segretario in capo.

RICCIARDI: “Abbiamo pagato l’incertezza normativa del nocciolo della nostra figura professionale, di cosa la identificasse a partire dalla riforma Bassanini: Controllore? Consulente? Direttore?

Abbiamo pagato l’incertezza normativa del nocciolo della nostra figura professionale?!

E di chi è stata la colpa di quella “incertezza”, Ricciardi? 

Noi, qui, sono oltre dieci anni che denunciamo vanamente l’insostenibilità proprio di quella “incertezza”, ricevendone in cambio irrisioni, derisioni, insulti e snobismo.

Cosa ha fatto il Sindacato dopo il 1997? Quali reali proposte di riforma dello status ha avanzato, se non accodarsi – a guaio fatto – alla proposta di questa abnorme figura che si chiama ora “dirigente apicale”?

Perché non rispondeva UNSCP a noi che qui denunciavamo proprio quella “incertezza” che poi ha creato il “disastro” e che Ricciardi scopre, quasi fosse Alice nel paese delle meraviglie, a danno fatto?

RICCIARDI: “In questa riforma che ha ingiustamente interrotto una professione storica, nata con gli stessi comuni, c’è un solo aspetto positivo: la nostra figura è citata e descritta. E’ UNA FIGURA TIPIZZATA ED OBBLIGATORIA, che potrà essere ricoperta solo da chi ha le competenze per svolgere questa professione.”.

La nostra figura è citata e descritta? Dove? E’ veramente “una figura tipizzata ed obbligatoria”? Ci citi i passi testuali dove queste sue “oniriche aspirazioni” trovano riscontro effettivo…. Altrimenti ripassi Ricciardi la storia dei cento talleri di Kant.

Si sente di dire Ricciardi che la nuova legge, con le sue 4 (e non tre) eterogenee funzioni risolve quella situazione di “incertezza” che finalmente lui ha ammesso essere stata all’origine della nostra ingloriosa fine?

Se è attendibile il testo riportato nel blog UNSCP-Lazio,http://segretaridellazio.blogspot.it/2015/11/il-resoconto-del-consiglio-nazionale.html?spref=fb , Ricciardi deve manipolare clamorosamente anche il dato normativo per piegarlo alla sua esegesi “edificante”….

Basta leggere per rendersi conto che non sta commentando il testo ma proponendone una sua libera ricostruzione. La prova più evidente?

Eccola: dove la legge attribuisce testualmente (per ben tre volte ed univocamente nel n. 4 dell’art. 11)  agli ex segretari i “compiti di attuazione dell’indirizzo politico”, egli, con singolare “licenza poetica”, traduce: “attuazione del programma amministrativo”.

Ma Ricciardi, soprattutto, non spiega come sia riuscita la legge 124 a risolvere la sciagurata “tricotomia”: Controllore? Consulente? Direttore, laddove quella stessa legge ripropone (ed anzi esaspera) la medesima contraddizione fra tre funzioni che – secondo il buon senso comune – non possono concentrarsi razionalmente nello stesso soggetto.

Vale ricordare al Ricciardi – che, dobbiamo presumere, a sua scusante, non abbia letto la legge – quali sono le tre funzioni fondamentali che si imputano al dirigente apicale:

1) “attuazione dell’indirizzo politico” (id est: direttore);

2)  “coordinamento dell’attività amministrativa” (id est: direttore/consulente)

3) “controllo della legalità dell’azione amministrativa” (id est: controllore/consulente)….

E dove starebbe quindi la soluzione della precedente situazione di “incertezza”, che Ricciardi vede ora dissolta nella riforma?

E’ vero che di fronte alla legge 124/2015 ed al fallimento totale che essa rappresenta (specie per chi ha guidato questa categoria, sino alla sua cancellazione), non resta che arrampicarsi sugli specchi…. Ma, quando si deve fare strame di ogni regola logica, sarebbe meglio tacere… tacere… tacere….

E, viste queste allarmanti capacità di esegesi e di analisi, l’invito appare necessario quanto pressante: si astengano dall’intervenire. Quell'”abbiamo tempo e modo per intervenire“, più che una promessa di riscatto, sembra, infatti, una inquietante “minaccia”. 

 

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