01.03.2015 – responsabilità dei giudici o catastrofe per la giustizia?

2) L’assunto di partenza “i giudici devono pagare come tutti gli altri” non sta in piedi. Sia perché i giudici già pagano (dei loro reati rispondono ai tribunali penali, come gli altri cittadini, esclusi i parlamentari; degl’illeciti disciplinari al Csm; degli errori commessi per dolo o colpa grave allo Stato, che si rivale su di loro in caso di condanna per errori giudiziari inescusabili).

Sia perché i giudici non sono come tutti gli altri: qualunque professionista, quando fa bene il suo mestiere, viene ringraziato, a volte premiato, e comunque accontenta tutti; il giudice invece quando fa il suo dovere scontenta sempre qualcuno. Nel civile, può essere denunciato da chi ha perso la causa. Nel penale, se condanna, può essere denunciato dall’imputato; e, se assolve, dalla parte civile. Perciò nessuno deve poterlo chiamare a rispondere dei suoi atti, se non – com’è già ora, magari con qualche correttivo – quando sbaglia apposta o per ignoranza crassa. Il che accade molto raramente, tant’è che per trovare un errore giudiziario Renzi ha dovuto riesumare il solito caso Tortora 30 anni dopo (la favoletta di Vittorio Emanuele di Savoia vergine e martire non se la beve nessuno).

 

 

“Risultato prevedibile: un’alluvione di nuove cause si abbatterà sui tribunali, insieme a una cascata di istanze di ricusazione e di astensione contro i magistrati denunciati, che dovranno astenersi dai processi e passarli a colleghi che a loro volta potranno essere citati, in un gioco dell’oca infinito che farà perdere un sacco di tempo alla giustizia e di soldi allo Stato, cioè ai cittadini. Il governo con una mano deflaziona il contenzioso e con l’altra le raddoppia.

E nel Paese dei tre gradi di giudizio, anziché levarne uno, ne aggiunge un quarto: quello del condannato che processa il suo giudice.”

 

 

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