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I segretari comunali lasciano l’anticorruzione?

In seguito all’approvazione al Senato della riforma della Pubblica Amministrazione (ddl S1577) i segretari comunali e provinciali hanno deciso di rimettere nelle mani del Presidente della Repubblica e delle più alte cariche dello Stato, i provvedimenti di nomina a responsabili dell’Anticorruzione. Sono già centinaia le adesioni alla comunicazione collettiva di dimissioni dall’incarico. Nel clima di discredito che si è voluto creare attorno alla figura, per i segretari comunali diventa impossibile proseguire tale delicata attività. Le dimissioni, al momento simboliche, potrebbero, se confermate, creare problemi ai sindaci ed all’Anac.

 

 

L’anticorruzione? Fattela da solo. I segretari comunali, sentendosi traditi dallo Stato che prosegue nell’iter della loro abolizione, decidono di rimettere i provvedimenti di nomina quali responsabili dell’anticorruzione e della trasparenza nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Presidente del Senato, Pietro Grasso, del Presidente della Camera, Laura Boldrini, del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, del Presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone, e di quello della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri.

Sono centinaia le adesioni dei segretari alla lettera con la quale rinunciano all’incarico.

Il Senato ha approvato la delega contenuta nel DDL 1577, che sancisce l’abolizione della figura del segretario comunale, dopo 150 anni di vita che ha caratterizzato la storia degli enti locali.

La figura del segretario comunale e provinciale, dopo l’emanazione dei decreti delegati, sarà cassata dal novero delle figure istituzionali di questo Paese.

Questo sebbene il presidente dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione, Raffaele Cantone, ben undici assemblee legislative regionali, sezioni dell’Anci, tantissimi sindaci ed amministratori locali, magistrati e docenti universitari abbiano manifestato dubbi e contrarietà rispetto all’ipotesi di abrogazione.

Al momento in cui i sindaci conferirono gli incarichi di responsabile anticorruzione, pressoché tutti i segretari comunali e provinciali in ogni parte d’Italia, accettarono pur nella consapevolezza che si trattava di un compito gravoso e ricco di responsabilità.

In quel momento il legislatore nazionale, però, dimostrava una grande attenzione alle azioni di contrasto ai fenomeni corruttivi ed individuava, di norma, nel segretario comunale (e provinciale) il soggetto che, meglio e più di altri, per ruolo e competenze, poteva svolgere il compito di responsabile della prevenzione della corruzione.

La Commissione di studio su trasparenza e corruzione nella P.A. (30.1.2012), già nella propria relazione, evidenziava che “il segretario è sempre stato anche strumento di garanzia della legalità e dell’imparzialità nelle amministrazioni locali … l’affidamento dei nuovi compiti anticorruzione non farebbe che esaltare questo ruolo”.

La fiducia che il legislatore nazionale aveva riposto nel segretario comunale e provinciale, con la L. 190/2012, è stata poi contraddetta dal governo Renzi che, senza supportarlo con alcuna motivazione, con il disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione, ha previsto l’abolizione della figura del segretario comunale.

Dal ddl delega e da numerosi interventi del Presidente del Consiglio emerge la volontà di lasciare la politica libera di interferire anche sulle scelte di tipo meramente gestionale, di evitare verifiche e controlli dell’azione amministrativa, di assoggettare totalmente la burocrazia alla politica, puntando molto sugli incarichi di natura fiduciaria.

La pervicace azione di screditamento recentemente condotta nei confronti della categoria, sta rendendo, di fatto, impossibile per i segretari comunali proseguire l’attività di responsabile dell’anticorruzione e della trasparenza.

Lo stesso presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ha evidenziato come già la mera ipotesi di abolizione abbia creato delle oggettive difficoltà nel percorso di collaborazione tra enti locali ed Autorità.

Adesso, qualora le dimissioni – al momento simboliche – dovessero essere confermate, si potrebbe aprire unanuova fase, con i sindaci che dovranno individuare, con presumibili grosse difficoltà, un nuovo soggetto disponibile ad assumere tali responsabilità, sempre che la Camera non recepisca le istanze, provenienti da più parti, di ripensare l’abolizione, magari stralciando dalla riforma che riguarda la Pubblica Amministrazione la norma che interesse i segretari comunali e provinciali, riparlandone nella sede più naturale che è la carta delle autonomie locali.

 

 

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