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Per i dirigenti demansionamenti anti-decadenza 

di Gianni Trovati

Il Sole 24 OreSabato, 04 Luglio 2015

MILANO Meglio funzionario che decaduto. A offrire la nuova “opportunità” ai dirigenti che rimarranno per troppo tempo senza incarico anche a causa di una valutazione negativa è un emendamento approvato ieri alla legge delega sulla riforma della Pa, in cui si prevede appunto che per evitare la decadenza dal «ruolo unico» il dirigente possa chiedere di subire una sorta di demansionamento volontario. Intanto altri correttivi provano a introdurre incentivi “meritocratici” e pro-giovani nella gestione dell’ Avvocatura dello Stato, e sale la tensione sull’ ipotesi di applicare nei concorsi pubblici anche criteri di valutazione legati all’ ateneo di provenienza, oltre che al possesso del titolo, nel tentativo di cominciare a superare il «valore legale» del titolo di studio (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Che l’ articolo 9, quello dedicato ai dirigenti, fosse uno dei più spinosi della riforma Madia è un fatto noto, e il passaggio in commissione Affari costituzionali a Montecitorio lo conferma. Tutto nasce dal meccanismo dei «ruoli unici» per Stato, Regioni ed enti locali da cui le amministrazioni dovrebbero scegliere i dirigenti per incarichi di quattro anni, rinnovabili senza concorso per un solo biennio. Per i dirigenti che in virtù di questo meccanismo sarebbero rimasti per un «determinato periodo» (da decidere con i decreti attuativi) senza incarico il testo scritto dal Governo e approvato in prima lettura al Senato prevedeva la decadenza: uno scenario, questo, che ha scatenato le proteste dei dirigenti e le critiche della Corte dei conti, per il timore di un eccessivo legame fra gli incarichi, e quindi la fortuna professionale dei dirigenti, e la fedeltà alla politica. Sul punto è intervenuto un primo correttivo, approvato giovedì a Montecitorio (e raccontato sul Sole 24 Ore di ieri) in base al quale la decadenza potrà intervenire solo quando il dirigente è stato messo in disponibilità a seguito di una «valutazione negativa». Un altro emendamento (targato Movimento 5 Stelle e riformulato dal relatore, Ernesto Carbone del Pd)) interviene anche sulla possibilità di proroga, che sarà concedibile solo in seguito a una valutazione positiva sull’ operato del dirigente nel corso dei quattro anni dell’ incarico “ordinario”. Sbrogliare la matassa toccherà ai decreti attuativi, anche perché questo sistema di giudizi ha qualche chance di incidere davvero, e di resistere ai probabili ricorsi , se si riuscirà a mettere in campo un meccanismo di valutazione puntuale e oggettivo. Per l’ Avvocatura dello Stato, un emendamento approvato struttura un meccanismo quadriennale analogo a quello dei dirigenti, con lo stop agli incarichi per chi è destinato ad andare in pensione entro quattro anni. Gli incarichi in corso da oltre quattro anni, con una formulazione inconsueta per una delega, dovranno cessare entro sei mesi dall’ entrata in vigore della legge. Intanto la sezione Autonomia della Corte dei conti (delibera 21/2015 depositata ieri) ha chiuso la querelle sui diritti di rogito dei segretari, che alla luce della riforma spettano solo a chi è inquadrato in fascia C, entro il tetto del 20% della retribuzione. gianni.trovati@ilsole24ore.com

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