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Ieri 22.12.2015 abbiamo pubblicato un articolo di Salvatore Giacchetti, presidente aggiunto onorario del Consiglio di Stato, dal titolo “Il possibile contributo del processo amministrativo alla lotta alla corruzione”.(http://www.segretaricomunalivighenzi.it/22-12-2015-il-possibile-contributo-del-processo-amministrativo-alla-lotta-alla-corruzione)

Confidando sulla sua disponibilità e sulle motivazioni del suo intervento, pubblichiamo le interessanti considerazioni del collega Claudio Rossi postate su FB nell’intesa che siamo pronti ad eliminare detta pubblicazione ove egli lo richiedesse, in tal caso scusandoci sin da ora con lui.

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Claudio Rossi  In un contesto argomentativo non sempre condivisibile anche Salvatore Giacchetti (http://www.lexitalia.it/a/2015/68913), mette a fuoco uno dei punti nevralgici della situazione critica: “Nel nuovo assetto costituzionale sarebbe stato quindi necessario prevedere quanto meno un rafforzamento dei controlli amministrativi esterni.

Ma il sistema invece si orientò ben presto nel senso di un progressivo smantellamento dei controlli esterni, invisi sia all’amministrazione sia alla politica, giungendo agli attuali controlli interni, in cui si assiste alla singolare circostanza che il controllore è nominato dai soggetti che dovrebbe controllare, come accadeva negli appalti dell’ANAS nel periodo di Incalza e come accade oggi presso le Agenzie fiscali.”….. E il tema dei controlli amministrativi “esterni” resta drammaticamente insoluto … e noi segretari non siamo stati in grado, in oltre venti anni, di farlo presente, preferendo farci fidi servi di un apparato (quello dei controlli interni) cui nessuno realmente crede.

 

Claudio Rossi Interessanti le conseguenti considerazioni di G. Virga: “Giovanni Virga scrive: 19 dicembre 2015 alle 10:56

Sono in parte d’accordo con le conclusioni dell’interessantissimo e come al solito stimolante articolo del Pres. Giacchetti, anche perchè io sarei stato più radicale: accorrerebbe, infatti, a mio sommesso avviso, reintrodurre i controlli preventivi sugli ee.ll. che costituivano, peraltro, un efficace filtro per evitare un dispendioso contenzioso nei confronti innanzi al G.A. ed un mezzo di tutela molto semplice e poco costoso per il privato cittadino.

So bene che i controlli preventivi in passato non hanno dato buona prova a causa dell’estrema politicizzazione dei componenti: ma ciò non significa che essi siano inutili, anzi. Basterebbe affidare la nomina dei componenti ad organi veramente al di sopra delle parti, quale potrebbe essere la Corte dei Conti. Ma l’attuale andazzo è opposto: stanno perfino abolendo i Segretari comunali, che costituivano l’unico baluardo rimasto per un controllo sulla legalità.

Non condivido invece la fiducia che il Pres. Giacchetti ripone sull’ANAC. La anticorruzione dell’ANAC si è rivelata solo cartacea, aggiungendo una serie di adempimenti burocratici del tutto inutili e si è tradotta in un diluvio di determinazioni, comunicati, puntualizzazioni redatti in “burocratese stretto”, difficili da leggere perfino ad uno come me che, per dovere d’ufficio, legge quotidianamente decine di sentenze, qualche volta difficili da interpretare (con il sempre incombente rischio di travisarne il senso).

Come ho già modo di scrivere in precedenza, la corruzione in Italia non si combatte affidando a “santoni pubblici” piovuti dall’alto tale compito, ma facendo funzionare correttamente ed in modo non dispendioso gli ordinari mezzi di Giustizia ed in generale di tutela, tra i quali, appunto, potrebbero essere annoverati nuovamente i controlli preventivi, concepiti anche (tramite la previsione di apposite opposizioni da parte dei privati), come mezzi di tutela preventiva non particolarmente dispendiosi e non legati a quelle (dell’interesse personale e diretto) che il Pres. Giacchetti considera le “forche caudine” del nostro sistema di Giustizia amministrativa, ma la cui abolizione, a mio avviso, rischierebbe di farlo tralignare, trasformando il G.A. in un pubblico ministero.

Quanto all’interesse legittimo, ancorchè possa sembrare un relitto del passato, esso è ancora – come ho cercato di dimostrare in un piccolo contributo di qualche decennio addietro – una posizione giuridica soggettiva, ancorchè limitata, molto più moderna del diritto soggettivo (si pensi ad es. alla tutela degli interessi legittimi c.d. adespoti). Non lo getterei quindi nella soffitta delle cose da dimenticare. Ciò tuttavia non esclude, come sembra suggerire il Pres. Giacchetti, un suo adeguamento alla realtà attuale, non utilizzandolo più come mezzo di riparto, ma come uno strumento che consente un effettivo sistema di giustizia nell’amministrazione.

Giovanni Virga, 19 dicembre 2015.” Come non essere d’accordo con tanta saggezza?

 

Claudio Rossi Io credo che non possa bastare un “mi piace”… dovrebbero essere questi gli spunti per avviare una nostra riflessione su quanto sta accadendo. Il presidente Giacchetti, presenta un suo punto di vista (quello di autorevole magistrato amministrativo). Noi dovremmo intessere su queste riflessioni, come su quelle di G. Virga, ma anche quelle simili di Vittorio Italia, e perchè no?, quelle – per alcuni punti analoghe – di Luigi Oliveri per provare ad avviare un dibattito realmente alternativo rispetto alla vulgata corrente. Vedo in giro che sono tanti a pensare in maniera critica questo sistema che genera solo mostriciattoli. Si tratta di fare massa critica, intervenendo nel dibattito e facendo sì che esso non sia l’occasionale predica che resta agli atti di qualche convegno o di qualche rivista. Come categoria dovremmo impegnarci in questo ruolo. Non basta rimanere in tribuna ad applaudire. Meno che mai serve lustrare le scarpe di chi scende in campo (come siamo tanto bravi a fare). In qualche misura dobbiamo scendere in campo anche noi, dicendo chiaramente la nostra.

 

Claudio Rossi L’approccio di Giacchetti è legato ad una prospettiva totalmente “processualistica”. Ossia il tema è se l’ispirazione “soggettiva” del processo amministrativo (ne eat iudex ultra petita partium) consenta di ottenere quella “giustizia nell’amministrazione” che è l’obiettivo fissato dall’art. 100 della Costituzione. E’ ovvio che le due cose non stanno insieme… Ma la prospettazione appare angusta. E la giustizia nell’amministrazione non si persegue attraverso il processo. Bisogna prendere atto forse che la “giustizia nell’amministrazione” è una aspirazione e non un obiettivo concreto. In ogni caso, l’iperprocessualizzazione che suppone Giacchetti sarebbe una iattura che ingesserebbe l’azione amministrativa in maniera definitiva e deleteria. Occorre ripartire dall’analisi funzionalistica del diritto e comprendere che le funzioni principali sono quelle che producono i risultati attesi dalla cittadinanza (servizi, opere, erogazioni, prestazioni…) tutte le altre funzioni (di controllo, di vigilanza, o repressivo-sanzionatorie) sono funzioni intermedie o strumentali. Se solo riuscissimo a ripristinare questa elementare distinzione saremmo molto avanti.

 

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