23/12/2015 – Dirigenti senza laurea: condannati tre sindaci e due segretari comunali.

Dirigenti senza laurea Tre sindaci condannati

La Corte dei Conti riconosce il danno erariale per Antichi, Bonifazi e Bellettini Dovranno pagare, insieme a due segretari comunali, quasi 500.000 euro

di Francesca Gori

 

GROSSETO. Dovranno pagare meno, ma dovranno pagare. Cifre che vanno da 59.400 a 157.500 euro. Si è chiuso così il processo alla Corte dei Conti nel quale erano imputati tre sindaci e due segretari comunali. Colpevoli, secondo i giudici fiorentini Ignazio Del Castillo, Carlo Greco e Angelo Bax, di aver procurato un danno erariale al Comune di Grosseto. Colpevoli, secondo la Procura della Corte dei Conti e ora anche secondo i giudici di aver dato incarichi (e relativi stipendi) di dirigente comunale a non laureati.

L’Ente avrebbe quindi retribuito per anni suoi dipendenti con somme superiori a quelle che, per requisiti, a quei dipendenti dovevano spettare; e questo avrebbe provocato una perdita per le casse del Comune. Il Procuratore aveva calcolato un danno che superava il milione di euro: per i giudici invece, il danno ammonta a 485.302,02 euro.

A finire davanti ai giudici sono stati cinque amministratori ritenuti responsabili della faccenda: Alessandro Antichi, sindaco dal 1997 al 2005; Alessandro Bellettini, che subentrò ad Antichi tra il 2005 e il 2006; ed Emilio Bonifazi, eletto nel giugno 2006; e con loro i due segretari generali dell’ultimo quinquennio, ovvero Riccardo Gherarducci e Mario Venanzi.

Nel corso degli anni hanno nominato (Antichi) o confermato nell’incarico (Bellettini e Bonifazi), dirigenti comunali privi del titolo di laurea. E siccome da qualche tempo dottrina e giurisprudenza sembrano aver accolto in maniera definitiva l’orientamento che la laurea, per i dirigenti comunali, è titolo obbligatorio, ecco che quegli incarichi entrano nel mirino — ritenuti illegittimi — della Corte dei Conti. Ora è arrivata la sentenza, con la quale la Corte dei Conti chiede il pagamento di cifre consistenti: 97.650 euro ad Alessandro Antichi, 85.050 euro a Gabriele Bellettini, 157.500 euro a Emilio Bonifazi, 86.400 a Riccardo Gherarducci e 59.400 euro a Mario Venanzi. Soldi che secondo il tribunale fiorentino sarebbero dovuti restare nelle casse del Comune anziché essere utilizzati per pagare tre dipendenti che furono nominati dirigenti senza che avessero la laurea. Una scelta fatta da Alessandro Antichi, durante il suo mandato. Che oggi, se fosse amministratore, farebbe di nuovo senza pensarci troppo. «Non mi sono mai pentito della scelta fatta – dice l’ex sindaco – perché quelle tre persone quel ruolo e anche quell’aumento di stipendio se lo sono guadagnato tutto». le persone che furono nominate dirigenti, senza avere la laurea ma dopo che l’Ente era stato rassicurato dal parere di un professore universitario, erano Carlo Mori, capo di gabinetto del Comune, Bruno Medda che si occupava della gestione del personale e Pierluigi Bonucci, il direttore dei servizi informatici.

La segnalazione della nomina dei tre dirigenti arrivò alla Procura della Corte dei Conti attraverso l’esposto di un corvo. «Era un esposto anonimo – ricorda Antichi – anche se sapevo bene chi fosse stato. Personale che era stato assunto in Comune e che aveva una laurea, gente del mio schieramento politico che mi contestò di aver premiato dei comunisti». Il primo sindaco di centrodestra della Toscana però, a quelle accuse rispose picche e non fece alcun passo indietro. Così come Gabriele Bellettini ed Emilio Bonifazi, che seguirono Antichi in Comune.

Ora i cinque imputati presenteranno ricorso alla Corte dei Conti di Roma. Anche perché, i giudici fiorentini, nella loro sentenza hanno riconosciuto il dolo. «Questa è una decisione opinabile – aggiunge Antichi – anche perché i dirigenti hanno svolto il loro ruolo, quindi non si capisce che danno abbiano fatto. Noi abbiamo solo voluto valorizzare il personale interno che avevamo. Con questa sentenza è passato il principio che non potevamo premiare dei bravi dipendenti perché non avevano la laurea, ma che se fossero stati laureati e asini, nessuno avrebbe avuto da ridire».

La sentenza è arrivata come una tegola sulla testa di Emilio Bonifazi. «Esco dal palazzo comunale con tre fascicoli – dice – e anche se voglio continuare ad essere cautamente ottimista, questa sentenza mi amareggia. Le persone che erano state nominate dirigenti erano persone che valevano, nessuno ha rubato nulla». E con il riconoscimento del dolo, gli amministratori non potranno nemmeno attingere all’assicurazione.

 
 

05 dicembre 2015

 
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