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Diminuisce ancora il personale di Comuni e Province – I numeri del censimento ufficiale

di Daniela Casciola

 

È online anche per quest’anno il censimento del personale in servizio presso gli enti locali, pubblicato dal Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Viminale che ne cura la redazione in collaborazione con il ministero dell’Economia e delle Finanze al quale compete la raccolta delle informazioni relative al conto annuale.

La rilevazione che fotografa la situazione occupazionale al 31 dicembre 2014 ha raccolto le risposte di 8.597 amministrazioni sul totale di 8.833 enti interessati (oltre il 97%).

L’evoluzione normativa 

Crisi economica e contenimento della spesa pubblica hanno condizionato gli andamenti rilevati da questo censimento. Da un lato i dati denunciano la crescita esponenziale delle situazioni di riequilibrio finanziario pluriennale e di dissesto finanziario dall’altro le amministrazioni hanno fatto i conti con la spending rewiev. 

Il documento apre con un riepilogo dell’evoluzione del quadro normativo. Al centro c’è il Dl 90/2014 convertito dalla legge n. 114 dell’11 agosto 2014 che, dal secondo semestre dell’anno, ha costituito uno spartiacque rispetto alla precedente legislazione con nuove e più favorevoli regole per le assunzioni a tempo indeterminato consentendo una spesa, per rimpiazzare il personale cessato dal servizio, in percentuale crescente dal 40% per i cessati nel 2011 fino ad arrivare al 100% nel 2018. 

Il Dl n. 90 ha abrogato la disposizione che prevedeva la possibilità di trattenere in servizio per un biennio i dipendenti che devono essere collocati in quiescenza; ha sancito il divieto per le pubbliche amministrazioni di conferire incarichi di collaborazione, dirigenziali o direttivi a pensionati. È consentito attribuire gli incarichi, per una durata massima di 1 anno, non rinnovabili, purchè a titolo gratuito.

È stato pure modificato l’articolo 110 del Tuel ampliando il limite di attribuzione di incarichi fino al 30% in dotazione organica della medesima qualifica. È stato introdotto il principio che anche per il conferimento di incarichi è necessario operare una selezione pubblica volta ad accertare il possesso in capo ai soggetti interessati di comprovata esperienza pluriennale e specifica professionalità nelle materie oggetto dell’incarico.

Il documento del Viminale ricorda inoltre la norma che consente agli enti locali in regola con l’obbligo di riduzione delle spese di personale di utilizzare il 100%, anzichè il 50%, di quanto speso nel 2009 per le assunzioni a tempo determinato ela possibilità, per i dipendenti in esubero collocati nelle liste della cosiddetta “disponibilità”(di durata biennale), di presentare, nei sei mesi anteriori alla scadenza, istanza per essere assegnati ad una categoria e ad una posizione economica inferiori, al fine di facilitare e ampliare le occasioni di ricollocazione del dipendente eccedentario.

La fotografia del 2014 

Leggendo i dati raccolti emerge che la maggior parte degli enti locali ha dichiarato di aver rispettato sia le regole del patto di stabilità interno sia i severi limiti assunzionali fissati dalle ultime leggi di stabilità. Per l’anno 2014, la media nazionale dell’incidenza della spesa per il personale in rapporto alle spese correnti è risultata in lieve aumento rispetto alla precedente rilevazioni.

Per quanto riguarda il personale a tempo indeterminato in servizio, è stato registrato un decremento delle unità presenti al 31 dicembre 2014 (n. 440.284 unità registrate contro le 451.827 alla fine del 2013). In particolare, i dirigenti in servizio al 31 dicembre 2014 erano n. 5.479 (compresi i dirigenti a tempo determinato che coprivano posti presenti in organico e direttori generali), contro i n. 5.802 del 2013. Come negli anni scorsi, una particolare attenzione è stata riservata al personale addetto al servizio di polizia locale, che, in totale, ammonta a n. 59.961 unità (nel 2013, n. 60.959 unità), di cui n. 55.653 nei comuni; n. 1.546 nelle unioni di comuni; n. 93 nelle comunità montane e n. 2.669 nelle province. Disaggregando il dato per aree geografiche, la maggior parte è concentrata nell’Italia nord-occidentale, seguita dall’Italia centrale e meridionale, in particolare nelle regioni Lazio e Lombardia, seguite da Campania e Sicilia.

Relativamente all’anzianità anagrafica, alla fine dell’anno passato risultavano in servizio n. 108.392 unità tra i 55 e i 59 anni di età, contro le n. 109.280 del 2013 e le n. 99.299 del 2012); n. 39.808 tra i 60 e i 64 (n. 39.555 nel 2013 e n. 24.369 nel 2012) e 2.739 oltre i 65 (nel 2013: n. 2.714 nel 2012: n. 1.692 e nel 2011: n. 2.947). Per quanto concerne, invece, l’anzianità di servizio, la fascia più numerosa è risultata quella dei dipendenti che hanno prestato fino a 20 anni di servizio. (126.595 unità contro le 122.629 del 2013) di cui 57.670 uomini e 68.925 donne. Un aumento è stato registrato per la fascia del personale che ha superato i 40 anni di servizio (n. 1.757 unità, contro le n. 962 del 2013). Dalla rilevazione emerge, poi, una forte diminuzione del ricorso alle collaborazioni coordinate e continuative rispetto all’anno precedente (nel 2014 sono stati stipulati n. 4.640 contratti di collaborazione coordinata e continuativa, contro i n. 5.970 del 2013, con n. 4.067 soggetti diversi, contro i n. 5.374 del 2013).

Le «promozioni» 

Le disposizioni che bloccano gli effetti economici delle progressioni orizzontali fino al 31.12.2014, hanno continuato a produrre un decremento dell’istituto rispetto agli anni passati: n. 2.152 avanzamenti economici concessi nel 2014, (n. 2.943 nel 2013, 4.715 nel 2012 e n. 16.275 nel 2011). Dal 2011, i passaggi di categoria possono essere effettuati, tramite concorso pubblico con una quota riservata ai dipendenti interni e nel rispetto dei limiti fissati dalle norme in vigore per le assunzioni, alle quali sono assimilate.

Per quanto riguarda le assunzioni, l’introduzione di nuove norme volte al contenimento della spesa ha fatto registrare una generale contrazione. Infatti, nel 2014 sono state assunte n. 2.436 unità per concorso pubblico, contro le n. 3.005 del 2013; sono stati stabilizzati n. 141 ex LSU (contro i n. 6.112 nel 2009, i n. 3.702 nel 2010, i n. 752 del 2011, i n. 337 del 2012 e i n. 156 del 2013) e, con le procedure di cui all’articolo 35, comma 3bis, del decreto legislativo n. 165/2001 e all’articolo 4, comma 8, della legge n. 125/2013, n. 242 unità di personale già a tempo determinato.

Dalle informazioni raccolte è emerso un notevole incremento delle mobilità: nell’anno 2014, la mobilità in entrata ha interessato n. 4.031 unità (nel 2013 n. 2.485), mentre la mobilità in uscita ha riguardato n. 4.510 unità (nel 2013 n. 2.634).

Nell’anno 2014, si è registrato un incremento del personale cessato dal servizio. In particolare: hanno presentato domanda di dimissioni volontarie prima del raggiungimento dei limiti di età previsti per la pensione di vecchiaia n. 5.320 unità nel 2014, contro le n. 3.646 del 2013; i pensionamenti per raggiunti limiti di età hanno interessato n. 3.324 unità nel 2014, contro le n. 2.354 del 2013; risultano cessate n. 766 unità di personale per risoluzione del rapporto di lavoro, ad iniziativa dell’amministrazione di appartenenza, ai sensi dell’articolo 72, comma 11, della legge n. 133/2008, come modificato dall’art. 1 c. 5 della legge 114/2014 (n. 264 unità nel 2013); le cessazioni per esternalizzazione di servizi hanno interessato n. 293 unità (151 nel 2013); i licenziamenti a seguito di procedimento disciplinare hanno riguardato n. 262 unità. 

In relazione alle modalità di gestione dei servizi, è risultato che gli enti locali gestiscono oltre il 66% delle proprie attività in economia diretta. 

Dai dati pervenuti emerge che, alla fine del 2014, n. 4382 enti avevano scelto di gestire in forma associata alcune funzioni fondamentali, applicando il disposto di cui all’articolo 14, comma 28, della legge n. 122/2010. La forma associativa più utilizzata è stata quella della convenzione stipulata ai sensi dell’articolo 30 del decreto legislativo n. 267/2000. Al 31.12.2014, infatti, risultavano attive complessivamente n. 5.466 convenzioni, stipulate, per la maggior parte, per la gestione associata dei servizi finanziari e contabili, dei servizi sociali, di protezione civile e coordinamento dei primi soccorsi, ma anche utilizzate per la gestione del catasto, la pianificazione urbanistica, la raccolta dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi. Inoltre, complessivamente, n. 2.375 comuni hanno dichiarato di far parte di una unione, costituita ai sensi dell’articolo 32 del decreto legislativo n. 267/2000 e ss.mm.ii., soprattutto per gestire in forma associata il catasto, la polizia locale, la protezione civile, i servizi finanziari e i servizi sociali.

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