14.04.2015 – Sindaci, quasi 1.300 intimidazioni in 16 mesi

Sindaci, quasi 1.300 intimidazioni in 16 mesi – La fotografia della commissione d’inchiesta sul fenomeno

di Daniela Casciola

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Boom di intimidazioni ai danni dei Sindaci, il fenomeno è in forte crescita soprattutto in relazione all’assegnazione degli appalti e presenta una preoccupante saldatura tra politica e crimine. È quanto ha detto il presidente del Senato, Piero Grasso, intervenendo alla presenzione della relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni e delle violenze agli amministratori locali . Grasso ha sottolineato la «natura polimorfica e complessa del fenomeno», indicando però la riconducibilità alle minacce o comunque all’azione delle varie mafie «e lungi dall’esaurire lo spettro del fenomeno, rappresentando il 13,7%».

I numeri dell’inchiesta 

Ben 1.265 atti intimidatori nei confronti di amministratori locali registrati dalle 106 prefetture italiane nel periodo gennaio 2013/aprile 2014, ricondotti solo in parte, nel 13,7% dei 673 casi per i quali le prefetture hanno indicato una presumibile matrice, a strategie criminali e riferiti nel 52% dei casi a comuni con meno di 15.000 abitanti. Sono i dati più rilevanti della relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, istituita al Senato e presieduta da Doris Lo Moro, e presentati ieri ufficialmente dal presidente del Senato, Piero Grasso.

La mappa del fenomeno 

Una sola regione (la Valle d’Aosta) esente dal fenomeno, più pesante nel Sud e nelle isole (792 casi, pari al 62,6 per cento), con regioni in cui si registrano numeri da record (211 casi in Sicilia, 163 in Puglia, 155 in Calabria, 136 in Sardegna), ma presente anche in quasi tutte le regioni centrali e settentrionali (474 casi, di cui 78 nel Lazio, 56 in Toscana e 93 in Lombardia). Sono 182 gli atti intimidatori per i quali, all’atto delle relazioni prefettizie, risultavano individuati i responsabili, ignoti per i restanti casi (1.083 pari all’85,6 per cento).

Le infiltrazioni mafiose 

Sono inoltre 254 decreti di scioglimento di consigli comunali per infiltrazioni mafiose dal 1991 a tutt’oggi, per 21 dei quali è intervenuto un successivo provvedimento di annullamento, con 81 decreti in cui si fa riferimento esplicito a intimidazioni nei confronti di amministratori locali e 11 in cui vi sono richiamati episodi di omicidio (contestualmente alle intimidazioni o anche isolatamente); 132 gli omicidi consumati negli ultimi quarant’anni in danno di amministratori locali in carica e/o di candidati alle elezioni amministrative, di cui 3 sono donne, con un’età media degli uccisi che non supera i 46 anni, ricondotti per il 47 per cento dei casi alla criminalità organizzata, anche per vendette trasversali, e per l’8 per cento dei casi a motivi personali; altri 11 omicidi consumati nello stesso periodo che, a vario titolo, potrebbero entrare nello stesso elenco, con vittime in 3 casi legate da un rapporto di stretta parentela (figlio, padre, fratello) con l’amministratore locale individuato come vero obiettivo.

Ammontano a 70 i casi emersi di dimissioni (individuali o collettive) di amministratori locali rassegnate negli ultimi quarant’anni a seguito di atti intimidatori, per 21 di tali casi alle dimissioni è conseguito lo scioglimento del consiglio comunale.

Infine, sono state ordinate 341 misure di protezione nei confronti di amministratori locali attive alla data dell’audizione del Ministro dell’interno, di cui 8 misure tutorie ravvicinate di competenza dell’Ucis, 8 misure tutorie ravvicinate di competenza dei prefetti, 322 misure di vigilanza generica radiocollegata e 3 misure di vigilanza dinamica dedicata.

 

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