14.04.2015 – Buon compromesso ma servono correttivi per tutelare l’autonomia

Buon compromesso ma servono correttivi per tutelare l’autonomia

di Pasquale Monea e Marco Mordenti

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La proposta di riforma della dirigenza apicale degli enti locali approdata in Senato nell’ambito della “delega-Madia” rispecchia in qualche modo la volontà di procedere a una revisione dell’attuale figura apicale e non alla sua abolizione, come richiesto anche dall’Anci nell’ambito dell’audizione presso la I Commissione del Senato. È stato affermato che l’abolizione tout court della figura del segretario rappresenterebbe un atto di forte indebolimento – sul piano anche simbolico – nella lotta alla illegalità e quindi agli sprechi: ciò a maggior ragione in un periodo di continui scandali, con il nostro Paese collocato al 69° posto della classifica stilata da Trasparency International, ultimo in Europa (si veda anche Il Quotidiano degli enti locali del 9 aprile). 

In realtà, non è determinante il nome prescelto per il ruolo apicale; è essenziale, semmai, rimodellarne le funzioni, nella direzione di una maggiore responsabilizzazione della figura con riferimento agli obiettivi da raggiungere nel rispetto della legalità. In quest’ottica deve essere interpretato il punto di equilibrio faticosamente raggiunto in commissione, nel tentativo di riportare la discussione su binari più aderenti alle esigenze delle autonomie. Tuttavia, si rende necessario introdurre nel testo di legge alcuni importanti correttivi, dai requisiti di accesso alle procedure concorsuali, dalla durata degli incarichi al nodo dei Comuni capoluogo. In particolare, occorre definire il profilo professionale del «dirigente apicale» a cui si accede mediante corso-concorso nazionale, condizione imprescindibile per una guida capace e non subalterna, – in grado di contemperare legalità ed efficienza. C’è da sperare che l’Aula ponga rimedio a queste criticità, tenuto conto delle dichiarazioni di tutti i componenti della Commissione nel corso della seduta conclusiva del 1° aprile. Il rischio altrimenti è quello di sconfinare dalla fiduciarietà alla arbitrarietà degli incarichi, con buona pace degli obiettivi in chiave anticorruzione e della lotta agli sprechi.

 

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