Parlamento, c’è chi fa l’onorevole per hobby Ecco chi sono i super assenteisti che paghiamo

un articolo di Paolo Fantauzzi – dati: OpenPolis

Meno ferie per i magistrati. Annunciando la riforma della giustizia, Matteo Renzi ha dichiarato guerra ai presunti fannulloni negli uffici giudiziari. Ma nella sua battaglia moralizzatrice, il premier farebbe bene a guardare anche in casa propria. A scorrere i dati dell’associazione Openpolis, si direbbe infatti che qualche onorevole fra i banchi di Camera e Senato proprio non ci voglia stare. E nell’elenco dei “cattivi” il primato spetta proprio ai parlamentari di Forza Italia, da sempre sensibili sul tema della meritocrazia e dell’aumento della produttività. Evidentemente solo di quella altrui, visto che fra i peggiori 20, ben 12 sono berluscones: cinque a Montecitorio e sette a Palazzo Madama .

TOH, CHI (NON) SI VEDE

Niccolò Ghedini, il celebre avvocato di Silvio Berlusconi, è ad esempio attivissimo nelle aule di tribunale ma assai meno al Senato. E tanto la sua sorte è intrecciata a quella dell’ex premier, che da quando il Cavaliere ne è stato estromesso il legale padovano pare non ci abbia messo più piede : l’ultima volta che ha partecipato a una votazione è stato il 27 novembre 2013, proprio il giorno in cui la Camera alta votò la decadenza del leader forzista. Ma nemmeno prima aveva brillato per assiduità: l’unica altra presenza registrata risale al 30 aprile, giorno della fiducia al governo Letta. Insomma, appena due giorni in Parlamento in 18 mesi di legislatura e un tasso di assenze pari al 99,83 per cento.

In linea teorica non è detto che Ghedini (come tutti gli altri) manchi da quel giorno: i resoconti parlamentari non tengono conto delle presenze in commissione, delle sedute d’Aula in cui non sono previste votazioni elettroniche, delle assenze per motivi di salute e nemmeno dei casi in cui il parlamentare è fisicamente presente ma volontariamente non partecipa al voto. Quel che è certo è che nemmeno in termini di attività legislativa l’avvocato di Berlusconi può vantare numeri migliori: il senatore azzurro ha apposto la sua firma a due proposte di legge presentate da altri e a una interrogazione al ministro Alfano per chiedere più forze dell’ordine a Padova, “soggetta ad un’escalation di violenza che non accenna a placarsi”.

Non si è distinto neppure Denis Verdini, al secondo posto in classifica, che ha mancato oltre il 90 per cento delle votazioni (6.025 su 6.664) ed è stato presente al Senato 12 giorni in tutto. Il grande tessitore di Forza Italia, fra l’altro, dovrebbe ringraziare la riforma costituzionale del governo che – oltre a ritagliargli un ruolo di primo piano nelle trattative – fra luglio e agosto gli ha consentito di migliorare la performance e lasciare la maglia nera proprio al collega Ghedini. Prima dell’approdo al Senato del ddl Boschi, infatti, Verdini era stato a Palazzo Madama appena tre volte . L’ultima, il 9 aprile, per un fatto che lo riguardava in prima persona: la concessione all’utilizzo delle sue intercettazioni nell’inchiesta sulla P3 .

Ma la riluttanza a sedersi negli scranni di Palazzo Madama pare diffusa tra i senatori forzisti. Quarto per assenteismo, Riccardo Conti – protagonista nel 2011 di una fortunata compravendita che nel giro di poche ore gli valse una plusvalenza milionaria – pare aver preso un lungo periodo di riposo. Questa estate, mentre i suoi colleghi schiumavano in Aula per votare le riforme, lui non si è fatto vedere: l’ultima sua votazione a Palazzo Madama risale al 18 giugno, in occasione delle mozioni sull’Expo. Sandro Bondi (settimo in classifica) è invece riapparso proprio in quei giorni (il 21 luglio). Dopo oltre sette mesi: l’ultima volta che aveva partecipato a una votazione era l’11 dicembre.

ANGELUCCI A ZERO

Non va meglio alla Camera, dove il primato spetta a un altro azzurro: l’imprenditore Antonio Angelucci, che ha mancato il 99,6 per cento delle votazioni. L’agiato re delle cliniche romane nonché editore del quotidiano ‘Libero’ (4 milioni e mezzo dichiarati l’anno scorso) ha presenziato finora a Montecitorio appena 7 volte. Le ultime due a marzo, durante la discussione sulla legge elettorale. Prima, solo fuggevoli apparizioni: le pregiudiziali di costituzionalità dell’Italicum (31 gennaio 2014), la fiducia al decreto Imu-Bankitalia (24 gennaio), alla legge di stabilità (20 dicembre 2013), al decreto Emergenze (21 giugno 2013) e al governo Letta (29 aprile 2013). Una panorama reso ancora più desolante dalla assoluta assenza di qualunque atto legislativo : zero proposte di legge, zero emendamenti, niente interrogazioni, nemmeno un intervento in Aula.

Medaglia d’argento provvisoria per Marco Martinelli (anche lui di Forza Italia), che si è rivisto alla Camera a luglio in occasione della legge sull’agricoltura sociale: mancava dal 2 ottobre, giorno della seconda fiducia al governo Letta. Ovvero oltre nove mesi. Sul podio anche l’altro avvocato di Berlusconi, Pietro Longo, riapparso anche lui a luglio dopo una assenza di quattro mesi (il 26 marzo, decreto Lavoro).

I RECIDIVI

Considerando che da qualche anno Camera e Senato prevedono delle decurtazioni alla diaria (3.500 euro al mese) per gli assenteisti “cronici”, tutti quanti hanno dovuto rinunciare a una parte significativa dello stipendio. E, malgrado le loro sporadiche apparizioni in Parlamento, si sono dovuti accontentare di circa 12 mila euro netti al mese anziché dei 14 mila e rotti previsti dalla legge. In un anno e mezzo di legislatura, circa 180 mila euro.

Comunque guai a pensare che si tratti solo di coincidenze, considerato che i principali assenteisti di questa legislatura lo erano anche in quella passata . Martinelli, che si piazzò undicesimo, sparì ad agosto 2012 e di lui si perse traccia dopo le vacanze. Verdini (terzo) si era già eclissato da maggio, dopo aver votato contro il taglio del finanziamento pubblico ai partiti. Ghedini, invece, si confermò inseparabile da Silvio Berlusconi. Votò la fiducia al governo Monti il 18 novembre 2011 e poi sparì da Montecitorio.

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