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#lavoro #PA blocco contratti non ci sono soldi. Sblocco turn-over chimera

Pubblicato il 3 settembre 2014 di rilievoaiaceblogliveri

Probabilmente nessuno, tra chi abbia capacità critica e conoscenza anche minima delle risorse finanziarie statali e dell’entità della crisi, aveva creduto al Ministro Madia, quando nei mesi scorsi aveva negato che il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici si sarebbe prolungato al 2015.

Il Def, in effetti, parla chiaro: il blocco, conti alla mano, è destinato a durare fino al 2020. Ciò nonostante, ancora una volta il Governo ha negato l’evidenza, in particolare in periodo elettorale. Ma i nodi vengono inesorabilmente al pettine. E, dunque, casca il velo. Il blocco nel 2015 ci sarà. E anche se negheranno il suo prolungarsi oltre, si può star certi che arriverà esattamente fino al 2020, a meno di improvvise impennate del Pil e miracolose diminuzioni del debito pubblico.

Semplicemente, non vi sono i soldi per garantire rinnovi contrattuali che costerebbero 5-6 miliardi. Le pochissime risorse disponibili vanno dedicate ad altro. Per i dipendenti pubblici che guadagnano meno di 28000 euro l’anno c’è il bonus deli 80 euro, che, se confermato, nel 2015 si rivelerà essere quel che in effetti è anche nel 2014: 56 euro. Nulla di più.

il blocco dei contratti e delle assunzioni nel lavoro pubblico ha consentito di far scendere la spesa per il personale pubblico da 172 miliardi a 160 circa. È la più grande ed efficace spending review sin qui vista. E pensare che è stata attivata quando ancora non si usava il raffinato termine “spending review”.

La situazione evidenzia un altro dato di realtà, che si scontra con gli annunci e i proclami che hanno accompagnato la riforma PA, promossa sempre dal Ministro Madia: non vi potrà essere alcuna seria “staffetta generazionale”. Soltanto se il turn over resta ferreamete contenuto come fin qui, il trend discendente della spesa di personale può continuare. Le aperture alle nuove assunzioni contenute nel d.l. 90/2014 convertito in legge 114/2014 semplicemente sono insostenibili. Presto verranno ristrette nuovamente le maglie, perchè si deve giungere e urgentemente sotto la soglia dei 3 milioni di dipendenti e dei 160 miliardi di spesa.

L’alternativa è un’ondata di centinaia di migliaia di licenziamenti, che destabilizzerebbe, però, la spesa per ammortizzatori sociali, trattamento di fine servizio e pensioni, checchè ne dicano superficiali e facilone analisi di economisti-demagoghi. Oppure, per velocizzare, tagli secchi lineari agli stipendi, come anni fa in Spagna. Ma, il blocco degli stipendi, combinato con quello delle assunzioni, ha garantito nel medio periodo risultati equivalenti, se non migliori.  Per questo, si ribadisce, a far perfettamente fede è il Def che non consente i rinnovi contrattuali per altri 5 anni. Non si può che prenderne atto ed evitare di fare proclami ingannevoli.

 

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