Segretari comunali e provinciali sul piede di guerra: “noi servitori dello Stato, etichettati e ghettizati”

Segretari comunali e provinciali sul piede di guerra: “noi servitori dello Stato, etichettati e ghettizati”

09/07/2014

Renzi l’ha definita “rottamazione della burocrazia”. Ma, dietro la proposta di riforma della Pubblica Amministrazione, c’è un esercito di segretari provinciali e comunali sul piede di guerra che rivendica i propri diritti e che domani, giovedì 10 luglio, scenderà in piazza (ore 9.30, a Roma in piazza Montecitorio) per manifestare contro «una vera e propria caccia alle streghe, che rischia di trasformarsi in strumentalizzazione politica e partitica».

Tra gli attivisti, in prima linea, ci sono gli oltre 200 segretari siciliani che da settimane si riuniscono nei vari capoluoghi di provincia per condividere idee, exit strategy, progetti e proposte per «sensibilizzare l’opinione pubblica e far comprendere il ruolo svolto nelle amministrazioni locali, senza distorsione d’informazione e strumentalizzazione».

I Segretari tutti ci tengono a sottolineare «che la strada per accedere al mondo della P.A. è lunga e tortuosa e che gli incarichi non sono di nomina discrezionale ma vengono conferiti dopo preselezioni curriculari, analisi dei requisiti, lunghi percorsi formativi, stage, tirocini, graduatorie da scalare e concorsi pubblici rigidissimi (3 prove scritte e ben 12 orali)».

 

Sotto accusa le misure che il Governo ha annunciato di voler prendere in materia di riforma della dirigenza apicale, nel Ddl delega “Repubblica Semplice”, che ormai è diventato oggetto della polemica tra “i servitori dello Stato” e il “padre padrone” che deciderà le sorti della macchina amministrativa. Una figura, quella dei segretari, che «non risponde alle logiche della casta – sottolineano i rappresentanti – così come si è voluto far credere, ma che svolge una funzione di garanzia di legalità per i cittadini. La categoria è già stata mortificata con la soppressione dei diritti di rogito, legati storicamente ad un’attività notarile che comporta una prestazione di alta qualificazione svolta dai segretari all’interno degli enti, con grandi risparmi per le imprese e per i privati in termini di costi. Oggi con il paventato Ddl si dovrebbe assistere all’ingresso, negli enti capoluogo di provincia e nelle città metropolitane, di direttori generali che non sono vincitori di concorso ma i soliti “segnalati” dalla politica».

 

Una vera e propria crociata contro Renzi, quella dei segretari siciliani, che hanno indetto una conferenza permanente per tenere alta l’attenzione sul processo di riordino istituzionale: «Questa riforma delegittima e svilisce il nostro ruolo, da sempre garante di legalità. I segretari hanno una funzione di monitoraggio e responsabilità giuridica che rischia di essere snaturata. L’Unione quale Sindacato maggiormente rappresentativo, ma anche altre sigle sindacali e liberi Segretari, hanno cercato un’interlocuzione istituzionale che fino ad oggi è stata negata, nell’ottica di rappresentare le giuste istanze».

I Segretari sono dunque uniti per lanciare un unanime e accorato appello, con l’obiettivo di non consentire che l’art. 97 della Costituzione – “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso” – venga scavalcato e superato, per dare spazio alle logiche del clientelismo e del controllo»

 

LA RIFORMA

Lo scorso 13 giugno è stata varata dal Consiglio dei Ministri una legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione le cui bozze non sono ancora pubbliche. Il progetto iniziale prevedeva l’abolizione della figura del segretario comunale: ipotesi che – dopo l’opposizione e la mobilitazione della categoria – è stata modificata con la “trasformazione del segretario in dirigente apicale degli enti locali con criteri di efficienza e professionalità”. Un nuovo ruolo che sarebbe però facoltativo nei comuni di maggiori dimensioni.

I segretari contestano che “a maggiore complessità e rilevanza di enti e funzioni corrisponda in maniera contraddittoria una minore necessità di qualificazione specifica, privilegiando evidentemente una dirigenza di nomina politica”. Contrastano anche “la prospettiva che nel nuovo ruolo dei dirigenti apicali, assieme ai segretari, possano entrare direttori generali che al di là delle competenze diventerebbero per legge e senza concorso dirigenti a tempo indeterminato. Tutto ciò negando la certezza di un futuro professionale a centinaia di giovani che invece il concorso l’hanno già vinto e che rimangono fuori per sempre”.

 

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