segretari e renzi

martedì 17 giugno 2014

Ma Matteo ce l’ha con me? Breve riflessione di un Segretario comunale

Strano che tutti coloro che, insieme al ministro, hanno messo mano alla Riforma della Pubblica amministrazione italiana non abbiano ricordato che chi occupa, bene o male, posti nello Stato, lo ha fatto e lo fa per concorso, e il bando di concorso, che ha un valore impegnativo per il datore di lavoro Stato, oltreché per il personale assunto, precisa ogni dettaglio su trattamento, funzioni, doveri e garanzie.

E’ questo un passaggio dell’articolo di Furio Colombo “Riforma PA: il giovane governo dei numeri a caso” pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano.

Il Ministro Madia, in un’intervista a Sky, ha difeso la riforma considerandola non punitiva.

In realtà, personalmente qualche dubbio lo nutro, sul fatto che qualche pezzo della riforma, più che punitiva possa sembrare vendicativa.

Mi spiego meglio. Ho il forte dubbio che per una categoria di lavoratori, vincitori non solo di un concorso, ma di selezioni intermedie durissime per gli avanzamenti di carriera, vi sia all’interno del Governo una smania di assaporare qualche forma di vendetta. Mi riferisco alla categoria cui appartengo: i Segretari comunali.

Non si era mai visto prima che in una conferenza stampa un Presidente del Consiglio annunciasse di aver scritto una lettera in cui dichiarava l’intenzione di abolire una figura professionale di vertice delle amministrazioni locali. Senza alcuna spiegazione né in quella sede né in momenti successivi, nonostante un’intera categoria avesse da subito chiesto la motivazione di una simile presa di posizione. Il mondo delle autonomie ha reagito immediatamente con un secco no: i Sindaci, gli amministratori, gli stessi dipendenti hanno da subito ritenuto impensabile, perché fortemente dannoso per le amministrazioni locali, eliminare tale figura essenziale per il funzionamento del sistema delle autonomie. A fronte di queste risposte all’invito del Premier Renzi, inviate nel corso della consultazione pubblica, nonché ai forti dubbi avanzati dalla stessa maggioranza, dal Presidente dell’Autorità Anticorruzione, dal mondo delle autonomie e da vari esponenti della società civile, nel governo sul punto dell’abolizione dei Segretari comunali sembra essersi aperto qualche dubbio, anche se dovrà vedersi sia il contenuto preciso della delega approvata, sia il contenuto finale del provvedimento che uscirà dalle Camere.

Se quanto accaduto con la lettera Renzi/Madia, costituiva un indizio che all’interno del Governo esistesse qualcuno con il dente avvelenato contro una categoria al servizio dello Stato, la misura assunta nel Consiglio dei ministri del 13 giugno, con tanto di dichiarazioni in conferenza stampa, a mio modesto avviso, costituisce un indizio più grave dell’esistenza di un’antipatia nei confronti dei Segretari comunali. Entrare nel Consiglio dei Ministri, non poter abolire questa figura, non esistendone le condizioni, “ripiegare” tagliando in modo pesante la retribuzione, andare in conferenza stampa ed annunciare la cosa, in modo non soltanto poco elegante, ma con evidente soddisfazione, accendono un dubbio che esiste un pregiudizio nei confronti della categoria. Per convincersene basti guardare il differente modo con cui il Premier Renzi ha annunciato la misura per gli avvocati dello stato e quella riguardante i segretari comunali.

Quanto poi alla sufficienza della retribuzione dei Segretari, ferma l’ineccepibile considerazione di Furio Colombo riportata all’inizio del post, il caro Matteo dovrebbe sapere che questa è stabilita in contratti collettivi stipulati dal datore di lavoro pubblico e dalle organizzazioni sindacali e che un datore di lavoro che unilateralmente li modifica, tra l’altro avvertendo i lavoratori con una conferenza stampa, non credo possa definirsi ispirato da principi democratici.

A questo punto credo che sia necessario capire i motivi di questo astio da parte di soggetti che, provenendo dal mondo delle autonomie, sono ora al Governo. Il dubbio che mi assale oggi è che ci possano essere state tensioni con qualche esponente della categoria mentre Renzi, Delrio o qualche altro esponente di spicco del governo svolgevano il ruolo di amministratori locali: qualcuno dicesse la verità. Non è pensabile che da mesi ci difendiamo con i denti senza sapere nemmeno da cosa sia nata tutta questa storia.

Questi dubbi, che credo si siano presentati ormai in molti colleghi, il caro Matteo dovrebbe togliermeli dalla mente, anche perché ho scelto una professione, per passione e perché ritengo ogni giorno di fare l’interesse pubblico: questo atteggiamento del Premier non sembra coerente con ciò.

 

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