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11 giugno 2013 Sole 24 ore

Nella bozza di riforma della Pa mobilità obbligatoria, tagli a permessi sindacali, demansionamenti. No segretari comunali. Rinvio al 20.

I dipendenti pubblici potranno essere spostati senza assenso in un posto di lavoro diverso purchè sia nell’arco di 100 chilometri. Lo prevede la bozza di riforma della pubblica amministrazione (composta da 26 articoli) dove si sottolinea che entro 50 chilometri le diverse sedi sono considerate ‘stessa unità produttiva’ mentre tra 50 e 100 chilometri devono esserci esigenze organizzative e produttive.

Inoltre dal primo agosto 2014, distacchi, aspettative e permessi sindacali, nel loro insieme, sono «ridotti del 50% per ciascuna associazione sindacale». Questo «ai fini della razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica».

Non sarà possibile restare nella Pa dopo l’età di pensionamento oltre il 31 ottobre. La riforma elimina l’istituto del trattenimento in servizio. Sono «fatti salvi» quelli in essere «fino al 31 ottobre 2014». Quelli «non ancora efficaci alla data di entrata in vigore» del dl «sono revocati».

Se esuberi fino a 2 anni pre-pensionamento 

In caso di esuberi e in assenza di criteri e modalità condivise con i sindacati, «la Pa procede alla risoluzione unilaterale, senza possibilità di sostituzione, del rapporto di lavoro di coloro che entro il biennio successivo maturano il diritto all’accesso» alla pensione «con conseguente corresponsione del trattamento» silegge nella bozza di riforma della Pa.

Possibile demansionare personale in eccedenza 

I dipendenti pubblici «in disponibilità» (collocati in mobilità a seguito di rilevazioni di eccedenze) possono presentare richiesta di ricollocazione «in via subordinata, in una qualifica o in posizione economica inferiore», per ampliare le occasioni di ricollocazione. È quanto si legge in una bozza di riforma della Pa.

Limite turnover solo su spesa non su persone 

Si possono allargare le maglie del turnover nella pubblica amministrazione. Le percentuali di limite per le amministrazioni centrali restano al 20% delle uscite per il 2014, 40% per il 2015, 60% per il 2016 e 80% per il 2017, ma il limite si riferisce solo alla spesa complessiva e non alle persone, secondo quanto si legge nella bozza di riforma della Pa.

Tasse auto 2015 possibile +12% 

Gli importi annuali delle tasse automobilistiche possono essere incrementati, per il solo 2015, a un massimo del 12%.

Stretta sul rinnovo negli incarichi delle Autorità di vigilanza 

Sempre nello stesso documento si spiega che i componenti delle Autorità indipendenti «non possono essere nuovamente nominati» a pena di decadenza «per un periodo pari alla durata dell’incarico precedente». Inoltre, possono essere effettuate assunzioni solo con «concorsi unici con cadenza annuale». «Sono nulle le procedure concorsuali avviate in violazione» degli obblighi del testo «e le successive eventuali assunzioni».

L’impossibilità di un nuovo incarico in altra authority riguarderebbe i componenti dell’Antitrust, della Consob, dell’Ivass, dell’Autorità dei Trasporti, dell’Autorità dell’Energia, di quella nelle comunicazioni, del Garante per i dati personali, dell’Autorità anticorruzione e della Commissione di Garanzia sugli scioperi. Mentre l’obbligo di assunzione tramite concorso riguarderebbe anche la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione, l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici.

Infine, per i componenti di vertice e i dirigenti di Bankitalia, Consob e Ivass, «nei tre anni successivi alla cessazione dell’incarico, non possono intrattenere, direttamente o indirettamente, rapporti di collaborazione, di consulenza o di impiego con i soggetti pubblici o privati operanti nei settori di competenza», mentre per quelli delle altre Autorità indipendenti il limite temporale scende da 4 ad appunto tre anni.

Corte dei Conti: preoccupa stop trattenimento in servizio oltre i limiti di età

Secondo la Corte dei Conti con l’eliminazione dell’istituto del trattenimento in servizio csi peggiorerebbe il già «gravissimo» vuoto organico della magistratura contabile con dimensioni «difficilmente gestibili». Insomma c’è «forte preoccupazione» del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti che in una nota si dice infatti preoccupato per “gli effetti che una siffatta abrogazione produrrebbe sull’espletamento delle funzioni magistratuali di pertinenza, in assenza di appropriate misure volte ad assicurare un’adeguata tutela al valore del fondamentale principio del buon andamento di cui all’art. 97 della Costituzione».

A riguardo, sottolinea il Consiglio di Presidenza «va doverosamente rappresentato che l’attuale già gravissimo vuoto di organico nel ruolo del personale di magistratura, pari al 30% (circa 180 unità su una dotazione organica di poco superiore a 600), raggiungerebbe dimensioni difficilmente gestibili per effetto delle conseguenti ulteriori ed impreviste cessazioni che verrebbero a determinarsi, da subito e nel quinquennio a seguire, per un numero complessivo pari a circa 90 unità, che, sugli attuali 430 magistrati in servizio, rappresenterebbero una percentuale di rilevantissima entità».

L’esigenza di garantire il buon andamento della magistratura contabile, sottolinea ancora il Consiglio di Presidenza, «subirebbe un irreparabile vulnus, tanto più considerato che si tratterebbe di rinunciare contestualmente a pressoché tutti i magistrati che ricoprono posizioni apicali e che costituiscono risorse di precipuo spessore professionale, sulla cui indispensabilità, in molte delle relative fattispecie, questo Organo di autogoverno si è già pronunciato».

La proposta dei sindacati

Si scalda intanto il clima alla vigilia dell’incontro domani dei sindacati del settore con il ministro della Funzione pubblica Madia. Venerdì è atteso il vario della riforma annunciata dal Governo di Matteo Renzi. «Noi pretendiamo che, a fronte dei 400mila posti persi in 10 anni, 100mila possano entrare» spiega la leader di Fp-Cgil, Rossana Dettori, illustrando la proposta dei sindacati del settore, che chiedono un «confronto vero» sulla riforma e non «un ennesimo spot». «Fare la staffetta con 5mila giovani è una risposta ridicola» aggiunge Giovanni Faverin (Cisl-Fp). Insomma la richiesta è di centomila nuove assunzioni di giovani attraverso il blocco del turn over dei dirigenti e il pensionamento di dipendenti quali infermieri o insegnanti che svolgono mansioni usuranti.

I sindacati rilanciano e chiedono un confronto vero

È questa in sintesi la controproposta unitaria che Fp Cgil, Cisl Fp, UilFpl e Uil Pa presenteranno al governo domani, in particolare al ministro per la Pa Marianna Madia, che li ha convocati tutti insieme, in un mega tavolo al quale parteciperanno una dozzina di organizzazioni di categoria, proprio il giorno prima dell’approvazione della riforma.

I sindacati arrivano all’incontro fortemente scettici sulla validità della convocazione, in quanto reclamano «l’avvio di un confronto vero sulla riforma» e contrappongono alla «staffetta generazionale» del governo di 5 mila nuove assunzioni che reputano «ridicola» questa loro proposta.

Confidando anche sul fatto che «un neo assunto costa circa la metà rispetto a un impiegato a fine carriera, ancora di più rispetto a un dirigente» hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa i segretari Rossana Dettori (Fp Cgil), Giovanni Faverin (Cisl Fp), Giovanni Torluccio (Uil Fpl) e Benedetto Attili (Uil Pa).

«Occorre fare il blocco del turn over dei dirigenti, in modo che per ogni dirigente si possano ipotizzare 10 nuove assunzioni», hanno osservato spiegando che il numero di 100mila si dovrebbe declinare nell’arco di un triennio o quinquennio e che va visto, secondo i sindacati, rispetto alle 400mila uscite degli ultimi 10 anni.

Costretti a forme di mobilitazione importanti, se non verranno date risposte

«Presteremo grande attenzione alle proposte del Governo, ma non depone favorevolmente il fatto di essere convocati il giorno prima del decreto; temiamo possa essere un ennesimo spot» ha affermato Torlucciospiegando che i sindacati saranno «costretti a mettere in campo forme di mobilitazione e di lotta importanti, se non verranno date risposte non per garantire i pubblici dipendenti ma i servizi ai cittadini attraverso i pubblici dipendenti».

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